E sono 16!

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Quante volte ho pensato a come saresti stato da ragazzino quando ti vedevo a un anno di età assorto nei tuoi pensieri col dito in bocca. Anche all’asilo nido spesso ti mettevi in disparte, sdraiato, a ciucciare il tuo ditino per calmarti e pensare. Non era solo perchè eri in un asilo inglese e non capivi nulla di quello che dicevano ma anche perchè adoravi staccarti dal mondo ogni tanto. E quando guardavi la tv o ascoltavi una persona che parlava giravi la testa leggermente di lato, era il segno che eri molto concentrato. Anche il tuo nonno paterno assumeva questa postura quando prestava attenzione a qualcosa. Eri fatto così, assimilavi, pensavi, sedimentavi tutto il sapere che ti veniva proposto. A 4 anni giravi la sedia alla materna quando la mestra di musica non era interessante e facevi tante, troppe domande quando la maestra leggeva un libro. A 6 anni ti abbiamo portato oltreoceano dove la lingua, seppur la stessa dell’asilo, era ancora del tutto sconosciuta. Ti sei ritrovato in un nuovo mondo senza i tuoi “insetti” preferiti Italiani (eri appassionatissimo di insetti mostruosi ed ora invece ancora mi chiami spaventato se ne vedi uno in casa), il tuo nuoto, i tuoi amici, i nonni, gli zii. 

Ma la tua piccola mente non si fermava, 6 mesi di buio a scuola e poi subito a leggere in due lingue nello stesso momento. La scuola Montessori di Palo Alto è diventata la tua casa per ben 6 anni, ci saresti andato anche durante il weekend se fosse stata aperta. Venivo a prenderti alle 5 e tu eri lì ancora in classe a studiare sdraiato per terra. Riempivi quaderni interi di parole, conti, idee. Poi correvamo a nuoto all’aperto anche se faceva tanto freddo e la piscina fumava. Da lì ti infilavi un grande parka (gli accappatoi imbottiti che usano qui) e ti portavo a lezione di batteria con la tua amata maestra Carmen. È proprio vero che gli insegnanti ti cambiano la vita. Avevi 8 anni quando hai iniziato ad usare le bacchette e non hai più smesso, pronto ora ad entrare nel conservatorio jazz di San Diego già al livello più alto. E camminavi, correvi, giocavi a basket, suonavi nella marching band e nell’orchestra della scuola. Hai sempre amato partecipare a tutto, non ti tiri mai indietro. Quattro anni fa hai dovuto lasciare la scuola che amavi immersa nella pace del verde e delle sequoie per venire a San Diego. Dopo un breve errore di percorso hai ritrovato la scuola che fa per te, impegnativa, stimolante e piena di attività in cui buttarti. Hai trovato un altro professore di musica in perfetta sintonia con te, tante band in cui suonare, il basket, la pallavolo e gli amici, studiosi, “self-driven” ma gentili e accoglienti. Quel bambino un po’ introverso e testardo che non voleva dormire nel lettone ma guardare il cielo di notte per due ore sul divano si è trasformato in un sedicenne maturo, indipendente, dolce ma anche molto severo con se stesso e gli altri. La tua propensione al perfezionismo risuona con la mia, per questo ci scontriamo, discutiamo per ore. Ma poi ridiamo e ci rilassiamo un po’ sapendo che l’affetto è sempre lì. Ti lasciamo molto libero perchè hai saputo conquistare la nostra fiducia. Dobbiamo navigare questa adolescenza e ritrovarci in un rapporto da adulti in cui spero condivideremo comunque esperienze di vita. Con uno sguardo ci capiamo, anche se le parole, quelle vere e intime, spesso non vengono fuori tanto bene. E ci siamo guardati e capiti al volo quando in ospedale ci hanno detto che la tua vita sarebbe cambiata, non troppo per ora, ma in modo definitivo. Perplessita’, preoccupazione, sconforto, fiducia, accettazione, determinazione: c’era tutto questo nell’incontro dei nostri sguardi, tutte le parole che non ci siamo detti, il sapere che da mamma avrei fatto di tutto per te, che i piccoli litigi non contano, che i tuoi risultati straordinari ci rendono orgogliosi ma non quantificano l’amore per te (per sempre incondizionato), che vederti sereno è la cosa più importante, che ti aiuteremo a navigare le incertezze del futuro nella salute e nella malattia, che smuoveremo mari e monti se necessario, perchè tu sei il nostro primo dono meraviglioso. Sei arrivato nelle nostre braccia il 26 agosto del 2006 tra le mura vecchie ma rassicuranti dell’Ospedale Mangiagalli di Milano, stupendo bambino allora e stupendo sedicenne oggi.