Diario di bordo: pasqua con malinconia.
Liguria, treno 4 aprile 2010
Venerdì con Alice sono partita per il mare. Abbiamo preso il tram, la metropolitana e infine il treno, poi arrivate a destinazione abbiamo camminato fino a casa. Quella dei nonni, al mare. I nonni però non c’erano: eravamo soltanto io e lei. Abbiamo sempre chiacchierato e riso, tutto il viaggio e nel giorno a seguire. Non so se dico una grossa banalità, ma io in vacanza con Alice sto proprio bene, mi appaga, come quando si è innamorati. Certo magari dopo una settimana a chiacchierare soltanto con una personcina di neppure tre anni, potrei desiderare la compagnia di un adulto, ma, comunque sia, io con lei sto davvero bene!
Ieri sera poi è arrivato il suo papà, in macchina, e oggi, un’ora fa, sono ripartita io, di nuovo verso Milano.
Il tempo era oceanico: vento forte e nuvole veloci. Ogni tanto si aprivano scorci inaspettati di azzurro e dopo poco poteva ricominciare a piovere. Il mare sembrava un’enorme stagnola increspata. Bellissimo.
Il treno oggi è vuoto. E fuori – tra una galleria e l’altra – i vetri si bagnano di gocce che disegnano veloci strisce diagonali.
Io nel mio scompartimento penso e scrivo. Sono molto malinconica. Sola. Vorrei essere abbracciata e poter piangere come il cielo fuori.
La tristezza mi è piombata addosso mentre salutavo dal finestrino M. e Alice. Le loro figure si muovevano piano e restavano indietro. Il treno mi stava allontanando da quegli sguardi profondi.
è come se la felicità fosse scivolata via dalle mie mani e caduta in una grata. Allungo le dita ma non riesco a toccarla, a prenderla. Come faccio? Mi sembra così vicina ma allo stesso tempo inafferrabile. Come se non potessi più averla.
Tante cose sono successe e so benissimo che non si può cambiare il passato. Ma ora sento che non so più come si fa. Sento ma non so esprimere, vivere, stare. Mi sento io sotto la grata ora. Il mondo è lì sopra di me immenso. Ma io resto qui. Sola. Con la mia malinconia, compagna di viaggio indesiderata.