In Europa per 7 settimane

È tanto che non condivido racconti personali, e così ho deciso di riprendere contatto con il blog raccontandovi la nostra estate italiana, o meglio europea. Sono sempre lunghi e faticosi questi viaggi specialmente se si hanno 3 bambini al seguito ancora non proprio cresciuti. È sempre tutto molto intenso, si va in un posto lontano (alla fine si viaggia per piu’ o meno 20 ore) che però non è sconosciuto, e infatti si ritrovano lì i nonni, gli zii, qualche cugino e anche tanti vecchi amici. Tutti desiderano vederti ed è una gioia immensa ma uscire tutte le sere per tante settimane stanca parecchio. Se i bambini si sono trasferiti da molto piccoli non è automatico che ritrovino vecchi amichetti con cui giocare facilmente. Solo quando anche i genitori sono amici il contatto si mantiene vivo e i bimbi in qualche modo riescono a ritrovare la vecchia sintonia, altrimenti di solito diventano estranei e il rapporto si deve ricreare da zero. Poi dipende anche dal carattere, i miei figli per esempio sono molto timidi e riservati (un po’ meno quello di mezzo).

Questa volta siamo tornati nella nostra vecchia casa, ed è stato bellissimo, la adoriamo. Il clima milanese poi non facilitava le uscite all’aperto, quindi quelle mura ci hanno salvato. La vista su un laghetto e la natura intorno ci permettevano anche di non sentirci chiusi nel cemento, non ci siamo più abituati, purtroppo.

Ho vissuto quasi tutta la mia vita circondata da palazzi antichi ed ora se non vedo degli alberi mi sento soffocare! Mio figlio grande odia le folle e il grigiore della città, è troppo abituato alla periferia americana dove l’aria è pulita e non c’è nessuno che passeggia sotto casa. A me manca invece talvolta la vita per le strade, il bar sotto casa, il muoversi a piedi per raggiungere tutto ciò che serve.

Ma dopo 7 settimane sono stata felice di tornare ad essere circondata dalle sequoie e vedere di nuovo i blue jay camminare nel nostro giardino.

Baby Luca chiamava casa ogni nuovo posto in cui andavamo e di solito da lì non voleva più andare via. Così anche ciuffetto biondo. Sistematicamente diceva “qui potrei starci almeno sei mesi”. Lui è quello che più ama muoversi, se il primogenito teme un futuro spostamento e piange solo al minimo accenno, il mio bimbo di mezzo ogni volta dice “non è importante dove andiamo, l’importante è essere insieme noi come famiglia”. Bè ovviamente il discorso non è così articolato e per di più è in inglese, ma comunque a quasi 7 anni dimostra già un atteggiamento da bambino espatriato che riconosce come casa i genitori e i fratelli. Apo no, lui il trauma l’ha vissuto a sei anni e non vuole riviverlo. Dopo un’ incetta di saluti e giorni faticosissimi causa la rottura del femore di mio padre, abbiamo trascorso due settimane meravigliose in Sardegna di cui ancora mi manca il mare fantastico, il caldo secco che toglie il respiro, il vento. Amo l’oceano che ho a un passo da casa ma il Mediterraneo non ha eguali: i bambini in acqua tutto il giorno, la spiaggia vuota al tramonto, l’acqua trasparente, il tutto accompagnato da un cibo buonissimo.

 

Poi nel periodo milanese che precedeva la nostra ultima tappa abbiamo fatto una breve gita in un posto davvero speciale, il monte Spluga dove si può mangiare con la vista di un bellissimo lago alpino a 2000 metri. Ci siamo arrivati dopo 3 lunghe ore di macchina ma ne è valsa la pena. I bambini hanno tirato i sassi nel lago per ore, e intorno a noi c’era un branco di biondi cavalli selvaggi.

Ed alla fine Stoccolma. Mi preoccupava un po’ un altro spostamento dopo le notti di jet-leg, i miei pellegrinaggi all’ospedale, le infinite cene, la vacanza al mare e i malanni dei bimbi ma è stata la scelta perfetta. Stoccolma è una città magica, che sicuramente ha un’atmosfera bellissima anche con il freddo ma d’estate, quando si ha la fortuna di trovare sole e caldo, diventa ancora più speciale. La prima volta ci ero stata con il mio fidanzato (ora marito) circa 15 anni fa. Era il 2 giugno ed avevamo dovuto sfoderare giaccone invernale, cappello e guanti. La città mi era parsa cupa, un po’ morta, seppur bellissime le luci delle candele nei locali e nelle case. Ma in questi tre giorni di luglio abbiamo trovato un tempo bellissimo, caldo e con il cielo sereno. Eravamo in una casa trovata su Airbnb nel cuore dell’isola Södermalm (una delle più belle), a un quarto d’ora a piedi da Gamla Stan, il centro antico di Stoccolma.

