Riapriranno le scuole dal vivo o online?

È significativo il dibattito sulla riapertura della scuola e avevo già iniziato a parlarne in questo precedente post e nello studio a cui avevo partecipato pubblicato sulla rivista Tecnica della scuola. In quell’occasione avevo analizzato la riapertura della scuola in diversi paesi Europei e non solo. Come sapete intorno a Maggio/Giugno hanno riaperto le scuole in una ventina di Paesi e a fine Maggio il Global Center of Development rilasciava uno studio di cosa fosse successo. Importante da dire che i Paesi che avevano riaperto le scuole avevano superato il picco e avevano riaperto principalmente gli asili e le elementari. In alcuni casi, come in Sud Corea era capitato di dover richiudere alcune scuole per l’insorgenza dell’infezione. Alcuni piccoli focolai si erano creati in Vietnam e la situazione dava preoccupazione in Madagascar. In generale però pochi Paesi hanno osservato un cambiamento con l’apertura delle scuole, il che è rassicurante. Difficile però capire i veri effetti in quanto l’apertura delle scuole era coincisa con l’apertura di alcuni business come i ristoranti, le palestre, etc.

Le linee guida nei vari Paesi sono piuttosto diverse, più o meno rigide, ma è anche piuttosto complesso secondo me compararle viste le diversissime caratteristiche culturali. Comune è l’aumentato controllo dell’igiene personale e frequenza di pulizia della scuola. La maggior parte delle scuole adotta il distanziamento sociale dei bambini (per lo meno dove possibile, o comunque è incoraggiato), l’uso degli spazi all’aperto (se ci sono), le mascherine, gli ingressi scaglionati, etc. Sicuramente un grosso impegno dal punto di vista organizzativo ed economico per le scuole. Questa tabella creata dal Learning Policy Institute di Palo Alto mostra alcuni esempi significativi.

Un esempio di grande controllo della pandemia è Taiwan dove le scuole non hanno praticamente mai chiuso se non magari localmente e per breve tempo. Ricordo che Taiwan ha bloccato le frontiere quasi subito però e pare che la gente sia molto ligia nell’uso di mascherine etc. Come potete leggere dalla tabella le regole sono molto precise e rigide e sono simili a quelle implementate dalle nostre due scuole private qui in California (sperando che riaprano). Forse ci sembreranno troppo rigide ma i miei amici Taiwanesi ne sentono molto la mancanza, hanno vissuto la Sars loro e sono convinti che siano l’unica arma per tornare a una vita normale.

In tutto questo comunque parliamo di riaperture durante la primavera/estate col vantaggio quindi di un clima mite almeno nei Paesi citati e durante la discesa della curva dei contagi (per me, non addetta ai lavori, è comunque un dato significativo). Solo il Sud Africa, che tra l’altro è in inverno ora, come accennato nell’articolo del Global Center of Development aveva riaperto quando i casi stavano ancora aumentando ed ecco la situazione aggiornata al 1 Luglio: 968 scuole hanno dovuto chiudere e 2400 insegnanti e 1260 studenti sono risultati positivi. Misure come mascherine, controllo della temperatura all’ingresso e distanziamento sociale sono implementati ma la situazione del paese stava già peggiorando.

Continuo a leggere, studiare, cercare studi ma ancora la situzione non mi è chiara. Fino ad ora anche i bambini non sono stati molto testati, chiusi nel lockdown. Certo ci sono già studi rassicuranti, citati ormai dappertutto ma sono piccoli campioni e poi comunque ce ne sono altri che smentiscono o comunque preferiscono aspettare di avere più chiarezza di dati. Per esempio in California il 4 giugno si registravano 202 casi nei child care centers fino a 12 anni mentre il 12 luglio erano 998. Un quinto di questi casi erano bambini, un terzo persone dello staff e il resto erano genitori o persone vicine alla famiglia. Solo 658 dei 38,113 child care centers hanno riportato casi, circa uno o due per centro. Il che fa pensare che il virus arrivi da altrove e non giri nella scuola. Ma il California Department of Social Services non ha riportato i numeri esatti per centro e non rilascia interviste sul tema. Da notare anche come negli asili sia difficile mettere in piedi misure come distanza sociale, mascherine, etc. Interessante per esempio sarà leggere anche questo studio del National Institutes of Health (guidato dal dott. Fauci), lo Human Epidemiology and Response to Sars-CoV 2 (HEROS), che studierà i “pattern” di trasmissione del virus seguendo 2000 famiglie per sei mesi per capire anche meglio il ruolo del bambino nella trasmissione o sviluppo del virus, i primi risultati si avranno a Novembre.

