Mamme al lavoro
Continuo a partecipare ogni tanto alla trasmissione Mamma mia che settimana su LA7d. è una bella occasione per parlare di temi a me cari e conoscere tante altre mamme ognuna con la propria storia e i propri racconti.
Martedì pomeriggio scorso la puntata toccava un tema importante: come le neomamme si relazionano con il lavoro e come il lavoro si relaziona con loro. Argomento scottante, con storie di successo ma anche di grande insuccesso.
Trovate qui la puntata: http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50253731
Ho raccontato brevemente la mia esperienza, un cambiamento di vita radicale in seguito alla difficoltà di conciliare la famiglia con impegni lavorativi di stampo più maschile. Camila era piuttosto stupita del fatto che un ingegnere elettronico con tanto di MBA decidesse di lasciare tutto per buttarsi in un progetto rischioso come WhyMum.
Non ho avuto il tempo di raccontare quanto sia stata assalita dai dubbi, quanto sia stato difficile prendere questa decisione. Ma mio figlio aveva bisogno, e l’azienda mi aveva complicato la vita.
A un certo punto ti rendi conto che ti pesa troppo viaggiare per lavoro e lasciare la tua famiglia sola, che la lontananza dal luogo di lavoro complica tutta l’organizzazione quotidiana, che ti senti in colpa a stare a casa perhè hai il bambino malato (e in azienda pesano le tue assenze) ma d’altra parte non puoi pensare di andare al lavoro con tuo figlio che ha 40 di febbre (e nel primo anno di nido questo succede una volta al mese).
Pensi che con il curriculum che hai puoi trovare altri lavori, magari più vicini a casa, ma invece nessuno risponde per mesi…sarà perchè sei a rischio secondo figlio?
Conosco amiche che sono state accolte benissimo al ritorno dalla maternità, con dei capi che hanno capito la loro volontà di fermarsi per qualche tempo per assestare la famiglia, magari con un part-time, ma senza perdere la fiducia nelle loro potenzialità. Insomma un investimento per il futuro su una donna che in fondo sta costruendo il futuro facendo figli.
Ma ci sono anche tante storie negative, come raccontate voi stesse in questo post e anche qui.
Non ho avuto comunque modo di spiegare che io sono felice. Non ho buttato via tutti i miei studi e sacrifici, fanno parte di me. Mettersi in proprio vuol dire anche avere in mente un piano, va studiato, meditato, costruito.
Io mi sento fortunata, non tutte le mamme possono contare sull’appoggio del proprio marito per fare questo cambiamento.
Il work-life balance dovrebbe essere un obiettivo di tutti nella società di oggi: il giusto equilibrio tra lavoro e vita è un privilegio che in pochi riescono a raggiungere e per cui molti non combattono nemmeno.
Nella aziende dovrebbe esserci maggior sostegno al ritorno dalla maternità. Coniugare le esigenze dell’azienda con quelle dei lavoratori porterebbe benefici a entrambi. Più serenità=più risultati.
Mi piacerebbe sentire molti racconti positivi di ritorno dalla maternità, per consolarci un po’ e per far crescere le nostre speranze.