Diario di bordo: malinconie natalizie!
L’atmosfera natalizia per me è un mix di odori, di sensazioni, che rievocano emozioni molto diverse a tratti opposte. La gioia e la trepidazione di quand’ero bambina, il desiderare i regali, le feste, le vacanze. Il tutto da sempre associata a freddo, lentezza, casa, famiglia, malinconia e tristezza. Il perché di questo climax discendente non lo so bene, bene. Mi sono fatta dei pensieri a riguardo. Forse trascorrere tanto tempo in famiglia non era soltanto una gioia. Era magari il momento in cui emergevano alcune crepe all’immagine di famiglia felice, che secondo me non siamo mai stati. Non per “errori dei miei” (quelli li fanno tutti e con le migliori intenzioni), ma perché offuscata da tristezze più grandi di loro, di noi. Da non sapere proprio dove metterle. L’atmosfera domestica generalmente è quella che creano gli adulti di casa. I genitori. I bambini si adeguano, reagiscono e si comportano di conseguenza. Quant’è vero che quando io sono triste, nervosa, irritabile, Alice è e-s-a-t-t-a-m-e-n-t-e come me. Mi vengono i brividi! Oggi la casa è abitata soltanto da me e mia figlia. Il papà vive in un altro appartamento a 9 minuti da qui. Ad Alice stiamo provando a dare il meglio di noi per non doverle regalare da troppo piccola un coltello per tagliare l’atmosfera tesa e rigida di una famiglia che non funziona. Una scelta difficilissima, che speriamo aiuti anche noi grandi a ritrovarci, amarci, coccolarci fino all’intimo della nostra anima, fragile e trasparente, come tutte. Ora più che mai capisco che la nostra esistenza è come un prisma di cristallo. Riflette quello che riceve, che ha intorno. Necessariamente. A meno di tenerlo al buio, senza luce. Ma la vita è luce, colori, sfaccettature, ombre. E non si può sottrarla artificiosamente da quanto c’è intorno. Credo di aver capito che la sfida più grande è accettare le difficoltà, i disagi, provando a dare loro uno spazio. Se si negano o si nascondono essi si riflettono lo stesso e inesorabilmente sul prisma. Gli errori noi genitori li faremo sempre, ma spero che da grande Alice possa guardarsi indietro e quantomeno riconoscere che ce l’abbiamo messa tutta per stare sereni. Non necessariamente felici (sarebbe -x me- perfino presuntuoso). Quello semmai arriva dopo! Questo post è una dedica a mia figlia che aspetta Babbo Natale con gli occhi così grandi e profondi che hanno soltanto i bambini. Che lo aspetta da Giugno, quando ha chiesto un monopattino. Che ha saputo desiderare e attendere che le stagioni cambiassero e che arrivasse la neve. Che ha preparato l’albero alto come lei con tanti batuffoli di cotone e 12 piccole palline rosse. Che ha scritto (a suo modo) una lettera gentile a Babbo Natale, in cui gli chiedeva “per favore”, rassicurandolo che se non lo trovava rosa “il monopattino andava bene lo stesso rosso”. Che mi chiede “ma se nevica è inverno e quindi c’è Natale?” E io che le rispondo che siamo ancora in autunno, ma che manca poco poco e le mostro il calendario. Lei fa spallucce e ride: “Na-ta-le! Na-ta-le!”.Alice stamattina guardava fuori: i fiocchi cadevano lenti e soffici. Dentro al suo pigiamone caldo io vedevo una persona saggia e meravigliosa. Ho pensato: altro che Babbo Natale. Io e il suo papà ci siamo fatti davvero il dono più bello del mondo. Lei. Alice Blu. E mi commuovo.Cavoli il Natale è come un ormone impazzito, che malicoooniaaaa! A anche a voi produce questi effetti collaterali?