Dalla silicon valley: in cerca di nonni

Tra le milioni di idee che mi vengono ogni giorno, l’ultima a cui pensavo è questa: una rete di nonni che si mettono a disposizione dei bambini del quartiere. Una specie di banca del tempo dei nonni. Esiste già? non lo so, magari in America sì visto che si trova più o meno di tutto.

Qui abbiamo ormai: l’assistente elettronica personale in cucina, Alexa, capace di rispondere alle curiosità più assurde, suonare la musica preferita, comprare direttamente i prodotti su Amazon (ovviamente è una creazione Amazon); il sito dove ordini la cena a domicilio da tutti i ristoranti della zona (DoorDash); il sito dove puoi fare la spesa nei supermercati dove vai di solito che ti arriva a casa in meno di due ore (Instacart); il sito dove trovi al volo la babysitter se hai il bambino malato e devi andare al lavoro (Care.com e mille altri); il sito che riunisce le famiglie del quartiere e dove trovi annunci di vario tipo anche di vicini che danno via gratis cose meravigliose come giochi per bambini da giardino, letti, mobili, etc. (Nextdoor); il servizio che ti va a prendere il bambino a scuola e lo porta alle attività del pomeriggio se tu, mamma, sei super incasinata con altri bambini o non esci in tempo dal lavoro (Boost). Potrei andare avanti un bel po’ ancora.

Lo sharing dei nonni ci starebbe molto bene in questo contesto. Certo ci sono anziani che non vedono l’ora di avere del tempo per loro, ma magari molti altri sono a loro volta lontani dalla famiglia e avrebbero piacere di passare del tempo con dei bambini anche se di altri.

Una delle perdite più grandi del vivere lontani da casa, e soprattutto con un oceano in mezzo, sono proprio i nonni.

Skype non è un grande amico dei bambini (e nemmeno di molti nonni!), non riesce a mantenere la giusta relazione. I miei figli crescono senza la figura dell’anziano e mi dispiace molto per questo. Comprendere la vecchiaia, percepire il tempo che passa, ascoltare i racconti del passato, ricevere consigli, avere un riferimento per sfogarsi e sfuggire dai genitori, vivere i loro vizi, ascoltare le loro storie e perchè no anche comprendere la malattia: stare con i nonni è un po’ come vivere la storia (che già qua ne fanno poca) senza fermarsi a leggerla sui libri.

Mancano i nonni e mancano gli amici dei nonni, quella comunità che si crea intorno alla famiglia, che dà radici agli affetti e li trasmette ai bambini, che ci fa sentire parte di qualcosa che è iniziato tanti anni fa e che ha solide basi.

Ovviamente non sarebbe la stessa cosa adottare dei nonni, ma con un pizzico di fortuna si potrebbe riscostruire un rapporto simile anche nella lontananza. Ricorderò sempre quell’incontro all’Isola d’Elba e quell’amore incondizionato nato tra mio figlio e un nonno (di altri) sotto l’ombrellone.