Mi emoziono

Mi emoziono a vedere quei quadratini sul computer con tutti quei visi (molti dei quali noti) che vedevo sempre nel mio studio di Yoga preferito, un deck in legno all’aperto a un passo dall’oceano. Adoro fare yoga all’aperto con il canto degli uccellini e i rumori del quartiere. Ci troviamo tutti lì di nuovo su uno schermo, si intravedono scorci di casa, bimbi che passano (i miei), si medita tutti insieme e ci si sente vicini anche tra sconosciuti. Mi emoziono per questa voglia che abbiamo tutti di continuare la nostra vita seppur così diversa ma alla fine si ricercano le stesse cose che ci piacevano e rendevano la giornata speciale. Mi preoccupa anche la sorte di tutti questi piccoli business locali che spesso a San Diego durano tanti anni, cosa rara per gli Stati Uniti. Penso ai ristoranti, ne erano stati aperti diversi nuovi, italiani, buonissimi. San Diego è una cittadina di mare e molto turistica, i danni saranno ingenti. Quello che la rende così bella è questa vivacità, che ricorda un po’ le città di villeggiatura italiane. Ci ho messo tanto ad abituarmi al cambiamento ma ora davvero adoro questo oceano bellissimo e anche tutte le attività che ho trovato qui e non avevo nella Silicon Valley. Ogni tanto mi emoziono anche a pensare a come questo periodo strano abbia unito tutte le famiglie, costringendole a stare insieme, a casa. Io ho scelto di dedicarmi ai miei figli già tanti anni fa, ma penso a quanto ora i genitori che lavorano di solito fuori casa possano stare di più con i loro figli. Può essere frustrante per tutti ma è anche molto bello. Ogni tanto però vorrei scappare, mi sento stanca, ora siamo anche insegnanti e il ritmo della giornata è scandito sì da tante attività ma svolte sempre tra le stesse mura. È come un eterno weekend che non vedi l’ora che finisca. Ma poi mi fermo un attimo e penso a quanto sono grata per la famiglia che abbiamo costruito. I due piccoli sono inseparabili, e nonostante i 4 anni di differenza vivono davvero l’uno per l’altro. Apo ha la scuola e le sue passioni musicali. Peccato finire la terza media così senza celebrazione ma per fortuna rimane nella stessa scuola l’anno prossimo. Quando sento questa felicità profonda fatta davvero di piccole cose, quelle forse che avevo sempre dato per scontato, mi sento davvero ricca di tutto quello che mi serve: la mia famiglia. Poi però mi sale la malinconia, per le persone che soffrono in questo momento, che hanno perso qualcuno o che devono curare i malati. Penso alla mia famiglia in Italia e ai miei più cari amici. Penso al senso di averli abbandonati. Forse non c’è, anche se i miei figli sono felici qui. Penso alla solitudine di chi sta morendo da solo. Questa è la cosa che più mi spaventa di questa malattia, la separazione dai propri cari, il rimanere da solo in un posto che fa paura come l’ospedale, il doversi isolare da tutti per tanti giorni. Io non amo stare da sola, anche se ho bisogni dei miei silenzi, ma se soffro ho bisogno di avere a fianco persone di cui mi fido e che amo. E così credo che tutti ci sentiamo un po’ persi, cercando le cose positive e cercando di non farci trasportare dai pensieri negativi: l’incertezza sul futuro, la distanza tra le persone. Torneremo ad abbracciarci? ci fideremo ad avvicinarci a degli sconosciuti in un negozio? Come si sentiranno i nostri bambini a tornare alla vita normale dopo mesi? Con la meditazione ho imparato a concentrarmi sul presente, forse non ho ancora imparato del tutto, ci vogliono anni, ma ogni mattina cerco e spero di alzarmi con la giusta energia per affrontare la giornata e pensare a una cosa che mi rende felice. Oggi per esempio sarà la pizza fatta in casa.