Cambiamenti in vista

6 anni fa io, mio marito e i nostri due figli di 6 e 2 anni ci lasciavamo alle spalle l’Italia, Milano, dove avevamo vissuto ben 38 anni con destinazione California, Palo Alto, la Silicon Valley che avevo sempre guardato con curiosità e ammirazione, che avevo sfiorato diverse volte per lavoro e che era un po’ rimasta nei miei sogni di giovane ingegnere. Ricordo il nostro viaggio di perlustrazione, quando ancora non sapevamo se volevamo vivere in città a San Francisco o nella Valley, a Palo Alto. Avevamo perlustrato le scuole della città riscaldata da un bel sole intervallato dalla nebbia, ma appena eravamo arrivati nella luminosa Stanford tutto ci era sembrato chiaro. Volevamo stare nella periferia, quella dei film americani, in una villetta col giardino e con caldo e sole anche d’estate (non come a San Francisco). Volevamo scuole aperte e spaziose, volevamo uscire da casa in bici. Ricordo quella sensazione positiva di aver fatto la scelta giusta ma anche a tratti l’angoscia di abbandonare le strade italiane piene di gente, i negozietti sotto casa, l’ascensore. La nostra prima casa l’abbiamo presa in affitto decidendo in un’ora. Insieme a noi c’erano tante altre persone a volerla ma per fortuna la proprietaria aveva scelto noi. Molto presto però ci siamo accorti di come giravano le cose in Silicon Valley: proprietari di casa affamati di soldi e capaci di chiedere affitti altissimi per case vecchissime e in pessime condizioni (come la nostra), con contratti di un anno e poi da rinnovare mensilmente perchè non si sa mai magari poteva arrivare un affittuario disposto a pagare di più. Per caso avevamo iscritto il nostro figlio grande a una scuola privata Montessori, non ci piaceva tanto il fatto che nella scuola publica l’avrebbero messo nel programma di quelli che non sanno l’inglese, quindi di fatto in una classe di serie B per i problemi del linguaggio (poi per carità dopo ho rivalutato questa opportunità nella scuola pubblica di aiutare i bambini che non sanno l’inglese). Si è rivelata una scelta fantastica sia per come è stato accolto quel primo anno sia per il metodo e l’atmosfera che si respira: assenza di competizione alla Silicon Valley, amore per lo studio, per l’arte e la musica. Una scuola a tutto tondo davvero speciale oltre al fatto che rimane aperta tutto l’anno e ci ha aiutato tantissimo in tutti questi anni. E l’inglese l’ha imparato in 3 mesi. A Palo Alto ci siamo trovati molto bene, a parte la casa vecchia e piena di problemi con la proprietaria credo peggiore del mondo, i giardinetti vicini mi sembravano un paradiso rispetto a quello in cui portavo mio figlio a Milano. Ovunque prati verdi puliti, aria frizzante e temperatura perfetta. Ogni giorno conoscevo qualcuno di nuovo, l’eccitazione era altissima. Mio figlio grande intanto soffriva parecchio per la lingua e l’aggiustamento alla nuova vita, ma questo è normale e il piccolo di soli due anni ci dava un gran filo da torcere con i suoi capricci (questo sarebbe successo ovunque). Esausti dalla relazione con la nostra proprietaria ci siamo messi a cercare un’altra casa e dopo un paio di mesi abbiamo trovato la nostra, a Los Altos. Appena ci sono entrata ho capito che andava bene per noi, era la nostra casa. E infatti ci abbiamo trascorso 5 anni bellissimi, ha visto nascere il mio terzo figlio, è permeata di noi. A Palo Alto sono poi andata raramente, pur essendo vicino, e Mountain View a Los Altos sono diventati i miei posti preferiti da frequentare. Los Altos in particolare è adorabile, sembra un villaggio di mare senza il mare. Ha bei negozietti e ristorantini. Non vi aspettate nulla di esagerato, è sempre una cittadina della “suburb” americana! Cioè se noi avessimo questo clima tutto l’anno (senza zanzare) l’avremmo riempita di gelaterie, bar all’aperto, ristoranti, etc. Invece qui la densità di popolazione è più bassa e le abitudini diverse. Le strade sono piene di macchine, 6 corsie piene zeppe tutto il giorno ma la sera in giro per le strade soprattutto nei quartieri residenziali non si vede nessuno ed è molto buio. In giro e anche nel giardino di casa si possono trovare perfino orsetti lavatori e puma (in collina). In questi 6 anni è anche nato il mio terzogenito, il nostro piccolo americano e così ho provato anche l’ebbrezza di un parto in America, in uno degli ospedali più noti, Stanford, dove sono riusciti a farmi fare un cesareo d’urgenza (visto che l’ecografia seppure a termine non viene fatta) e anche a tagliare la testolina del mio bambino. 5 giorni di ospedale come in albergo ma con tanti contro: procedure rigide a tal punto che se la mamma dorme stremata con il suo piccolo viene comunque svegliata per le domande di routine (inutili), un’intera ora di travaglio trascorsa con l’infermiera al computer che si lamentava che non funzionava bene e così impegnata a inserire dati da non controllare nemmeno le mie acque che erano tinte, il chirurgo che gira il mio bambino rimettendolo in posizione giusta in modo miracoloso (1% di possibilità) e poi se ne va dicendomi di tenere io la pancia durante le contrazioni (ovviamente il piccolo si e’ rigirato e sono finita in cesareo). La Silicon Valley non offre tantissimo dal punto di vista culturale però qualcosa a San Francisco si trova ed è una città molto bella seppur un po’ degradata in questi anni, c’è tantissimo però da fare nella natura, passeggiate, gite al