Mio figlio non mastica!

Masticare è un atto molto complesso necessario per soddisfare uno dei bisogni più importanti per la sopravvivenza dell’essere umano: la fame.  La masticazione può essere definita come una serie di  atti contrattivi coordinati, nel rispetto di un’alternanza inspiratoria ed espiratoria. Durante l’atto masticatorio vengono coinvolti i muscoli della bocca, i muscoli facciali, le labbra, la lingua, i denti, le ghiandole salivari, l’apparato respiratorio e l’apparato digestivo che entra in opera a seguito della deglutizione. L’abilità nella masticazione è preceduta dall’esperienza della suzione durante l’allattamento e nel momento in cui il bambino inizia a conoscere i cibi semisolidi (intorno al terzo mese) egli ha modo di recuperare  l’esperienza del masticare già messa in atto con il capezzolo della madre. Generalmente i bambini iniziano a masticare intorno ai nove mesi, grazie allo sviluppo di una buona coordinazione dei muscoli della deglutizione e al costante incoraggiamento da parte della famiglia. Tutti riescono  a soddisfare il bisogno di fame e di appetito ma non tutti riescono a farlo attraverso la masticazione e i motivi possono essere i più diversi: ad esempio una debolezza nei muscoli delle labbra e delle guance, una lingua dismotilica, una debolezza nei muscoli mandibolari che può impedire i movimenti laterali anteriori e posteriori della mandibola rendendoli inefficienti per la masticazione ecc. Ma come possono affrontare i genitori un disagio simile? Il suggerimento più adeguato è quello di rivolgersi a degli specialisti nel campo. Oltre ad un check up mirato ad escludere la presenza di particolari patologie, la pedagogia clinica, scienza molto ricca di proposte pratiche, tenendo ben presente l’individualità di ciascun soggetto e la sua unicità, affronta disagi di questo tipo organizzando interventi di aiuto che prevedono esperienze, anche sotto forma di attività ludica, mirate  al risveglio, dove possibile, delle potenzalità degli organi impegnati nella masticazione oltrechè l’instaurarsi di soddisfacenti scambi interazionali e rapporti dialogici basati su un clima libero e sereno durante il pasto. Infatti oltre ad  essere un’attività cinestetica l’alimentazione è anche una dinamica emotiva e affettiva e risulta di fondamentale importanza creare attorno al momento del pasto una profonda serenità e un costante incoraggiamento nel superare gli ostacoli che di volta in volta si affacciano “a tavola”.  Molto spesso i genitori tendono a non dare eccessiva importanza a questo tipo di disagio fino a quando questo non diventa un ostacolo limitante nello svolgimento della normale quotidianità. Ecco quindi che una cena fuori o semplicemente frequentare la mensa scolastica possono determinare stati tensionali e preoccupazioni degne di attenzione. è anche per questo motivo che diviene necessario fornire risposte concrete a tali disagi per recuperare il diritto di genitori e bambini di vivere serenamente la loro quotidianità.

(Marcella Ciapetti, Pedagogista clinica)