L’appartamento era bellissimo e luminoso (anche troppo e infatti la prima notte abbiamo dormito poche ore per la troppa luce e il caldo) con sotto casa tanti bar carini e panetterie. Poco lontano da casa c’era il quartiere Sofo famoso per la vita notturna e infatti abbiamo mangiato lì la prima sera un buonissimo hamburger. I bimbi purtroppo non volevano i piattini di pesce per me così invitanti che si trovavano al Nytorget 6, uno dei tanti Urban Deli con cucina tipica svedese. Bellissimo trovare in ogni ristorante le coperte per coprirsi quando arriva la sera, con la luce estiva si mangia fuori qualsiasi sia il tempo, gli svedesi devono approfittare! Il giorno dopo siamo andati a trovare i nostri amici in un’isola a mezz’ora da Stoccolma, abbiamo attraversato un paio di ponti con bellissimi panorami e ci siamo ritrovai immersi nella natura con alberi altissimi e il mare a due passi. Lì i bambini hanno fatto il bagno, acqua fredda ma si sono divertiti. Ovviamente eravamo gli unici in quella spiaggetta e ogni tanto arrivava una canoa.

L’ultimo giorno abbiamo avuto una giornata intensa, volevamo divertirci il più possibile. Dopo aver camminato da casa fino al centro storico abbiamo preso il traghetto per l’isola Djurgården, di proprietà del re e quindi abitata solo dalle persone meritevoli di questo privilegio. Qui si trovano diverse attrazioni turistiche e noi abbiamo scelto Skansen perché adatto ai bambini. Era molto affollato quel giorno ma è stato comunque piacevole passeggiare tra gli animali (anche speciali come le renne, il bufalo e il coccodrillo) e vedere ogni tanto qualche scorcio della città.

Da lì abbiamo passeggiato fino a un bellissimo bar immerso in un enorme parco dove abbiamo ripreso fiato. Lì vicino tutte le ambasciate tra cui quella italiana (non è quella nella foto sotto).

Per la cena l’intenzione era tornare nel ristorante J a Naka Strand dove eravamo stati prima di sposarci ma era tutto pieno, e quindi abbiamo optato per un altro posto su una piccola isola raggiungibile sempre in traghetto, la fermata successiva a Naka Strand appunto dove sta l’hotel J e il suo omonimo ristorante (è stato emozionante ripassarci vicino). L’isoletta si chiama Fjäderholmarna e la consiglio vivamente perché è bellissima, forse non l’avremmo mai scoperta se non fosse stato per i nostri amici svedesi. La cena è stata meravigliosa e direttamente sul mare. Complice la luce serale, il viaggio in traghetto, il cibo raffinato, è stata davvero una serata indimenticabile. E per finire un bellissimo giro a Gamla Stan con le luci della sera.

Stoccolma è anche comodissima per le famiglie, ovunque ci sono i passaggi comodi per i passeggini, si viaggia bene anche sui treni, sui traghetti e sugli autobus dove si può anche attaccare il passeggino a una sbarra. Mi sembra una città molto ben organizzata e family friendly. Si mangia anche benissimo e sono nella media molto più attenti alle allergia di quello che vedo in genere. Mio figlio è allergico all’uovo e perfino alla gelateria erano indicati benissimo gli allergeni (cosa rara da trovare qui in America per esempio).

Abbiamo lasciato Stoccolma con un po’ di tristezza giusto in tempo per gli ultimi tre giorni di saluti milanesi e una bella gastroenterite notturna di baby Luca. Sempre difficile partire, soprattutto quando lo stato di salute dei nostri anziani genitori è ancora più critico. Pian piano forse imparo a gestire le emozioni e a guardare al presente, come la meditazione insegna. Siamo tornati al nostro cielo blu, ai sorrisi della gente, alle comodità dei servizi, alla bellezza della natura californiana. Manca sempre però il nostro Paese, la gente che si accalora, che si veste elegante, che mostra le proprie imperfezioni senza nasconderle. Ma siamo fortunati perché noi possiamo sempre assaporare il meglio delle nostre due culture, perché io da quando sono all’estero nel bilancio finale metto le cose positive di entrambi i paesi.