La scuola deve essere dura per insegnare bene?

Avendo 39 anni i miei ricordi di scuola risalgono ormai a molti anni fa, comunque qui tra le espatriate si parla molto dei metodi scolastici. Soprattutto in questo posto dell’America i genitori sono molto interessati al rendimento scolastico dei propri figli e quindi scelgono le scuole in base ai loro “score” fino dalle elementari. Io ricordo le mie elementari come piacevoli, le medie un po’ più impegnative e il liceo durissimo. Anche ai miei tempi si sceglieva il liceo e la sezione dove gli insegnanti erano più severi. Forse è per questo che oggi mi sento più morbida e non vorrei vedere i miei figli soffrire troppo sempre sui libri ma anche fare sport, imparare divertendosi, etc. Non so se la mia reazione però è troppo eccessiva e poi finisce che porto i miei figli a non prepararsi adeguatamente e a non imparare il senso del dovere. 

Io, in realtà, credo che anche se si va a scuola senza il terrore si può imparare molto e con piacere. La scuola Motessoriana sembra così, anche se poi bisogna vedere l’impatto di arrivare in una Media normale. 

Nel mio liceo fioccavano i due, ricordo bene. Ma così un ragazzo che non ha tanta voglia non viene umiliato ancora di più e perde ancora di più la voglia? Poi non c’era molto tempo di fare sport, io facevo i salti mortali dato che ero pure nell’agonismo. Vedo per esempio mio nipote in terza elementare deve studiare così tanto tutti i pomeriggi che per lo sport ha solo un giorno alla settimana.

Che ne pensate? 

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io mi chiedo se ci sia davvero così bisogno di riempire tutte le ore dei nostri figlio con 800 attività: nuoto, calcio, danza, inglese, pianoforte, violino, tennis. e qualche ora dedita alla noia, al gioco libero, alla lettura? a me sembra che negli ultimi anni si sia registrato un trend che vede l’horror vacui dove però il vacuum viene confuso con il tempo libero e con la mediocrità. ed ecco dunque spingere i figli a fare di tutto e di più per farlo emergere ed eccellere, creando dei bambini stressati, competitivi e poco capaci di gestire le frustrazioni, educati nel mito di valere solo se si è “speciali”.

la scuola deve formare, deve preparare i ragazzi e i bambini, insegnare un metodo. onestamente, per come vedo i miei nipoti, la scuola si limita a caricare di compiti senza formare. sono di una ignoranza abissale, il programma è ridicolo e il metodo del tutto inesistente. sento e vedo tanti i cui genitori si mettono la sera a fare i compiti, ma non esiste! quando sarà il momento, se mio figlio avrà difficoltà io gli spiegherò ma poi i compiti li farà da solo e io li controllerò alla fine, se lo scorda che io li faccio al posto suo come di fatto accade. e se non li farà… bene, si prenderà la punizione e la volta dopo si darà una mossa.

si tende troppo a proteggere i figli, e questo non va bene, non fatto in modo scriteriato e da chioccia ansiosa: così non li aiutiamo, anzi, li mettiamo in difficoltà facendo i genitori spazzaneve. se non si impara a gestire le prime piccole difficoltà si cresce fragili e incapaci di prendere le redini della propria vita

Mela
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Penso che ai nostri tempi (parlo come una novantenne!) la scuola fosse troppo “morbida” e non si sfruttasse a pieno il potenziale che si poteva raggiungere. Ricordo che, avendo una maestra unica, i compiti non si accavallavano mai: o c’era da fare italiano o matematica. Invece ora sarà sì più dura, però vedo che s’impara molto di più. Nonostante mio figlio sia un DSA e quindi si stanca moooooolto più facilmente degli altri, studia minimo 2 ore al giorno, sennò di media siamo sulle 3 ore abbondanti. Tutto questo rende, come ti dicevo, si è classificato per fare le semifinali per le nazionali di matematica. Lui riesce a fare sport due volte a settimana, una volta catechismo e altre 2 volte stiamo con gli amichetti a casa (quand’è caldo andiamo al parco), poi tutta l’estate andrà giornalmente in piscina (un’ora di nuoto e un’ora di gioco nell’acqua, 5 volte a settimana). L’importante è motivarli: oggi gli ho promesso che domani, se farà i compiti velocemente (quindi in 2 ore), lo porterò a correre in bici prima di riprendere la sorella all’asilo. Sono convinta che l’impegno continuo porti i suoi frutti, anche se adesso questo non lo capisce perché ha solo 9 anni, col tempo sono certa che tutto questo allenamento porterà beneficio. Quindi la mia risposta è sì; sì alle maestre rigide, sì al continuo confronto, sì allo studio continuo. Non tralascio assolutamente il gioco, la creatività e i videogiochi, però, purtroppo siamo in un mondo competitivo e questo, anche se mi addolora dirlo, lo deve capire da subito. Se i miei genitori mi avessero seguito come faccio io con lui, certamente sarei arrivata dove avrei voluto invece di accontentarmi come sto facendo ora. Io gli dico sempre: io ti aiuto, cerco di spianarti la strada, ma poi te la dovrai cavare da te. E poi aggiungo: io e tuo padre ti faremo il più grande regalo che si può fare ad un figlio: tu potrai scegliere la tua strada, coltivare le tue inclinazioni e sceglierti il lavoro che ti piace di più, ma per fare questo dovrai sempre essere brillante e preparato. So che mi beccherò dei voti negativi, ma ho espresso la mia idea e, dai risultati, credo che sia la strada giusta.