I bimbi che svolgono attività guidate ottengono migliori risultati…..

 risultati di due studi

Crescere in un ambiente stimolantefa bene al corpo e alla mente

I bimbi che svolgono attività guidate ottengono migliori risultati nei test di memoria e progrediscono più velocemente nel linguaggio e nelle abilità matematiche

i risultati di due studi

Crescere in un ambiente stimolantefa bene al corpo e alla mente

I bimbi che svolgono attività guidate ottengono migliori risultati nei test di memoria e progrediscono più velocemente nel linguaggio e nelle abilità matematiche

  (Emblema) MILANO – Crescere un bambino in un ambiente fisicamente e intellettualmente stimolante ha diverse ricadute positive sulla sua salute fisica e mentale. Secondo uno studio pubblicato di recente sulla rivista Child Development, i bimbi che frequentano il nido e che vengono coinvolti dalle educatrici in attività guidate fanno più progressi nel linguaggio e nelle abilità matematiche di quelli che si dedicano prevalentemente al gioco libero. Mentre un altro studio recente riaccende i riflettori sui benefici non solo fisici dell’attività sportiva. La ricerca, pubblicata sulla rivista Brain Research, indica infatti che i bambini più sportivi e atletici a 9-10 anni hanno un ippocampo più grande rispetto ai coetanei pigri. E ottengono anche risultati migliori nei test di memoria.

LINGUAGGIO E MEMORIA – Il primo studio è stato condotto su più di 2.700 bambini che frequentavano il nido. La ricerca indica chiaramente che i piccoli che vengono coinvolti dalle educatrici in attività di lettura e di sviluppo delle abilità motorie tendono a fare più progressi nel linguaggio e nelle abilità matematiche rispetto ai piccoli lasciati giocare in modo autonomo. Questi effetti positivi, fanno notare gli autori, sarebbero particolarmente evidenti nei bambini di famiglie di basso livello socio-economico. Gli effetti del movimento sulle abilità cognitive dei bambini sono stati invece studiati da ricercatori dell’University of Illinois. Gli scienziati americani hanno utilizzato la risonanza magnetica per misurare le dimensioni di specifiche aree cerebrali in 49 bambini. L’indagine si è concentrata sull’ippocampo, noto per il suo ruolo nell’apprendimento e nella memoria. Si ritiene che un ippocampo più grande sia associato a prestazioni migliori in una serie di prove cognitive. Nello specifico i ricercatori hanno sottoposto i bambini a un test sul tapis roulant, misurando battiti e impiego di ossigeno. In questo modo hanno potuto distinguere tra bambini più o meno in forma fisicamente. Tutti i piccoli partecipanti sono stati quindi sottoposti alla risonanza magnetica cerebrale che ha evidenziato come i ragazzini in condizioni fisiche migliori presentassero anche un ippocampo dal volume maggiore, rispetto a quello dei coetanei fuori forma. Le dimensioni dell’ippocampo sono risultate collegate anche alle abilità nei test di memoria a cui sono stati sottoposti tutti i bambini: i fanciulli più atletici hanno avuto risultati migliori in tutte le prove di memoria.

CONTROLLO DEL PESO – A spezzare un’altra lancia a favore delle ricadute positive della stimolazione fisica e intellettuale è anche un altro studio recente condotto da ricercatori tosacani e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. La ricerca, condotta su un modello animale, mostra che il gioco, l’esplorazione, la socialità – in una parola la stimolazione cognitiva – giocano un ruolo importante nella prevenzione dell’obesità, potenziando i benefici della sola attività fisica. I ricercatori hanno evidenziato che l’esposizione a un ambiente in cui siano favoriti non solo l’esercizio fisico ma anche attività tipicamente cerebrali, determina nell’ipotalamo – il principale centro cerebrale dedicato alla regolazione del metabolismo – un potenziamento della risposta dei neuroni al segnale di sazietà veicolato dalla leptina, ormone prodotto dal tessuto adiposo che agisce appunto sul cervello per sopprimere l’appetito. Questi dati indicherebbero quindi che l’ambiente in cui si è sottoposti fin dalle prime fasi della vita è in grado di influenzare le abitudini alimentari e la sensibilità alla leptina. Non si ottengono, invece, risultati così soddisfacenti attuando lo stesso tipo di stimolazione su animali adulti, a conferma che, come per molte altre funzioni, le abitudini alimentari, e i meccanismi biochimici e neurologici che le regolano, si stabiliscono in gran parte durante le prime fasi della vita.