Diario di bordo: un giorno di dicembre

Milano, 14 dicembre 2009.

Fa un freddo becco.

Certo, d’altronde se il Natale si avvicina le temperature scendono di conseguenza. 

Casa nostra è infestata da numerosi virus e batteri stagionali che evidentemente da noi si trovano bene: così Alice ha tosse e catarro da settimane, il suo papà idem e io che m’illudevo di essere inattaccabile, come a volte sono solo le mamme, invece oggi ho iniziato la terapia antibiotica per placche in gola! Ho voglia, voglissima, che sia già primavera. E diciamocelo, vorrei che dicembre e gennaio volassero sopra la mia testa come nuvole irlandesi. In famiglia è un periodo molto turbolento, a più livelli. Da quello economico, a quello sentimentale, di salute, di lavoro. Tutto, insomma! Anzi quasi tutto. Perché comunque il mio animo positivo non mi fa dimenticare che, come nel Tao ogni parte nera ha un puntino bianco, allo stesso modo la mia vita riluce di tanti aspetti meravigliosi: le mia amicizie sono dei tesori, in cui trovo conforto qualunque cosa succeda. La mia luce dai boccoli d’oro, mi fa ridere il cuore a ogni suo gesto. La voce del mio uomo, che anche se pronuncia parole molto complicate e disilluse, è sempre quella che mi ha fatto innamorare e che tuttora amo. Poi ci sei tu, Pipa. Quando penso che proprio noi stiamo scrivendo quest’avventura, mi viene la pelle d’oca dalla felicità. Un’amica così vera con cui condividere il sogno di lavorare per quello che amo. E con chi amo. Fantastico. E così, come fosse una fiaba che racconto la sera, sopra il cielo plumbeo spunta l’arcobaleno, come per incanto.