Dal playground al dog park

Dog park

In 15 anni di bambini piccoli le abitudini evolvono ma mai avrei pensato di passare dal playground al dog park! Da quando mi sono trasferita a San Diego non ho più frequentato molto i giardinetti per i bambini. Non so perchè, in fondo quando siamo arrivati qui Luca aveva solo 4 anni. Ma i fratelli erano già grandini e tutti avevano perso l’interesse. Ho passato tante ore nei playground nei dintorni di Palo Alto, parchetti meravigliosi, perfetti in cui quasi sempre conoscevo qualche mamma con cui parlare. A San Diego le persone sono meno aperte, mi ricorda più Milano come città, quindi non trovavo nemmeno molto il senso di andarci, anche se poi ho scoperto alcuni giardinetti molto carini sul mare. Mi mancano? direi di no, non tanto. Certo mi manca vedere i miei figli piccoli giocare felici sugli scivoli e cercare il mio sguardo per trasmettermi la loro gioia e soddisfazione. Non mi mancano i capricci per andare via, anche se i capricci non sono finiti, solo cambiati :).

Mi piaceva comunque osservare i bimbi di varie età, le loro interazioni, il modo in cui reagivano le mamme. Ho studiato Child Development e mai smesso di leggere libri sulla genitorialità e lo sviluppo del bambino proprio perchè è un argomento che mi interessa tantissimo. C’è sempre da imparare e io adoro anche conoscere persone nuove, ascoltare le loro storie, vedere approcci diversi di altri genitori, capire come codificare i messaggi verbali e non verbali. Solo Luca che ancora 7 anni ogni tanto si diverte a giocare in un parchetto giochi ma è una cosa rara.

Da poco più di un anno abbiamo un cane non tanto piccolo, di misura media. Eravamo in mezzo alla pandemia e come tante altre famiglie ci è ritornata quella vecchia voglia di avere un cagnolino con cui far crescere i bambini. L’ho sempre avuta in mente come esperienza e anche io avevo voglia di provarci non avendo mai avuto un cane. Mio padre poi stava morendo e il pensiero di un cucciolo che stava nascendo mi ha aiutato davvero tanto. Era come buttarsi in una nuova eccitante avventura. È arrivato quando aveva 8 settimane. Farà sorridere chi non ha cani, ma per me è stato un po’ come diventare mamma un’altra volta. Ho studiato molto i comportamenti dei cani e come crescerli (essendo analitica non riesco mai a lasciare tutto al caso purtroppo). Su youtube è pieno zeppo di video e ci sono tanti metodi educativi diversi. Insomma, un po’ come per i bambini! E poi entri nei gruppi FB e confronti le varie esperienze ed opinioni e dopo un po’ ne esci perchè le informazioni e soprattutto le opinioni diventano troppe da gestire, si rischia di venire sopraffatti. Verso gli 8 mesi il cane diventa adolescente, intorno ai due anni è adulto. La sua socializzazione (che vuol dire tutto, da nuove situazioni a cani, animali, persone, rumori etc.) deve avvenire nei primi sei mesi altrimenti dopo diventa molto difficile insegnargli le cose o abituarlo a persone e animali. I primi mesi sono difficili, bisogna fare molto training sapendo che in realtà non puo’ finire mai perchè poi i cuccioli si dimenticano. Se si hanno bambini in casa è un delirio, il cucciolo piccolo morde come un pazzo, i momenti di frustrazione sono notevoli, le discussioni col marito ricordano quelle di quando hai un bambino neonato (almeno per noi che non siamo mai d’accordo sulla parte educativa, non sui valori ma sulla gestione pratica e quotidiana). Il cucciolo è testardo, se vuole salire sul tavolo lo fa in continuazione, ruba tutto quello che trova in casa, il suo obiettivo è solo giocare. Se si è fortunati come noi di notte dorme dal primo giorno, ma altre famiglie passano mesi a gestire il cagnolino anche di notte. La cosa positiva è che tutto passa più in fretta, il cane cresce e dopo i due anni si calma notevolmente (vedremo). Rimane un grosso impegno ma la gioia di un suo saluto o coccola sul divano ripaga di tutto. E non ci sono i capricci!! :). Comunque, è per lui che sono passata dal playground per bambini ai dog park, tra cui uno sulla spiaggia libera, meraviglioso, un’esperienza unica.