I miei dubbi sono riassunti bene in questo articolo. È aggiornato all’8 Luglio. Fa un bell’excursus di tutto ciò che è successo dove hanno riaperto le scuole, come i vari Paesi hanno reagito all’insorgenza di casi (chiusura totale della scuola, parziale, quarantene dei contatti, tracing, etc…), quali misure di precauzione hanno utilizzato, situazione di contagi della città/Stato. Anche qui si fa riferimento a vari studi in cui si dimostra (su campioni però non grandissimi) che i bambini piccoli (fino alle elementari) non sembrano essere untori del virus, si possono ammalare sì ma principalmente dagli adulti in famiglia e poi non lo passano in modo significativo tra i compagni. Ragazzi delle medie e del liceo invece potrebbero essere più contagiosi. Sappiamo tutti però che la scuola è un luogo di incontro di tante persone, adulti e piccoli per questo misure per esempio di divieto di ingresso di altri adulti se non lo staff o aggrruppamento dei bambini in piccoli gruppi, classi dimezzate, etc. sono tutte misure utili. Il punto chiave riportato è quanto il grado di diffusione del virus nella comunità locale possa influenzare la riapertura delle scuole. Questo aspetto è stato ribadito anche ieri dal Dott. Fauci nella su intervista con Mark Zuckember su Facebook e anche dall’Associazione Pediatri Americani in questa intervista. Questi ultimi tra l’altro hanno scritto un bel manifesto sulla riapertura delle scuole che vi invito a leggere, lo trovate qui. Anche loro sono convinti dell’importanza di tornare a scuola, i bambini ne hanno bisogno, soprattutto quelli più disagiati e con disabilità ma comunque è un diritto di tutti e le conseguenze psicologiche si faranno sentire se l’assenza sarà troppo prolungata. Ne ho parlato nel mio precedente post e ne parlerò ancora, avevo trovato almeno 18 studi che raccontavano come i bimbi soffrano maggiormente di ansia e depressione, per non parlare dell’aumento del diabete, obesità, abusi in famiglia. I risultati di apertura delle scuole con meno successo sono quelli in cui la curva della regione in cui erano inserite non era in discesa. Inoltre gli insegnanti sono molto spaventati e i Sindacati di molti Paesi stanno lottando con forza per evitare il ritorno in classe dal vivo. Ci sono poi tantissime situazioni in cui il distanziamento sociale a scuola può essere molto difficile da implementare, richiederebbe tanti investimenti. Nella mia piccola esperienza però vedo le scuole private lavorare su questo da Marzo, sia dal punto di vista della strastegia che dell’implementazione mentre le scuole pubbliche semplicemente attendere (parlo di San Diego), forse anche perchè già sanno che non hanno abbastanza fondi per mettere in atto le linee guida. E qui potete leggere proprio su questo argomento, il gap tra scuola pubblica e privata. Qualche settimana fa si parlava di sistema ibrido dando la possibilità alle famiglie di scegliere. Come risultato alle Survey che hanno mandato pare che comunque circa metà delle famiglie non manderebbe i bambini a scuola il che aiuterebbe per la riduzione degli studenti nelle classi.

