Allergia all’uovo

Davvero interessante questo articolo sul Corriere. Intervistato è il Dott. Alessandro Fiocchi. Io ero convinta fosse il primario dell’Ospedale Macedonio Melloni a Milano, nell’articolo, invece, dicono che è “responsabile dell’Unità di allergologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma”. Quindi, forse, non è quello che conosco io.

Conosco bene l’allergia all’uovo perchè il mio secondogenito ne affetto. “L’1,5-1,8% dei bambini tra 0 e 2 anni” convivono con questo problema che sembra iniziare a manifestarsi fin dai primi mesi nella pancia. Infatti, anche nei periodi in cui il bambino ancora non mangia l’uovo comunque è sposto a questo alimento, per esempio tramite il latte materno. Ricordo quando mi avevano consigliato di eliminare latticini e uova dalla mia dieta per vedere se c’era una correlazione con la tremenda dermatite atopica/ eczema di mio figlio. Io l’ho fatto male e quindi non è servito a molto. Ma la correlazione c’era eccome! 

La prima assunzione di uovo, poi, può essere subito dannosa e manifestare chiaramente l’allergia. Si passa da sintomi lievi e reazioni più gravi di tipo sistemico. Il bambino può gonfiarsi, impallidire, perdere le forze.

A mio figlio è successo così. Era già stato esposto al rosso dell’uovo fin dagli 8 mesi, ma al primo assaggio di albume in forma di frittata è stato male, vomito, macchie rosse sul corpo, perdita di tono. Un grave errore non portarlo all’ospedale, fidandomi del consiglio del mio pediatra della mutua. Poi dopo qualche ora si è ripreso per fortuna.

La guarigione per fortuna avviene in più dell’85% dei casi nei primi 3/4 anni. La cura è l’eliminazione dell’uovo dalla dieta finchè i prick test non migliorano. 

In realtà, qui negli Stati Uniti l’allergologo già qualche mese fa prima degli ultimi prick test mi aveva consigliato di introdurre piano piano l’uovo per esempio nelle torte fatte in casa. Le temperature elevate di cottura e l’unione con le farine aiuta il processo di riduzione dell’effetto allergizzante. Ovviamente in una torta meglio iniziare con mezzo uovo, poi pian piano aumentare. Mai più di uno però prima dei prock test. 

Gli ultimi prick test di mio figlio, a due anni e mezzo sono andati benissimo. Quindi continuiamo a introdurre l’uovo pian piano nei prodotti da forno fatti in casa, per passare ai pancakes (che cuociono di meno) e infine fargli mangiare biscotti comprati fuori. A giugno poi faremo quello che qui chiamano il “food challenge”, cioè la prova di assunzione di uovo in luogo controllato. Dovrò portare frittata, uovo sodo, etc. e proveremo a farglielo mangiare…..secondo me sarà veramente difficile visto che non ha mai mangiato queste cose nella sua vita.

Comunque la buona notizia è che sembra essere del tutto guarito.

E voi avete esperienze di reintroduzione di alimenti in ambiente controllato?