Dalla silicon valley: il ‘block party’

Una lunga assenza la mia. Ho un po’ trascurato WhyMum ultimamente e mi dispiace molto. A settembre tornerò attiva come prima. Sono stati 9 mesi intensi, il trasferimento a Palo Alto, l’inserimento nelle scuole americane, la ricerca della casa, i lavori di ristrutturazione e un secondo trasloco. La California dà energia e lì riesco a fare il triplo ma lo stesso la fatica si sente. Per fortuna ho avuto un paio di giorni per rilassarmi prima della partenza per l’italia, altre 20 ore di viaggio che non sono proprio una passeggiata.  Ma la nostra nuova casa a Los Altos ha il potere di dare pace e serenità e di rigenerarti in pochi giorni. In realtà è la sensazione che regala un po’ ogni casa lì grazie al verde, ai fiori coloratissimi, ai giganti “redwood” (sequoie rosse) che puoi trovarti nel giardino. Noi ne abbiamo 4! Straordinari e maestosi. Il quartiere è molto americano, con famiglie che, stranamente per la zona, vivono lì da parecchi anni. Molti all’inizio mi avevano messo in guardia sul fatto che gli americani non entrano in profondità e vivono i rapporti in modo un po’ distaccato. Da un lato è vero, non è facilissimo fare amicizia, soprattutto con chi è ormai stabile e integrato, ma io ho sempre detto a qste persone: “Voi conoscete i milanesi?” A Milano ci sono gruppi chiusissimi per cui se non ti conosci da almeno dieci anni sei “out”. Immagino la difficoltà di uno che viene da fuori. Perfino ai giardinetti è difficile fare nuove amicizie. A San Donato era già molto più semplice, con più parchi e luoghi di aggregazione. In Silicon Valley, invece, si conosce una persona nuova a settimana e tutte con la voglia di entrare in contatto e fare amicizia. Ben venga insomma il quartiere americano! E poi essere accolti con due mazzi di fiori di due vicine è sempre carino. E tutti sono sempre affabili e gentili. Il venerdì prima di partire, poi, abbiamo partecipato al block party, la festa del quartiere per intendersi.  A turno le famiglie mettono a disposizione il garage dove in un batter d’occhio inizia ad accumularsi un sacco di cibo (una costante in America). Orde di bambini invadono la strada e giocano con skateboard, bici, monopattini e palloni. E gli adulti mangiano e bevono birra, liberi finalmente di non preoccuparsi del ritorno in macchina. Non è stato facilissimo integrarsi data la quantità di gente nemmeno per i bimbi, ma è stato davvero piacevole e interessante vedere comunque qsto interesse a fare comunità.  Rimane l’attenzione, alle volte anche esasperata, dell’americano alla sua privacy e al rispetto delle regole, la festa era dalle sei alle nove. Alle dieci di sera nel quartiere ci si aspetta il silenzio. Noi siamo arrivati con i nostri bimbi rumorosi e i nostri barbeque di gruppo ma sembra ci abbiano accolti bene e la vicina iraniana era particolarmente felice che fossimo italiani. L’italia è adorata da tutti (quelli che sanno dov’è). Lei poi è anche un’insegnante di elementari, può sempre far comodo. Anche se dopo vent’anni è molto lontana dall’avere una perfetta pronuncia americana e temerei che Apo correggesse anche lei come fa con me.