Covid e anziani. Si pensa abbastanza a loro?

È da tanto che pensavo a questo argomento. Gli anziani, i nonni dei nostri figli, sono stati i principali attori in questa pandemia. L’atteggiamento diffuso è quello di pensare che siano il prezzo da pagare, inevitabile, di quando arriva un virus sconosciuto e così pericoloso. Sento parlare sempre di statistiche, percentuali, età media, patologie pregresse, gli anziani sono spesso considerati dei numeri, muoiono DI covid o CON covid? quest’ultima frase ha imperversato sui giornali in questi mesi. Sono morti DI Covid, punto. Avevano altre patologie ma sarebbero vissuti senza il Covid. Ci sono tanti studi sui bambini e i giovani, e l’attenzione per il loro benessere psicofisico è alta almeno ultimamente. Ci penso sempre anche io avendo tre figli di età diverse che stanno affrontando questa pandemia con difficoltà diverse ma comunque significative. Ma pensiamo abbastanza a come si sente un anziano in questo periodo? Ed è un po’ più semplice per un anziano sano che ha dovuto isolarsi per un paio di mesi (alla fine il lockdown in italia non è durato molto di più) ma immaginiamo un anziano malato con un bisogno di assistenza costante che ha perfino dovuto rimandare analisi e cure in ospedale. Quante volte ho sentito dire anche qui in America “lasciamo che si isolino le persone sopra i 60 anni (che poi ormai sono giovani i 60enni) purchè facciano uscire noi giovani che siamo il futuro”. Da rabbrividire. Ma i giovani saranno anziani e un po’ piú di empatia sarebbe necessaria. Penso sia più valido il ragionamento contrario: avere invece più a cuore le esigenze di un anziano in quanto categoria debole e rinunciare da giovani a cene con gli amici o balli in discoteca per un po’, perchè non sarà per sempre e i giovani hanno davanti (si spera) tanti anni da vivere mentre gli anziani no. Io sono profondamente addolorata per i nostri nonni che stanno rinunciando a così tanto. Mesi, 1 o 2 anni, per loro sono periodi estremamente preziosi. Per un anziano malato che già ha poco interesse per la vita la luce arriva dai parenti, amici e qualche uscita. Sono le relazioni che contanto, gli abbracci, la presenza, ma anche il movimento e “l’uscire di casa”. E se queste opportunità vengono a mancare diminuisce ancor di più la spinta a vivere. Quante volte ho sentito anziani dire di voler prendersi il Covid anche se poi l’istinto di sopravvivenza prevale e non si mettono in pericolo per fortuna. Ma si arriva a un certo punto in cui ci si chiede perchè la vita si protragga così a lungo. Non tutti arrivano a 80 anni con la testa e il corpo che funzionano ancora bene, se è così si è fortunati perchè comunque ogni giorno può essere utilizzato in modo interessante. Altrimenti è solo un’attesa in cui si cerca di carpire qualche gioia nella vicinanza con gli altri. Ma il mondo di oggi viaggia veloce, vive nell’impazienza. Quanto ci costa ascoltare un malato di Alzheimer o demenza senile? Quanto mette in luce la nostra poca capacità di connessione e ascolto nella relazione? Gli anziani, i disabili, sono spesso considerati un peso, un errore che “limita” la nostra libertà. Mia suocera è sola, vive con una badante e forse mai mi perdonerò di non essere lì a ravvivare alcune sue ore con le vocine dei miei bambini. La videochiamata giornaliera con suo figlio la risolleva sempre molto, ma le sue paure, il suo senso di solitudine sono protagonisti di queste conversazioni e ci vorrebbe lì. Non poter viaggiare quest’anno ha messo tutti noi expat lontani in grande difficoltà (per chi in Europa è stato ed è più facile). E la solidarietà, gli amici, tutto sembra dissolversi in età avanzata. Ognuno forse ha il proprio dolore, il proprio cammino spinato, ma la famiglia non dovrebbe essere l’unica risorsa di affetto. Gli anziani stessi spesso sentono di non servire più, di essere inutili, quando è proprio la loro storia ad essere utile. E mi spiace che i miei figli si siano persi 8 anni di nonni, sono cresciuti senza anziani. Non so se impareranno questo senso di continuità familiare e di radici, nonchè l’accettazione del bisogno e della fragilità verso la fine della vita ma spero di sì perchè sono ragazzi sensibili e forse l’hanno carpito lo stesso anche se alla loro età le distanze non si accorciano facilmente e la videochiamata è un’ulteriore barriera. Un abbraccio a tutti i nonni, soprattutto quelli soli, in questo momento difficile e come si dice qui “stay safe”! State al sicuro, la voglia di riabbracciarvi è troppo forte.