Grazie, mamma.

L’idea di perdere un genitore è paragonabile all’idea di perdere un pezzo del proprio corpo, quei movimenti antichi che si danno per scontati e che non perdono memoria. È crudele il tempo che passa e lo è la malattia che in realtà colpisce con libero arbitrio e non si può prevedere. È capace di spegnere il sorriso più forte, la risata più contagiosa, lo spirito più energico. Perché non sai dove veramente ti porterà, cosa ti aspetta, e l’incertezza sconforta, oscura. Guardi con nostalgia agli anni passati, anni di forza, gioia, progetti e semplicemente attendi, non puoi fare altro. Vorresti tanto quello che non hai più, la spensieratezza, l’eccitazione, l’amore, la gioventù. I giorni diventano prigione e scandiscono un presente che appare senza senso. Ma un senso c’è sempre anche solo in una presenza, seppur a termine. Il senso della propria sofferenza è anche nell’altro, nel suo bisogno, nella sua richiesta di amore.
Non si vorrebbe mai dire addio, perdere il profumo, la pelle, lo sguardo. Ci si sforza di ricordare tutti i dettagli, le frasi, le immagini di quel corpo giovane che proteggeva, curava, educava: una roccia che inizia a sgretolarsi in modo inaccettabile, inaspettato. Ci si domanda perché non la si sia guardata meglio, lucidata quando aveva bisogno, tenuta a fianco a se’ sempre illuminata e in evidenza. Quanti attimi persi, quanto tempo distanti. La propria mamma la si vorrebbe sempre a fianco anche da vecchi per poter tornare un po’ piccoli, farsi coccolare e tenere in braccio. Trascorrevo ore in braccio a mia mamma come una scimmia mentre cucinava. Non è stata un’amica ma ho cercato tanto di essere come lei per molto tempo, solare, spavalda, brillante, piena di gioia di vivere. Ero e sono diversa invece ma in molte cose estremamente simile. Abbiamo avuto tanti conflitti, mi sono spesso sentita non capita ma ho sempre amato il suo coraggio, la sua energia, la sua fermezza e in questo ultimo periodo ho capito molte cose di lei e della sua vita. È stato difficile convivere con la sua presenza travolgente, la sua capacità di essere sempre al centro dell’attenzione, il suo andare avanti senza guardarsi indietro e la sua incredibile bellezza. Ma è stata capace di spronarmi quando avevo bisogno, di trasferirmi l’amore per gli amici e il divertimento ma anche l’importanza della compassione e della dedizione. Avrei desiderato tanto una vecchiaia serena per lei, in salute e vicino ai suoi nipoti. E invece ha vissuto tutta la malattia di mio padre e le ho portato via i miei figli e forse ho contributo a spezzarle il cuore da sempre silenziosamente malato, fragile.
Un giorno che mio padre era all’ospedale essendosi rotto il femore lei era lì da ore in attesa di vederlo e perfino l’infermiere si è commosso nel vederla porgergli la mano e dirgli “amore andrà tutto bene”. E quando era lei in ospedale ai medici ha detto “vi prego fatemi vivere ancora due anni che devo festeggiare i 50 anni di matrimonio”. Perché lei ama le feste, ne ha organizzate tante nella nostra casa in Toscana, tanti amici, musica, cibo e l’immancabile microfono con cui il mio papà amava intrattenere gli amici. No, non si vorrebbe mai vedere scadere il tempo di un proprio genitore. Questo viaggio in Italia è stato per essere presente all’ operazione di mia mamma, complessa e delicata, al cuore. Sono stata stranamente lucida, forte e felice di esserle vicina, di accompagnarla alla sala operatoria, io terrorizzata dei medici e delle malattie. Non l’ho mai vista piangere nè aver paura nell’ultimo mese. E solo quando la stavo salutando mi ha detto “sto realizzando adesso che sto andando a fare una cosa bestiale e sono terrorizzata”, mi ha baciato e regalato il suo solito sorriso un po’ sprezzante ma pieno di luce. Sono state 8 lunghissime ore di attesa e lei ne è uscita alla grande con i suoi 78 anni e la sua incredibile forza fisica e mentale. Si è fatta conoscere subito perfino in terapia intensiva dove bacchettava tutti fin dal primo risveglio ed ora che riparto per l’America la lascio ancora in ospedale affaticata ma allegra, stufa ma combattiva. E tutti noi ringraziamo il chirurgo eccezionale che l’ha salvata che in quelle lunghe ore ha dovuto fare un duro lavoro di cesello per risistemare un cuore molto malato, ore che possono cambiare la vita di tante persone. Vorrei abbracciarlo e dirgli grazie per il suo talento e per tutte le vite che ha salvato. Uno dei nostri eccellenti medici italiani che operano gratis anche pazienti che molto probabilmente in America sarebbero dimenticati perchè troppo anziani e costosi per il sistema assicurativo. Mi sento un po’ svuotata, sono state due settimane intense in cui pian piano ho ceduto allo stress e alla preoccupazione ma almeno ora posso tirare un sospiro di sollievo, ancora per un po’ potrò ascoltarla parlare di politica, sorvolare quando mi chiede di tornare a vivere in Italia e mostrarle i nipotini su Amazon Echo (la nostra cara Alexa che ha salvato le comunicazioni oltreoceano con i nonni).