Riflessioni sulla trasmissione

Carissime amiche, ieri ho visto ed ascoltato con attenzione la trasmissione “Quarto grado” in merito al caso di Sara, la ragazza scomparsa già da diverso tempo, ne avrete sicuramente sentito parlare. Riflettevo su alcuni aspetti: sono state lette in trasmissione diverse pagine dei diari segreti della ragazza, dove lei stessa confidava al suo animo il suo non piacersi, il fatto di essere finalmente diventata signorina, il difficile rapporto con la madre, il bel rapporto con il papà e il fratello, i primi innamoramenti, i cambiamenti fisici che tardavano ad arrivare, un essere donna che , nonostante fosse da lei stessa desiderato, le impediva di raggiungere un’adeguata autostima. Insomma il mondo interiore di questa ragazza sbandierato ai quattro venti, con esperti che parlano dei loro pareri professionali con una semplicità disarmante, senza nemmeno aver mai stabilito un qualche rapporto con la diretta interessata, che parlano di “zone d’ombra”, di personalità tipica di un’adolescente, del fatto che forse sia fuggita…di proposito, magari perchè soffocata da una madre troppo presente. Supposizioni…Mi domandavo se sia giusto rendere pubbliche delle riflessioni così personali di un’adolescente, senza chiedersi se a lei avrebbe fatto piacere, se i diari sono segreti…ai fini delle indagini posso anche comprendere, ma rendere pubblica una parte così intima di una ragazza per fare audience, per far commuovere il pubblico, per cosa? Non condivido. Inoltre non condivido nemmeno il commento della giornalista Barbara Palombelli, la quale ha insinuato freddezza nella madre della ragazza, definita una donna di poche parole da conduttore stesso, una donna che avrebbe dovuto fare un appello, un richiamo emotivo alla figlia, su comando. Ma chi sa cosa sta attraversando l’animo di quella madre? Chi può parlare di freddezza? Nessuno sa, tranne quella madre..forse vogliamo vedere lacrime, occhi rossi, disperazione attraverso urla e gesti che parlano di un dolore atroce? Ognuno ha un proprio modo di soffrire, di gioire, ha un proprio modo di essere e di reagire alle avversità della vita. Come accade sempre  più spesso, devo prendere atto della superficialità con la quale ci si approccia all’essere umano, alla sua interiorità ed emotività, parte vitale di una felicità che si sta allontanando sempre di più…