Quindi è chiara la situazione? no. Si possono confrontare in modo omogeneo i vari Paesi? secondo me non tanto, però serve per farsi un’idea. E da mamma voglio approfondire. Bisogna ragionare sulla realtà locale, le risorse, la capacità economica e di organizzazione locale. Il tempo stringe, non si può improvvisare. Come esempio volevo mostrarvi come si è organizzata la nostra vecchia scuola privata Montessori di Palo Alto, in California, la Bowman School. Ha riaperto lunedì, quando nel nostro Stato i casi stanno ancora aumentando anche se meno lì nel nord e più qui da noi al Sud. È un esempio interessante anche se è una scuola piccola, quindi è tutto molto più facile. Metà delle famiglie comunque anche lì hanno deciso di rimanere a casa e continuare con la didattica a distanza di cui parleremo in un altro post. Questo è il video che hanno fatto vedere con le procedure in atto. Si considerano in Fase 2 (apertura limitata), cioè il Dipartimento della Salute permette di riaprire, aprono solo metà giornata, mascherine N95 per lo staff (le vostre PP2), sopra i 6 anni mascherine obbligatorie, 12 studenti massimo per classe, piccoli gruppi in classe con social distancing, lavaggio mani, controllo temperatura, parte dello staff lavora da casa, gli studenti a casa continuano il lavoro a distanza.

Oggi anche il Governatore della California ha ribadito l’importanza di monitorare la situazione locale e ha imposto regole molto rigide alla riapertura sia per scuole private che per pubbliche. Bowman School di cui vi ho parlato sopra ricade ancora in queste regole e quindi rimarrà aperta nonostante la sua county sia all’interno di quelle definite critiche in cui le scuole non riapriranno (se non la obbligano a chiudere nei prossimi giorni). Brevemente ecco le linee guida:

  • mascherine obbligatorie dalla terza elementare in su e anche per staff e maestre per i più piccoli è incoraggiata (in realtà anche nella scuola citata la usano dai 6 anni in su).
  • lo staff deve stare 6 feet distanti ma gli studenti no, anche se la distanza è incoraggiata.
  • una scuola per riaprire deve essere in una zona (county) dove i casi diminuiscono da almeno 14 giorni ed essere in regole con le linee guida.
  • se il 5% degli studenti/staff sono positivi in una classe la classe viene chiusa e messa in quarantena.
  • se il 5% di studenti/staff nella scuola sono positivi la scuola viene chiusa e messa in quarantena.
  • Se il 25% dell scuole in un distretto hanno il 5% di casi positivi tutto il distretto viene chiuso.
  • lo staff deve essere testato ogni 2 mesi e metà staff ogni mese
  • maggiori pulizie, igiene personale (lavaggio mani di bambini e insegnanti) e ventilazione delle aule.
  • diluizione degli ingressi ad orari diversi.
  • protocolli di ingresso, percorsi univoci, etc.
  • controllo temperatura e screening all’ingresso.
  • no genitori o altri adulti nel campus.
  • piccoli gruppi di bambini che non cambiano.
  • no alle bande o ai cori 🙁
  • utilizzo di aree all’aperto, banchi a distanza, limitazione di scambio di giochi o materiali.
  • piano di azione in caso di malattia di uno studente/staff.

La scuola elementare dei mei due figli più piccoli ha messo in piedi procedure simili ed è pronta a riaprire anche se tutto il distretto di San Diego riaprirà online a Settembre. È la fortuna di essere una realtà piccola e in grado di prendere decisioni velocemente. Ma ad oggi non potrebbe comunque viste le nuove direttive del Governatore.

E in Italia? la situazione lì mi pare assestata, la curva è quasi a zero. Secondo tutte le considerazioni precedenti non vedo perchè la scuola non dovrebbe aprire con un piano di precauzioni minime, quelle realizzabili, e la definizione di livelli di rischio che man mano porterebbero a irrigidire le misure o ad andare online nei momenti più critici. Con azioni mirate si potrebbe ridurre le chiusure sia nel tempo che nella quantità (magari solo una classe, o solo una scuola etc..) in caso di emergenza. Secondo me due sono i punti chiave: grado di rischio nella comunità, misure di protezione per rassicurare e prevenire. Non aprire a priori quando si hanno una manciata di casi positivi non ha senso, E infatti oggi il Ministro Azzolina ha annunciato che il 14 Settembre le scuole riapriranno. Direi che noi in California siamo in una fase ben diversa purtroppo.

Continuerò comunque a monitorare la situazione e parlare di questo argomento che mi sta a cuore. Stay tuned!