Dalla silicon valley: conferenza sulla competizione. warriers or worriers?
Warrior or Worrier? Guerriero o Apprensivo?
Conosci lo stile competitivo di tuo figlio
Relatore: Po Bronson, giornalista e scrittore
Sono andata recentemente a questa conferenza, una delle tante che continuano a fare qui in Silicon Valley sempre su temi educativi legati ai ragazzi. L’argomento era la competizione.
è pericolosa la competizione per i nostri figli?
Come lo stress e la pressione sono legati alla competizione?
Subito è stata chiarito un punto: lo stress NON fa bene ai bambini. Non hanno ancora gli strumenti per poterlo gestire. è una cosa che si impara col tempo. Un bambino delle elementari non ha ancora l’esperienza giusta per poter gestire uno stress costante.
La Silicon Valley è un luogo bellissimo in cui però la competizione si respira fin dai primi anni scolastici. Ci sono tantissimi asiatici per i quali la pressione sui figli per raggiungere sempre altissimi risultati è parte della loro cultura e inoltre il mercato è molto vivo, il che porta a percepire che bisogna sempre essere tra i numeri uno.
I bambini devono invece imparare a collaborare, non solo a competere.
è vero che alcuni aspetti della competizione sono importanti, come per esempio il confrontarsi con gli altri amici può aiutare a sviluppare capacità di arrivare a dei compromessi con gli altri. Se uno si affida troppo alle sue convinzioni, ed è in un certo senso troppo leader, da adulto sarà più isolato, avrà meno bisogno dei rapporti sociali. E questo non sempre è un bene.
Quindi anche la capacità di integrarsi in un gruppo e di essere accettati benevolmente è una risorsa importante per un ragazzino/a.
E noi, come genitori, dobbiamo essere in grado di riconoscere i primi segnali di sofferenza da stress o da pressione al risultato. E in questo caso dobbiamo intervenire subito lasciando che il bambino recuperi e abbia un periodo più “leggero”. Dobbiamo insegnargli come vivere una competizione sana.
Per esempio, si dovrebbe evitare di confrontarsi sempre con il top, certo è importante essere stimolati a migliorarsi sempre di più ma bisogna imparare a conoscere i propri limiti per potersi confrontare con il livello giusto per noi.
La genetica, inoltre, fa la sua parte. Ci sono persone che hanno il genotipo del “warrier”, cioè danno il massimo quando sono sotto pressione, e chi invece ha il genotipo dell’”worrier”, cioè ha bisogno di un contesto rilassante per raggiungere il risultato. Non è l’uno meglio dell’altro, sono solo caratteristiche diverse. Se noi capiamo cosa prevale in nostro figlio possiamo aiutarlo a trovare la strada giusta per raggiungere i risultati senza troppe sofferenze.
Ci sono anche contesti che possono essere utili per imparare a vivere bene la competizione: le squadre sportive dove di solito si lavora molto sulla collaborazione e non si guarda solo al risultato, i club di scacchi, i club di robotica, le squadre di matematica e di scienza. Anche qui c’è la pressione, ovviamente, ma è limitata al breve periodo. Tra una gara e l’altra c’è il tempo di staccare.
Il testosterone è l’ ormone sia per la competizione che per la collaborazione: chi collabora meglio compete anche meglio!.
La pressione nel breve termine può essere un utile esercizio per imparare a passare da uno stato di paura a uno di sfida.
I maschi e le femmine sono abbastanza diversi nella gestione della competizione.
Le femmine intorno ai 4-5 anni giocano solo per il 16% del loro tempo in gruppo mentre i maschi il 70%. Le femmine preferiscono giocare in coppia dove si sentono più a loro agio perchè c’è meno confronto. Sono in media più severe con se stesse e si confrontano sempre con i migliori. Questo spesso porta loro sofferenza e frustrazione.
I maschi, invece giocano più in gruppo e imparano a gestire meglio i conflitti e a negoziare.
Una cosa importante è che i bambini devono imparare è “perdere”. Solo così saranno in grado di prendere più rischi senza andare in crisi. La motivazione e l’impegno non devono mai mancare. La felicità è un sentimento passeggero, molto più importante è il sentimento di soddisfazione, di pienezza che si ottiene raggiungendo i risultati che si è prefissati.
Noi genitori dobbiamo stare vicino ai nostri figli, non solo riconoscendo quando sono troppo sotto stress o pressione ma anche non liquidandoli con dei secchi NO e invece riconoscendo quando hanno usato delle argomentazioni di negoziazione intelligenti. Questo aumenta la loro autostima e permette di mantenere il dialogo aperto con degli adolescenti che devono imparare a raggiungere i loro obiettivi con le loro gambe.