Buon natale!!
Il mio primo Natale americano
Vuol dire girare per le strade alla ricerca delle case con le luci e gli addobbi più belli,
comprare, seppur in pieno dubbio etico, un grande albero di Natale vero, profumato e delicato,
commuoversi alla festa di natale a scuola del mio piccolo vedendolo cantare tutto concentrato almeno dieci canzoni in inglese,
assistere allo spettacolo di Natale del mio grande, un musical in cui lui non era nel cast ma aveva un piccolo momento di protagonismo per il quale era molto emozionato,
organizzare una merenda di Natale per gli amici in cui Babbo Natale in persona ha portato regalini personalizzati per tutti i bimbi,
andare a un pranzo natalizio svedese con i loro tradizionali Christmas Glogg e ginger cookies e godere della loro calda atmosfera nordica con candele ovunque, tanti piattini con varie prelibatezze, e quella cura per i particolari che li contraddistingue,
entrare (non ancora del tutto) nell’ottica americana dell’eccesso di organizzazione, per cui ogni festa deve avere un tema e una decorazione, e quindi da ottobre a dicembre si può passare attraverso almeno quattro inviti in cui ci si deve travestire, senza considerare Halloween che ti spinge a rendere l’ingresso di casa un percorso di paura, con grande eccitazione dei bimbi,
preparare una caccia al tesoro per i figli invece del classico pienone di pacchi sotto l’albero, per assaporare i regali con più calma,
fare la morfologica del quinto mese la mattina della Vigilia di Natale ringraziando per la salute del piccolo terzo maschio che entrerà a far parte della nostra famiglia e realizzando, dalla difficoltà dell’ecografista a immortalarlo nelle varie pose, che forse anche lui ci darà del filo da torcere,
godersi un Natale con un clima quasi primaverile,
non riuscire a sentire la mia famiglia durante il loro pranzo di Natale causa fuso orario e vivere quel pizzico di nostalgia che rende questo Natale un po’ diverso dagli altri,
rendersi conto di poter star bene ovunque nel mondo ma di non riuscire mai ad accettare la mancanza di alcune speciali persone con cui posso ora comunicare solo tramite un piccolo schermo,
fare per la prima volta un Natale insieme agli amici, nuovi, ma già così importanti,
ricevere da un’amica americana in partenza improvvisa per Los Angeles un pacco pieno di ingredienti freschi già concepiti per due deliziose ricette (che si trovano all’interno dello stesso box) e realizzare una cena della Vigilia di Natale del tutto inaspettata e prelibata,
provare ad andare con i bimbi a due messe successive in due orari diversi e non riuscire ad entrare in chiesa da tanto è piena pure mezz’ora prima,
ritrovarsi a discutere con mio marito di quanto i nostri figli siano allo sbando e proporsi di ritrovare la strada giusta nell’anno nuovo,
rendersi conto comunque di quanto sono fortunata, seppur lontana, un po’ stanca, a tratti umorale, ma innamorata della mia famiglia e della vita e soprattutto in salute.
In questo primo Natale fuori porta vi faccio tanti auguri care WhyMamme, sia a quelle che passano di qui dall’inizio sia a quelle nuove. Sono molto affezionata a questo spazio e spero davvero continui a rimanere sempre vivo.