Quando le emozioni sono state condannate all’indifferenza…
Uomini con l’anima in catene, sempre sotto controllo, dai quali non riceveremo mai un’abbuffata di tenerezza, un’indigestione di dubbi o un gesto che rimanda incertezza, indecisione. Sono loro, sempre un gradino più su, ci guardano dall’alto delle loro certezze, sempre pronti a sottolineare le inadeguatezze negli altri, il loro buon senso e la profonda convinzione di essere nel giusto, di non sbagliare mai. Schematici, rigidi, seri, perfetti. Porgere delle scuse in maniera diretta non è contemplato dal loro manuale di perfezione, al massimo un sorriso o un’iniziativa molto lontana da un’esplicita ammissione di colpa. Ma la loro anima come sta? Essa ignora una risata spontanea e libera dalle briglie del contegno, non conosce “uno strappo alla regola”, un pianto liberatorio, un confronto che metta a nudo le insicurezze, le paure, i disagi. Ognuno di noi convive con i propri limiti, ma loro sono ben attenti a non mostrarli mai se non attraverso manifestazioni ben lontane dall’essere controllate, come ad esempio pressione alta, sonno disturbato, incubi, insonnia, reflusso gastro-esofageo. Paulo Coelho in “Veronika decide di morire” scrive: “Sii come l’acqua che trabocca e non come la cisterna che contiene sempre la stessa acqua”. Loro non traboccano mai se non attraverso impulsivi gesti di rabbia, aggressività verbale, prepotenza. La loro libertà, intesa come capacità di ascoltarsi e spogliarsi delle loro certezze, è legata ad un importante percorso di riflessione il cui obiettivo è quello di una profonda presa di coscienza di quegli aspetti che arginano il traboccare della loro anima, un’anima in stato di incoscienza, priva di quella libertà in grado di donare una boccata di spontaneità. Ma un valido percorso di riflessione parte proprio da una personale messa in discussione, necessaria per vivere un cambiamento. Ne avranno mai il coraggio? (Dr.ssa Marcella Ciapetti)