Due anni e dice sempre ‘no papà’

La nostr bambina di 2 anni e qualche mese da un po’ di tempo rifiuta spesso il suo papà: se si sveglia di notte, per addormentarsi, per fare la pipì, per vestirsi, ma anche per cose banali tipo riempire il bicchiere dell’acqua, ecc. Preciso che mio marito con lei è fantastico, solo che uscendo la mattina alle 7 h. (!) e tornando 10 ore dopo spesso è molto stanco. secondo me lei lo fa per ripicca visto che lui non c’è oppure quando c’è spesso si isola per rilassarsi. Ma magari invece che ripicca è un momento di mammite fisiologica. Vorrei appunto un confronto con altri genitori. Mi dite se vi è successo, vi succede? GRAZIE

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Ciao, ti allego un articolo che avevo pubblicato qualche tempo fà..anche mia figlia di quasi 2 anni ripete sempre NO..ma è una fase…cmq leggi qui…ciao

Il periodo dei no

Sui due anni di età (ma ci sono quelli che incominciano a 18 mesi e altri che ritardano fino a tre anni), presentano testardaggine, sono cocciuti, disobbedienti.

Molti bambini sui due anni di età (ma ci sono quelli che incominciano a 18 mesi e altri che ritardano fino a tre anni), presentano testardaggine, sono cocciuti, disobbedienti; non stanno tranquilli, sono invadenti, rumorosi, impulsivi, non riescono a stare fermi su un gioco più di qualche minuto, reagiscono comunque a qualsiasi tentativo di dialogo anche del genitore più paziente. In una parola, sono entrati nei “terribili due anni”.

Questa è una fase normale dello sviluppo del bambino: tutti praticamente passano nel periodo del “no” a tutti i costi, è un transito obbligato sulla via dell’indipendenza. Alcuni più cocciuti di altri sono quelli che hanno un comportamento più difficile: spesso appartengono a questa categoria quei piccini che, nei primi mesi di vita, hanno sofferto di coliche o hanno presentato pianto ricorrente e tensione ad ogni situazione nuova. Talvolta i genitori non sanno come comportarsi nei confronti del bambino che passa attraverso i “terribili due anni” e, di conseguenza, alcuni hanno atteggiamenti troppo rigidi, altri ripongono eccessive attese nei confronti del comportamento del bambino. Fortunatamente tutti i bambini, dopo questa fase, entrano in un periodo di maggior disponibilità al dialogo.

Che cosa fare? Verso i due anni il bambino scopre di poter dire di no alle richieste delle persone che gli stanno intorno, anche quando le proposte sono piacevoli; si diverte e gioca sul rifiutarsi di fare qualsiasi cosa, dal vestirsi, a fare il bagnetto, a mettersi il pigiamino, a dover andare a letto. Un comportamento siffatto dura per circa un anno: bisogna perciò aver chiara la situazione e sapere come gestirla per non rimanere frustrati davanti a tanta negatività del bambino. Di seguito troverete qualche utile consiglio per superare questa terribile fase. Non considerate un affronto personale i no di vostro figlio Quando il bambino dice no, vuole dire: “devo proprio?”, “sei sicura che devo fare questa cosa?”. Non c’è mancanza di rispetto nella sua negazione, non vuole darvi fastidio: i “no” gli servono invece per sviluppare la sua indipendenza, la sua identità. Prendetela con filosofia e con humour, non arrabbiatevi! Non applicate punizioni per i suoi “no”

La punizione dovrebbe riguardare il comportamento del bambino, non la sua esternazione verbale. Ignorate i suoi no e non mettetevi a discuterne il motivo: non fareste altro che prolungare i suoi rifiuti verbali. Concedete delle opzioni al bambino che continua a dire “no” Questo è il modo migliore per sviluppare il suo senso di libertà e di decisione; potrebbe essere motivato a cooperare. Alcuni esempi: “vuoi fare il bagno o preferisci la doccia?”, “vuoi portare con te l’orsetto Tom o preferisci la tartaruga Tea?”, “quale libro ti vuoi portar dietro dai nonni?”, “a merenda vuoi una mela sbucciata o un succo di arancia?”, “preferisci questo vestitino o la tuta da ginnastica?”, “vuoi andare in cortile a giocare o stare in camera tua?” e così via. Davanti a un compito che il bambino non vuole eseguire, si può dire: “vuoi farlo velocemente o piano, piano?”, oppure, “lo faccio io o lo vuoi fare tu?”. Se il bambino si trova davanti delle possibilità di scelta, compierà buoni passi verso il momento della cooperazione. Non date al bambino alternative davanti a certe situazioni Certe regole non devono essere discusse: situazioni a rischio di pericolo, oppure andare a letto, alla scuola materna, fare il bagno non ammettono deroghe. Non concedete alternative quando sapete bene di non poterle rispettare. Piuttosto formulate la vostra richiesta, se ci sono resistenze, in questo modo: “mi dispiace, ma devi andare a letto”.

