Figli come scimmiette
un figlio non è la nostra gratificazione sociale. non è un giocattolino a molla. non è un pupazzetto da usare a nostro esclusivo godimento. un bambino, specie se piccolo, ha delle esigenze. e tra esse non rientra certo l’essere sistematicamente portato fuori la sera stando sveglio fino a tardi, e soprattutto passando tutta la sera a fare la scimmietta per far ridere e divertire gli adulti presenti: “ridi, salta, grida, batti le mani, come fa la moto, come fa la mucca, ahahahaha che ridicolo che si è rovesciato l’acqua addosso, huhuhuhu che genio che è che mangia una patatina, eheheh che figo che è con la cresta fatta col gel”. è anche offensivo nei confronti degli adulti presenti che magari, per una volta, avrebbero piacere a passare una serata parlando anche di cose loro, e non solo di essere obbligati a strillare deliziati per le scempiaggini normali che fa il bambino. io non impongo mio figlio agli altri, e quando comunque viene con noi, vuoi per gli orari a lui consoni, vuoi per la situazione in cui può inserirsi bene, non sgomito in modo da metterlo al centro dell’attenzione e manipolare le ore facendo ruotare il mondo intorno a lui. io tratto mio figlio come una persona, non come uno status symbol per sentirmi migliore nel mondo, come se fossi l’unica donna che ha procreato.