Interviste: domande a una mamma, ex allieva di una scuola steineriana (metodo rudolf steiner) a milano

I cosiddetti metodi scolastici “alternativi” mi hanno sempre affascinato. Entrambi i miei figli frequentano una scuola Montessori (asilo ed elementari) ma anche la filosofia di Steiner, seppur considerata anche più estrema, mi ha sempre incuriosito molto. Ho visitato una volta la Scuola di Milano e l’ho trovata piuttosto particolare.

Finalmente ho conosciuto una mamma che l’ha frequentata a lungo e per questo ho pensato di intervistarla. Si può condividere o meno il metodo ma saperne un po’ di più da una persona che l’ha vissuto in prima persona non fa mai male.

Ciao Marta, grazie per aver accettato di essere intervistata da WhyMum.it. Innanzitutto vuoi dire due parole su di te e raccontarci per quanti anni hai frequentato la scuola Steineriana e dove?

Ciao Pipa e ciao alle lettrici! Ho 33 anni, sono nata e cresciuta a Milano, da un anno ho un bimbo di nome Davide e da cinque mesi ci siamo trasferiti, al seguito di mio marito, in California. Prima di fare la mamma a tempo pieno mi occupavo di informatica come sviluppatrice software.

Ho frequentato la Scuola Steineriana di Milano (via Clericetti) per dieci anni, ovvero per due anni di asilo e poi per la durata della scuola dell’obbligo.

Raccontaci brevemente in cosa consiste la filosofia Steineriana e quali sono i punti cardine di una scuola che segue questo metodo.

La Scuola nasce dalle indicazioni e dalle idee sull’educazione di Rudolf Steiner, un pensatore e filosofo austriaco attivo in svariati ambiti nei primi decenni del novecento. Per quanto riguarda la pedagogia, il bambino con le sue peculiarità viene messo al centro dell’esperienza formativa, con particolare attenzione al suo stadio di sviluppo e all’armonia di tutte le componenti della persona. Questo significa, nel concreto, una scuola molto diversa da quella pubblica: ad esempio per gli 8 anni della scuola dell’obbligo si viene seguiti principalmente dallo stesso insegnante, che viene negli anni affiancato da quelli delle varie materie introdotte nel tempo. C’è molta cura e attenzione verso l’atmosfera della scuola e delle aule, che sono decorate con colori soffusi e delicati, e materiali naturali. Questa dell’atmosfera è forse una delle prime cose che si nota entrando in una scuola steineriana. Si seguono lezioni di lavoro manuale (cucito, lavoro a maglia, ricamo), falegnameria, tecniche di modellizzazione della creta, euritmia (una particolare forma di movimento nello spazio che accompagna parole e/o musica). Si impara a scrivere “dall’origine” con la penna d’oca, poi col pennino e infine con la stilografica. L’inglese viene introdotto in prima elementare, il tedesco in terza. I libri di testo arrivano invece negli ultimi anni del percorso, prima i bambini utilizzano dei quadernoni su cui scrivono e illustrano quanto spiegato dal maestro. è anche una scuola che richiede un impegno e un coinvolgimento da parte di tutta la famiglia, decisamente maggiore di quello di un sistema più tradizionale. Per quanto riguarda la filosofia steineriana, devo essere onesta: nonostante io sia nata e cresciuta in una famiglia di antroposofi (ovvero coloro che seguono la filosofia di Steiner), non sono, ahimé, per niente preparata sull’antroposofia in sé, come pensiero teorico, quindi non mi ritengo abbastanza preparata per risponderti.

Come ti sei sentita quando ti sei dovuta immergere nella scuola tradizionale alla fine del percorso steineriano? 

Avevo 14 anni, età di grandi cambiamenti per chiunque, e non vedevo l’ora di spiccare il volo verso il mondo esterno. Tra le altre cose, ai tempi la scuola di Milano non era legalmente rionosciuta, quindi avevo avuto un assaggio di scuola pubblica agli esami di terza media, che avevamo svolto da privatisti in una statale. Credo che per me fosse proprio arrivato il momento di “lasciare il porto sicuro” ed ero molto felice e curiosa; mio fratello, invece, ha proseguito e concluso il liceo alla Steiner ed è stato anche lui felice della sua scelta.

Molti pregiudizi sulla scuola steineriana si basano sulla sua nomea di scuola che accoglie famiglie piuttosto benestanti in cerca di metodi alternativi. Cosa ne pensi?

Certamente la scuola steineriana, al pari delle altre scuole private, è una scuola che costa, e non poco. Questo però non significa necessariamente dividere la classe solo coi figli dei ricchi, anche perché spesso i ricchi (soprattutto a Milano) scelgono istituzioni più di prestigio (San Carlo, Salesiani eccetera). Ai miei tempi erano rappresentati un po’ tutti i tipi di famiglia: di certo c’erano papà imprenditori e famiglie molto affluenti, come anche mamme single che vivevano nelle case popolari e papà che facevano i camionisti. Poi sono arrivate le ragazze Berlusconi e diciamo che si sono accesi i riflettori in questo senso. Mi sembra che ora le famiglie che frequentano la scuola di Milano siano certamente più alternative “a tutto tondo” rispetto gli anni ’80, e in maniera forse più uniforme, senza eccessi né in ricchezza né in povertà.

