Quando tra mamme non ci si capisce

Ieri sera è arrivato il primo momento in cui mi sono sentita lontana da casa, straniera, e in un un posto che ci metterò un bel po’ a conoscere in profondità.

Eravamo con degli amici italiani in una pizzeria buonissima a Mountain View. Mai avrei sperato di trovare così in fretta una pizza così squisita nella Silicon Valley e soprattutto una compagnia così piacevole incontrata per puro caso.

Ciuffetto biondo era reduce da una vomitata a getto mattutina che ha ricoperto l’intero pavimento della cucina e da una giornata trascorsa a casa in osservazione. Risultato: il ragazzo era molto nervoso e con una gran fame, acuita dall’aver assaggiato un biscotto che non gli è piaciuto (la sua allergia all’uovo è un incubo, persisto nella ricerca di “cookies” che lo aggradino in attesa di sperimentare l’acquisto su amazon dei suoi adorati Galletti).

L’entrata nel locale (angusto e buio) non è stata delle migliori. Come è suo solito lui si è impuntato. Continuava a piangere, voleva solo stare in braccio, voleva andare vicino al forno per prendersi la pizza. è un po’ come quando la mattina gli scaldo il latte e lui urla perchè non vuole aspettare nemmeno i 70 secondi del forno a microonde. Ma perchè la pazienza negli esseri umani si sviluppa così tardi? E forse dura anche troppo poco considerando che io a 38 anni l’ho già esaurita. 

Comunque, dopo che lo porto fuori per un po’ per calmarlo senza successo, (e una mi dice “ti benedico, povero ragazzo”, perchè qui tutti ti devono fare un commento)  rientro per chiedere aiuto a suo padre e a quel punto si avvicina una donna, bionda, con gli occhi azzurri e gelidi la quale dice (traduco):

“Posso chiedervi una cosa?”

E io: “sì certo!”

Lei: “potete portarlo fuori?”

Sono impallidita. Non mi era mai successo. Mi ha ricordato solo la scenata della nostra vicina di casa che voleva denunciarci per schiamazzi alle nove di sera. La stessa freddezza unita però alla gentilezza tipicamente americana.

“sono già stata fuori, speravo di calmarlo dentro”, dico io un po’ tremante dalla rabbia. Mi veniva anche da piangere a dir la verità.

“e quindi tutti noi siamo costretti a mangiare ascoltandolo? Anche io ho dei figli e quando piangevano li portavo sempre fuori”, rincalza lei.

“vedrò cosa posso fare, comunque grazie, bel posto questo” rispondo io.

E pensare che ero in un locale italiano!! E in più con diversi bambini. Non era forse lei nel posto sbagliato? Dico a mio marito di uscire con ciuffetto biondo, e vado anch’io, per sbollire. Dopo un po’ lui riesce a calmarlo andando a prendere in macchina il suo cane. Quando torna dentro la pizza è già arrivata e ciuffetto biondo, non più in crisi, se la mangia felice.

Dopo un po’ ripassa la signora bionda e dice: “grazie per prima, ho davvero apprezzato”.

Perchè loro ti spiazzano così, con questa disarmante gentilezza che però forse non apre le porte del cuore. Troppo presto per dare giudizi o fare commenti, poteva capitare anche a Milano. Ma questo è il regno dei bambini diagnosticati come iperattivi e dello psicologo facile a scuola. Questo è quello che racconta chi sta qui da molto più di me. Mi piacerebbe confrontarmi con altre esperienze e tra un po’ forse capirò meglio.

Io sono stata solo inondata da tanta amarezza e nostalgia, forse perchè quei capricci mi stanno mettendo in difficoltà e in quel momento avevo solo bisogno di conforto, non di un gesto di rifiuto e critica.