Caro papà

Oggi è un giorno importante, compi 80 anni. Ti scrivo questa lettera su Whymum non solo perché è il mio luogo sicuro in cui scrivere e ricordare ma anche perché si parla di genitorialità e noi siamo genitori ma anche figli. Vediamo crescere i nostri bambini pieni di vita e allegria e vediamo invecchiare voi che un tempo avevate il compito di farci crescere felici e con un futuro sicuro davanti. Il fluire della vita. Gli anni passano, volano, ci ritroviamo presi dalle nostre difficoltà educative, fisiche ed emotive e spesso non ci soffermiamo a godere di ognuno di questi momenti. La vita è riempita da questi piccoli esseri umani curiosi e intelligenti, pronti ad afferrare tutto del mondo, così facilmente malleabili in senso positivo e negativo, così aperti al rischio di perdere di vista le cose importanti. Per questo ci siamo noi a mostrare, ricordare e indirizzarli quando si perdono. Dentro di noi ci sono i vostri insegnamenti, il vostro esempio, i vostri errori. Sta a noi rivederli e adattarli a questo nuovo mondo. Ma i desideri per i nostri figli sono gli stessi. Ora si parla tanto della piaga di questa generazione: volere che i nostri figli siano felici. Ci sentiamo ripetere dai coach, dagli psicologi quanto sia sbagliato questo desiderio fine a se stesso. Perchè? Non capisco. Forse perchè spesso viene interpretato male. Quello che voglio insegnare ai miei figli è ad essere felici senza dipendenze esterne perché essere felici è un desiderio di sempre, è insito nell’uomo. Solo che l’uomo si perde e lo cerca nelle cose materiali, nella compagnia, nelle dipendenze. E ci casco spesso anche io. Ma la felicità dipende da come noi reagiamo alle cose, non sono gli oggetti che emanano felicità siamo noi che diamo dei significati a ciò che ci succede e circonda. Quindi ogni singola volta possiamo decidere di essere felici, sereni nonostante quello che ci capita di brutto o le cose che vorremmo e non abbiamo. Scrivo questo perchè io ci sto provando ogni giorno anche seguendo il tuo esempio. È la risata dei miei figli che mi ha fatto sopportare gli ultimi 4 anni di vacanze in Italia con te o la mamma in ospedale, è la tua forza e calma interiore che ogni giorno mi dona il mantra che mi serve per non pensarti a letto da cinque mesi. Sei ormai “allettato” come dicono i dottori, che brutta parola. Sì sei a letto, non ti puoi alzare o sedere, o per lo meno non ci riesci, non ci riusciamo, perché sei un uomo alto e nonostante la tua magrezza, difficile da trasportare. Sei sempre stato bello, alto e forte, con il tuo sguardo intenso e a tratti severo. Hai sempre lavorato sodo, amato l’azienda in cui lavoravi, amato la vita all’estero e i tuoi amici sparsi in tutto il mondo. Mi scrive sempre il tuo amico giapponese, sai? Vuole sapere di te, lui ha 82 anni, malato di Parkinson anche lui ma ancora in piedi e spesso in viaggio. I Giapponesi sono viaggiatori folli. Ma è tornato a vivere nel suo bel Giappone lasciando San Diego e l’America perché se devi curarti l’America non è certo il posto giusto, e lo capisco. Quanto adoravi viaggiare e avere amici in tutto il mondo. Proprio tu forse mi hai lasciato questo amore per le cose nuove e diverse, se mi avessi portato con te nei tuoi 5 anni in Olanda sarei stata felice. Peccato che non ci avete coinvolto nella decisione, ma a quei tempi non si faceva. Compi 80 anni e sei in un letto. Quante volte in questi mesi mi sono chiesta dove sia il senso di tutto questo. Abbiamo tante capacità di cura ma non abbastanza. Ma il punto non è questo. Ora ho capito che il senso è che tu ci sia nonostante tutto. Anche perché tu lo vuoi, hai la scorza dura e ancora non molli, non ti lamenti mai, ringrazi per ogni notte in cui “l’hai scampata”, come dici tu. Sai che ti manca poco ma accetti la vita come arriva, al contrario di me. Hai 80 anni, sono tanti, hai vissuto una bella vita fino a 12 anni fa quando sei stato colpito da questa terribile malattia che non perdona perché ti accompagna per tantissimi anni e ti ricorda ogni giorno il tuo futuro. Ma non ci hai fatto pesare niente, anzi, sei sempre stato pronto a sorridere, lottare e dedicarti agli altri. Solo un accenno alla tua sofferenza in 12 anni, durante un tuo viaggio qui in America. Sei perfino venuto a trovarmi due volte! Leggo libri, cerco risposte, sul vivere e morire. Lo so fa sorridere. Ma mi serve ascoltare punti di vista diversi, vedere come le persone affrontano questi temi. Mi piace l’approccio buddhista, ha un gran senso umano per me in questo momento. Soffro tanto a vederti soffrire, nella tua lucidità. Hai 80 anni e la vita non è eterna ma non ti alzerai più da un letto ed è difficile da sopportare. Ma il tuo senso è nei sorrisi che mi regali su skype, nelle tue mani che cercano di abbracciare il telefono, nella tua saggezza anche in questi momenti. Hai e sempre avrai un senso per me. Ci sarebbe bisogno di tanti uomini come te, per fortuna uno l’ho sposato. Sei sempre stato silenzioso e a tratti assente per noi ma la tua profondità d’animo si vede proprio ora. Per questo ti vogliono tutti bene e hai amici da 60 anni che ti pensano sempre. Buon compleanno papi!