Sei a conoscenza delle differenze rispetto a una scuola Montessoriana?

Da quando ho avuto Davide, ho iniziato a leggere un po’ a livello di pedagogie e quindi anche di Montessori, ma non sono certo esperta. Mi sembra di aver capito però ad esempio che, nel metodo Montessori, il gioco del bambino sia sempre visto come uno strumento di integrazione delle conoscenze del bimbo rispetto al mondo degli adulti, quindi, parlando dell’età da asilo, che non esistano giocattoli con cui “fare finta di”, ma materiali pensati per le varie età e che hanno un utilizzo ben codificato, mentre alla scuola steineriana viene dato molto spazio al gioco “di fantasia” (permettimi la semplificazione), alle fiabe, alla musica e all’arte eccetera. Inoltre l’apprendimento secondo Montessori delle abilità come scrittura, numeri eccetera avviene già in età prescolastica (e mi sembra che questo piaccia molto nel mondo aglosassone), mentre per Steiner la scrittura arriva dopo i sei anni, spesso anche a sette. Infine forse la differenza che forse mi è più saltata all’occhio: nelle Case dei Bambini Montessori l’insegnante ha una funzione, se non ho inteso male, di supervisore e i bambini scelgono da soli come e su cosa lavorare, mentre alla scuola Steiner è una figura più simile a quella che normalmente associamo alla parola insegnante.

Sono consapevole di aver probabilmente semplificato molto e ci sono sicuramente altre divergenze tra i due metodi: resta il fatto che non credo sia un caso che sia Montessori sia Steiner abbiano operato a livello pedagogico più o meno nello stesso periodo storico, ovvero un periodo in cui finalmente si iniziava a riconoscere ai bambini una dignità in quanto tali. Tutti e due hanno avuto il merito di aiutare a minare quel concetto del bambino come “essere da correggere” che era comune all’epoca, e di evidenziare come esso vada adeguatamente accompagnato alla scoperta di sé e del mondo.

Come si coniuga il concetto di libertà con quello di disciplina? Com’è l’impostazione della scuola steineriana rispetto a questi due concetti?

Non sono certa che la mia esperienza basti per rispondere a una domanda di così ampio respiro: credo che la persona più indicata sarebbe un insegnante piuttosto che un’ex allieva. Ad ogni modo, personalmente non ho mai percepito né una sensazione di eccessiva libertà né il suo opposto. Credo che forse i bambini di sei, sette anni siano naturalmente predisposti a rispettare e seguire ciò che dice e fa il maestro di classe, come del resto immagino avvenga in una scuola tradizionale. Se si faceva chiasso venivamo richiamati all’ordine ovviamente, e c’erano compagni più o meno vivaci; il maestro si fermava, trovava il modo di capire quale fosse l’inciampo, di solito tutto si risolveva con un sorriso da parte di tutti, e si andava avanti.

Immagino ti sia comunque confrontata con amici inseriti nella scuola tradizionale durante la tua infanzia, ti sei mai sentita o ti hanno fatto sentire “diversa”?

Ti dirò, tra bambini il fattore prevalente era la curiosità: la nostra verso le scuole “normali” e quella degli alunni di queste ultimi verso la nostra, con queste strane materie, senza libri, senza voti. Gli scambi erano sempre sul genere del “nella nostra scuola si fa questa cosa, da voi esiste?” Questo soprattutto alle elementari: alle medie eravamo ormai coscienti di far parte di una nicchia e di come funzionasse la scuola pubblica, più o meno. I giudizi e le perplessità arrivavano invece più spesso da parte degli adulti: prima che si creasse la fama di scuola per figli di benestanti, infatti, la nomea della Steiner era quella della scuola per persone… diciamo non particolarmente dotate, probabilmente perché capitava di avere in classe qualcuno che nella pubblica era stato considerato “irrecuperabile”. E quindi chi ci guardava con un po’ di sufficienza erano più che altro i grandi. Una delle mie maggiori soddisfazioni è stata far ricredere sull’educazione ricevuta alla steineriana il mio prof di italiano del biennio al liceo 🙂

Hai sentito delle lacune o forti differenze sulla parte accademica? 

Sinceramente? Il primo anno di liceo ho vissuto praticamente di rendita. Dopodiché, in seconda, ho dovuto ovviamente iniziare a studiare sul serio! Come accennavo sopra, in terza media (ottava classe, come si dice alla Steiner) son stati introdotti i libri di testo ed eravamo quindi abituati a questo metodo di studio. A livello di preparazione e di conoscenze, nessun problema.

Ora che vivi in America mediti un inserimento di tuo figlio in una scuola Steineriana americana?

Certamente. Anche perché proprio qui in Bay Area c’è la Waldorf School of the Peninsula, che è una realtà consolidata da anni. (A tal proposito, sul loro canale YouTube è presente un corto introduttivo che probabilmente aiuta un po’ nella comprensione di come possa essere una scuola Steineriana per chi non ne ha mai vista una: http://www.youtube.com/watch?v=B-ZSeepDmPE ) E poi sono molto curiosa di capire come vengono coniugate le particolarità di questo metodo con il sistema scolastico americano che, come sappiamo, specialmente dal liceo diventa molto competitivo.