Evitate invece modi troppo imperativi tipo: “vai a letto!”, “fai subito quello che ti ho detto!”. Dategli tempo per passare da un’attività ad un’altra Se sta divertendosi ad un gioco e deve interromperlo per un motivo valido, evitate di farlo smettere di colpo, ma lasciategli il tempo necessario: avvisatelo almeno 4-5 minuti prima di fargli cambiare attività. Non create regole su tutto Più sono le regole cui attenersi, più difficile è il seguirle tutte. Evitate di insistere su regole non fondamentali, lasciate perdere di farvi ubbidire su tutto. Evitate che vostro figlio si senta costantemente controllato, fate in modo che, nella giornata, siano maggiori i messaggi positivi su quelli negativi: non potete continuamente dire “non fare questo, smettila di toccare quello”, etc. Evitate di rispondere alle richieste di vostro figlio con eccessivi “no” Cercate di essere disponibili, di rispondere con modi interlocutori, tipo: “aspetta, fammi pensare”. Se concedete qualcosa al bambino, realizzate subito il suo desiderio in modo da renderlo felice, non aspettate a dir di sì dopo che si mette a frignare. Se dovete invece rispondere negativamente, dite: “mi dispiace, ma non è possibile” e fornitegli anche un perché, ovviamente legato al suo grado di comprensione

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Chiara, anche mio figlio fa la stessa cosa. Ha iniziato con un rifiuto del papà durato per alcuni mesi e poi è passato a un rifiuto verso di me che ora è a tratti alterni. Io credo siano modi per attirare l’attenzione e per esprimere un disagio quando magari vede meno uno dei due genitori. Per esempio a me capita spesso di andare a prenderlo dalla nonna e di essere completamente rifiutata con mio figlio che mi dice che è arrabbiato perchè sono andata a prenderlo e non mi vuole assolutamente.

Quest’estate non mi voleva mai e voleva solo il papà perchè finalmente in vacanza lo aveva tutto per sè. Ti dirò che alle volte ci sono rimasta male per questo atteggiamento, ma è sbagliato mettersi al suo livello, bisogna solo sdrammatizzare o ignorare tanto poi passa. Per andare a dormire per esempio cerchiamo sempre di alternare un giorno uno un giorno l’altro in modo che lui non si impunti a rifiutare un genitore facendo i capricci.

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Ciao Chiara. Secondo me non si tratta dei famosi “terribili 2 anni”, infatti a quanto dici la piccola nn rifiuta qualsiasi cosa a priori, sta solo manifestando una forte preferenza x la sua mammina e mi sembra normale, tenendo conto di quanto poco vede il papà. Magari non si tratta di ripicca ma proprio di forte attaccamento a te x’ probabilmente x lei sei un punto di riferimento. Secondo me è solo una delle tante fasi che vivono i ns bimbetti, momenti che col tempo passano… Mattia, che ha 2 anni e mezzo, va a fasi alterne, ci sono dei momenti in cui vuole solo me e altri che invece vuole solo il suo papà… a seconda della luna… Noi non diamo troppo peso a questi atteggiamenti e cerchiamo di non farci vedere offesi e di assecondarlo. O magari facciamo la stessa cosa in due, x esempio: la sera uno lo spoglia e l’altro gli mette il pigiama, magari se vuole un bicchiere d’acqua il papà glielo può riempire e tu glielo dai, i vestiti può magari prepararglieli il papà e tu glieli metti. Oppure un’alternativa potrebbe essere di farti vedere impegnata e spiegarle che al momento non puoi esserle d’aiuto ma che può chiedere una mano a papà che sarà ben contento di fare qualcosa x lei. Importante è che papà non si senta meno amato, presto la sua bimba si ri-innamorerà di lui 😉