Dalla silicon valley: my name is maria and this is baby luca

Si entra in una stanza grande. Per terra in cerchio degli schienali (tipo quelli che alle volte si vedono in spiaggia per prendere il sole). In uno di questi una signora piuttosto anziana con lo sguardo rasserenante e la voce profonda. Negli altri tante mamme con di fronte a loro su una copertina per terra il loro bambino.

è il gruppo di ascolto dell’ospedale di Stanford che ospita (gratis) neo mamme con bimbi tra 0 e sei mesi (c’è anche il gruppo successivo per quelli da 5 a 12 mesi) per incontri di due ore il martedì mattina.

Non c’è un tema conduttore, il concetto è la libertà di espressione. Un po’ come i gruppi di sostegno per gli “addict” (perdonatemi il confronto) a turno ci si presenta e si racconta di sè, di come procede la maternità, di come si è vissuto il parto. Ogni volta aumenta la confidenza e ci si spinge un po’ più in là, si libera un’emozione, un pensiero negativo, uno sfogo. Ma ci sono anche tante domande e tante mamme che possono rispondere con la loro esperienza, un po’ come un WhyMum fatto di persone in carne ed ossa che possono leggere il tuo sguardo, accogliere il tuo pianto, stemperare una tua preoccupazione. Non avrei mai creduto di partecipare a una cosa del genere al terzo figlio, ma non si finisce mai di imparare e di aver voglia di condividere, soprattutto in un paese lontano. L’America ha tanti difetti, ma in queste cose supera tutti. Grazie al loro senso di “community”, gli Americani credono moltissimo nel sostegno di gruppo. Qui è spesso più facile fare nuove amicizie frequentando delle communità: la scuola, la chiesa, i gruppi delle neo-mamme, i gruppi di hiking, la famiglia, il quartiere, etc.

Li trovi lì gli Americani puri, pronti a darsi una mano e ad offrire servizi utili e intelligenti. Poi si dice che sono lenti a fare amicizie profonde, che tendono a rimanere superficiali. Non so, non posso giudicare, vivo in questo paese da troppo poco tempo. Certo danno molta importanza all’indipendenza e alla privacy ma non per questo non credono nei rapporti e non sono fedeli ed empatici, almeno questa è l’impressione che ho.

A Milano non avevo trovato molte attività e luoghi di incontro per il periodo post-partum a parte qualche isolata struttura privata (se ne conoscete segnalatele). Si fa molto per la gravidanza ma poco per il periodo forse più delicato, quello dei primi mesi del neonato. C’era un po’ di più nel paese alle soglie della città in cui poi mi sono trasferita, forse i comuni più piccoli riescono ad organizzarsi meglio. Frequentavo un corso di pittura, per esempio, in un centro privato che offriva in contemporanea il servizio babysitter per il bambino. Alla fine pure quel centro ha dovuto chiudere. Il Comune invece offriva corsi di massaggio per il neonato e di ginnastica con il passeggino. Ma quello che mi piace di questo gruppo di ascolto è che si va lì semplicemente per parlare e per conoscere altre neo mamme senza pagare niente e senza un’attività strutturata da seguire. Poi ci si ferma a pranzare insieme.

Nelle cittadine qui in Silicon Valley, poi, ci sono tantissime attività divertenti, come lo “story time” (canzoncine e storielle per bimbi da 0 a un anno) nelle biblioteche, i corsi di yoga con il bebè sia in centri privati che all’aperto nei parchi, l’hiking con il passeggino. Abbiamo la fortuna di avere sempre il sole e tanto verde intorno, cose che a Milano mancavano purtroppo. L’Italia però non è solo Milano e ci sono posti bellissimi in cui si può stare all’aria aperta come qui.

Sono curiosa, mi raccontate la vostra esperienza pre e post-partum in Italia o in giro per il mondo?