I giovani che non vivono serenamente il rapporto con gli altri

Trascorrono molto tempo da soli, non amano il confronto con gli altri, preferiscono rimanere in casa piuttosto che uscire con gli amici. Molti ragazzi attendono il tramonto in compagnia della loro stanza, della loro musica, del loro libro preferito. Ma cosa può nascondersi dietro la difficoltà di vivere serenamente e con spontaneità il rapporto con gli altri? I motivi possono essere molteplici: il temperamento della persona, il contesto familiare in cui è vissuta, le diverse abitudini sociali della famiglia d’origine, difficoltà legate ad un particolare episodio di vita ecc. In ogni caso credo che per godere della piacevolezza di confrontarsi in maniera sana con il mondo sia indispensabile aver raggiunto una notevole fiducia nelle proprie capacità e un buon livello di autonomia personale. L’autonomia personale non si acquista al supermercato: essa è la risultante di un percorso lungo e graduale fatto di piccole conquiste vissute in piena libertà, dove il sacrificio e la forza di volontà devono necessariamente essere gli alleati migliori. In questo modo si avrà l’opportunità di scoprire straordinarie capacità, fondamentali per una nuova concezione di sé. Esiste però anche l’altra faccia della medaglia: il ruolo del genitore. La presenza ingombrante di genitori troppo presenti uccide la spontaneità di un figlio, la fiducia in se stesso (“se mamma e papà sono presenti direttamente in tutto ciò che vivo vuol dire che io non sono in grado di cavarmela da solo”), la possibilità di conoscere e di conoscersi. Spesso i genitori tendono ad ispessire la parete protettiva attorno ai figli non permettendo loro di soffrire, di incontrarsi-scontrarsi con il mondo circostante e con la sofferenza che questo può donare in cambio di una maturità consapevole. Sono solita immaginare l’educazione come un percorso lungo e difficile in cui il genitore non cammina davanti al figlio ma al suo fianco, come se vivesse anch’egli, per la prima volta, ogni singola esperienza conservando segretamente nell’animo le sue certezze da condividere nel momento più importante ed utile ad un percorso di crescita autentico e consapevole: il confronto con il proprio figlio.