Da quando abbiamo Benji la mia routine ora deve prevedere anche un’ora di camminata almeno al giorno con lui o una sosta anche lunga al dog park. Ricordo il dog park vicino ai giardinetti per bambini a Milano. Era un pezzetto di terra recintato più grande del pezzettino recintato e affollatissimo per i bambini. Ci lamentavamo sempre noi mamme. Ora mi sento grata di avere spazi enormi in cui andare con bambini e cani qui in California. Il parco dei cani è molto grande e la mia ora lì la mattina è diventata un appuntamento fisso da un mese a questa parte. Incontro sempre gli stessi cani e padroni e si chiacchiera. È anche la mia ora di conversazione in inglese gratis quotidiana. Si conoscono personaggi davvero curiosi e interessanti. J. è un signore sui 60 anni, di New York. È un mistero cosa faccia nella vita ma abbiamo parlato tantissimo, ha un cagnolino piccolo un mix di tante razze, biondo, bellissimo e tra poco tornerà nel parchetto dei cani piccoli quando avrannoo finito i lavori purtoppo. Sua moglie è messicana e sia lei che suo figlio di 18 anni hanno l’ADHD. Ho sentito la disperazione nel suo racconto di questa condizione di cui è dovuto diventare piuttosto esperto. E poi voleva comprare una casa in Italia dopo che ne ho parlato così bene, sorridevo. Si è reso conto anche lui che sarebbe difficile scegliere dove, visti tutti i posti bellissimi che ci sono nel nostro Paese. Parliamo tanto delle differenze tra le nostre culture e lui mi ha detto che la mia genuinità l’ha subito colpito, la possibilità di parlare in modo profondo delle cose. Con gli Americani purtroppo non si riesce molto, si riesce a rompere il muro, se si è fortunati, dopo tantissimo tempo. L’altro giorno un ragazzo con un pitbull ci ha interrotti mentre parlavamo di San Diego risentito perchè dicvamo che era difficile parlare con i locali e fare delle amicizie. Per fortuna J. con la sua voce calma gli ha spiegato che ci stavamo confrontando sulle nostre epserienze e che tutto è filtrato dalla nostra cultura. Le nostre differenze non devono essere fonte di discriminazione ma bisogna anche accettare che anche se vuoi che una città sia accogliente non sempre lo è perchè se le persone sono molto stanziali tendono a non aver voglia di allargare le loro amicizie. Questo capita anche a Milano. E poi quando si generalizza si rischia di essere fraintesi, ovviamente, ma in una conversazione del genere è normale farlo. Prima si evidenziano le cose più evidenti e comuni di una cultura e poi piano piano si approfondisce, sempre naturalmente riconoscendo che i singoli non rientrano mai nella generalizzazione. Alla fine eravamo tutti d’accordo. Poi c’è A., mamma di un compagno di ciuffetto biondo, con due cani di cui uno, Luna, è la mamma dell’altro. Lei è una donna molto aperta di radici tedesche ma cresciuta a San Diego, parla moltissimo con tutti, una gioia incontrarla. Luna è un cane peloso tipo Benji, molto goofy, simpaticissimo. L’altro cane Earl è molto vivace, un po’ spelacchiato, indipendente. Poi c’è B., un ragazzo giovane con un divorzio con una brasiliana alle spalle che lo ha fatto molto soffrire. È anche lui della East Coast (in genere sono i più aperti a conversare), sua mamma è del Bronx, lui è qui da solo e sta studiando ingegneria la sera, lavora tutto il giorno e non fa vacanze da tre anni. Sogna di viaggiare in italia/Europa per due mesi. Si è innamorato della Sicilia! Ha un cane husky molto buono, come lo sguardo del suo padrone che pur giovane di età aveva voglia di confrontarsi e consocere meglio il Paese da cui arrivavo e si è anche lui sfogato sulla difficoltà di sfuggire la solitudine in una città come questa dove manca la spontaeità dell’incontro, se non con gli stranieri (pensavo che alla sua età fosse più facile!!). Poi ci sono le dog sitter che portano sempre gli stessi cani che io mi coccolo sempre. Alle volte ci sono cani un po’ aggressivi e a quel punto scappo via, per fortuna capita poche volte. Spesso purtroppo guardi il padrone e capisci perchè lo sono. La maggior parte dei cani comunque sono simpatici e socievoli. Ieri ho portato anche i bambini e un cane è immediatamente balzato su Luca per leccargli gli occhi e con le zampe l’ha graffiato sulla pancia. All’inizio però Luca parlava di morso e così l’ho fatto notare ai padroni i quali negavano fosse possibile essendo il cane un cucciolo di 7 mesi. Ciuffetto buondo mi ha sgridato per ore, per come l’ho imbarazzato facendomi avanti, per come gli sono sembrata accusatoria ( i bambini di 11 anni tendono a diventare molto “genitori” anche con i genitori non solo con i fratelli). In realtà volevo solo capire, di certo Luca si è confuso ma si è anche un po’ spaventato. Ma questo può capitare in un dog park ed è colpa mia che l’ho portato. Subito dopo è arrivato un ragazzo con un accappatoio di ciniglia, le calze tirate sui pantaloni, le ciabatte e un cappello. Sembrava davvero una scena da film. È arrivato e ha mollato la macchina in mezzo al parcheggio, aperto il baule e fatto uscire ben 6 husky giganti! A quel punto Luca e ciuffetto biondo erano un po’ spaventati e siamo andati via. In realtà i cani erano buonissimi, era una famiglia intera, i due genitori e i 4 cuccioli, e il ragazzo era gentile e appassionato di cani. Aveva anche lui gli occhi azzurri di ghiaccio. Avete presente quando si dice che i cani assomigliano ai padroni? sto sempre di piu’ capendo che è vero ora che frequento i dog parks :). Per i bambini è stato fonte di un racconto divertito al papà la sera. Il dog park riserve sempre tante sorprese, molto di più dei playground!