mare, in montagna, sulla baia e la cosa bella è che le cittadine sono una vicino all’altra quindi si può spaziare davvero da Redwood city fino a Los Gatos. Santa Cruz non è lontana ed è molto vitale e carina, più in giù bellissima anche la zona di Carmel e Monterey. A nord del Golden Gate anche la costa è bellissima. Insomma a distanze di 2 o più ore ci sono posti stupendi da vedere. Noi alla fine non abbiamo viaggiato tantissimo anche per il bimbo piccolo però i primi anni ce la siamo goduta un po’ di più. Quando sono arrivata in America mi sembrava tutto nuovo ed eccitante seppur con tante differenze culturali e difficoltà ad accettare certi cambiamenti. Ero molto aperta a conoscere, parlare con la gente, avevo l’atteggiamento e l’energia giusta. Ho incontrato tantissime persone, con alcune sono entrata in profondità con altre meno, con alcune ho proprio sbagliato il giudizio e sono stata ferita, con altre non ho avuto purtroppo il tempo di stare insieme a lungo. Molte care amiche e amici sono partiti. Tanti addii hanno fatto male, poi un po’ ci si abitua. La Silicon Valley e’ piena di gente in gamba, di menti brillanti, ma è un posto di passaggio. Si viene per lavorare nelle startup o nelle grandi aziende famose in tutto il mondo, si vive con un costo della vita inimmaginabile e poi si va via. Non c’è uno straniero con cui ho parlato che non mi abbia detto che sarebbe andato ad invecchiare nel proprio paese di origine, che fosse il Giappone, il Canada, l’Europa. Qui la gente lavora e tanto, ha obiettivi alti, alle volte ce la fa alle volte semplicemente sopravvive. Perchè è vero che gli stipendi sono molto alti ma la qualità della vita per la maggioranza delle persone non è altrettanto alta. Molti passano ore in macchina per il famoso “commute”, molti rischiano il posto da un momento all’altro, molti hanno un visto legato all’azienda che li tiene col fiato sospeso. Ma certo fa curriculum essere in Facebook, Google, Apple, è un’esperienza su cui mettere la firma, se ti interessa questo tipo di carriera. Non a caso seppur di lavoro ce ne sia tanto la competizione per ottenerlo è altissima. Tutti impegnati a fare networking, 15 giorni di vacanza all’anno, maternità ridotta a 2 mesi. In tutto questo gli Americani sorridono, hanno una fortissima etica del lavoro, qualsiasi livello sia, non si lamentano e non scaricano la tensione sul cliente. Il Paese perfetto per il servizio. Quando vai dai medici sei trattato come un re, così come in ospedale, ma poi fatichi ad avere una diagnosi senza spendere miliardi e senza dover parlare con mille professionisti perchè ognuno sa solo il suo pezzettino. Detto questo ripenso al passato a quando io e mio marito ci siamo sposati ormai 12 anni fa e abbiamo ristrutturato la mia casa di Milano, quella in cui mi ero trasferita a vivere da sola a 25 anni e dove avevo trascorso 7 anni intensi e liberi. Dopo meno di un anno è arrivato il nostro primo bimbo, avevamo costruito una camera per lui. Dopo due anni cercavamo qualcos’altro, una casa più grande e un po’ più di verde, seppur io in quel quartiere ci avessi vissuto ben 32 anni e ci ero molto affezionata. Cosí, mentre tre mie carissime amiche del liceo si trasferivano a vicino a quella casa io me ne andavo appena fuori Milano in un quartiere residenziale dove dopo un lungo anno avevamo creato la casa dei nostri sogni. Lì siamo stati felici e abbiamo visto nascere il nostro secondo figlio e dopo due anni ancora abbiamo preso il volo, un volo lungo 14 ore per raggiungere l’altra parte dell’oceano con solo 12 cartoni e qualche valigia, certi di rimanerci un paio d’anni. Così avevamo annunciato ai nostri genitori. Mio padre mi disse: “Secondo me non tornerai più”, un tuffo al cuore. E dopo 6 anni la voglia grande di tornare, i genitori anziani, la malattia, il senso di colpa. Ma la famiglia non è ancora pronta, una parte di noi appartiene a questa parte del mondo ed è difficile lasciarla. Ho goduto i miei genitori vicini per tutta la vita ma sto perdendo i loro ultimi anni, e ogni tanto fa male. L’anno scorso abbiamo ristrutturato anche questa casa in cui abbiamo vissuto 5 anni e che abbiamo amato tantissimo. La considero ancora la mia casa migliore, perfetta in tutti i sensi. Ed ora voliamo a San Diego, pronti (quasi) per una nuova avventura. Capita in un momento difficile, in cui mia mamma non sta bene e il cuore è ancora più pesante ma potrebbe essere un’altra svolta positiva. Sembra proprio che non riusciamo a mettere radici, non so perchè o forse è perchè le vere radici tanto sono sempre laggiù e dentro di noi sappiamo che abbiamo sempre una casa in cui tornare dopo che abbiamo visto un po’ di mondo. I bambini sono contenti, felici che rivedranno comunque i loro amici in futuro, e pronti per andare a vivere al mare. Loro fanno sempre vedere il bello in ogni cosa. Nonostante sia sempre California si apre comunque una pagina completamente nuova e quindi ci sono tante incognite e paure, perderò i miei punti di riferimento costruiti qui a fatica in questi anni ed alcune donne meravigliose conosciute purtroppo solo nell’ultimo anno, e i bimbi la loro amata scuola, i loro amici, i loro insegnanti di musica e di sport. Mi mancherà tutto anche se in molti momenti l’ho odiato, è normale così. Spero torni anche quell’eccitazione che ho vissuto 6 anni fa e che tanti amici vengano trovarci anche lì se non per lavoro almeno per vacanza 🙂