Dalla silicon valley: mi manca la mia casa.
Oggi nuvole grigie sopra questo cielo.
Mi è arrivato il programma dell’ ”intercultural training” aperto anche alle mogli dei dipendenti espatriati. Ho intenzione di farlo perchè, nonostante basti solo viverci in un paese per rendersi presto conto delle differenze, mi piacerebbe avere l’occasione di esplorare meglio la cultura del luogo fin da subito. Di Americani puri ce ne sono pochi, ma per integrarsi bene e non rimanere legati solo ai rapporti con gli espatriati secondo me bisogna conoscere bene i valori, le abitudini, lo stile di relazione e comunicazione del popolo americano. Nonostante l’America sia enorme ed ogni stato abbia le sue caratteristiche ci sono delle cose di base che accomunano gli Americani anche per il loro grande senso di appartenenza alla nazione. Nell’ultima parte del corso si approfondisce lo shock culturale dell’espatriato che passa diverse fasi: euforia, irritabilità, adattamento, rientro.
Tutto vero. Sono passati solo due mesi ma sembrano anni. Ho la sensazione che in queste situazioni si viva tutto a una velocità maggiore. L’euforia ti porta a moltiplicare le attività, a conoscere
mille persone, a non concederti mai un’ora sul divano perchè la senti sprecata. Vivere al massimo non lascia il tempo alla nostalgia e fa assaporare il nuovo. Ma anche ti fa sentire sospeso, fluttuante in un mondo irreale.
Io che sono un’anima dalle forti radici ma anche tesa a spiccare il volo, sempre alla ricerca di qualcosa e di qualcuno sono serena in questa vita parallela un po’ mia e un po’ no.
Io che in ogni vacanza studio e in ogni viaggio ho lasciato un pezzetto del mio cuore mi ritrovo finalmente a vivere dove ho detto “qui mi piacerebbe vivere”.
Ma con i bambini è tutto più difficile. Loro sono malleabili, si adattano in fretta, ma non pensiamo che non vivano profondamente i cambiamenti. Si ricorda per tutta la vita il primo giorno in cui, a 6 anni, si è entrati in una classe in cui non si capiva assolutamente niente.
E in questi due mesi ho visto un Apo eccitato, emotivo, scombussolato.
Da quando siamo qui non vuole ascoltare musica, se non rock duro o dance perchè dice che lo rende triste. In macchina, oggi, finalmente soli senza il solito capriccio di suo fratello come sottofondo, mi dice: “Mi manca il mio palazzo perchè aveva 9 piani”, poi si ferma un attimo a pensare e dice: “Però quello crolla vero con il terremoto? Ma in Italia non ci sono terremoti così forti…”.
Il big one è l’ultimo dei miei pensieri adesso, ma la mia casa manca anche a me, e ho un po’ di paura di tornare a Natale. Fare così presto un tuffo nel passato forse è controproducente oppure sarà un utile bagno di affetti. A lui ho detto che anche per noi in certi momenti è difficile perchè ci manca quello che abbiamo lasciato, ma questa è un’esperienza meravigliosa di cui si deve sentire fortunato. Con lui l’ho buttata molto sul clima, visto che siamo ancora in giro in felpa con il sole e il cielo blu a parte qualche raro giorno. Presto parlerà con i bambini delle sue passioni e riuscirà a eliminare la sua frustrazione.
Oggi non voleva entrare a scuola e mentre piangeva ha pronunciato queste parole: “Tutto questo è molto forte per me, mamma”. Mi è si è fermato il cuore e in quel momento ha fatto capolino il senso di colpa. Avremmo fatto la scelta giusta? I bambini che espatriano hanno tutti tanti problemi i primi tempi, vanno seguiti con attenzione, richiedono molta energia. E quando molta di questa la spendi per un duenne pure lui completamente scombussolato rischi di non vedere certi segnali. Poi questi bambini tirano fuori delle risorse straordinarie e ne escono più forti e aperti al mondo e alle sue difficoltà. Però non bisogna minimizzare la loro sofferenza. Gli affetti di sempre sono lontanissimi. Non è Londra in cui puoi prendere un aereo un we e tornare. Skype aiuta molto e ci fa sentire vicini, ma i bambini hanno bisogno del contatto, del respiro, degli odori, degli sguardi.
Sono una neo espatriata alla soglia dei quarant’anni, felice della scelta fatta, ma con tutto il peso sulle spalle delle conseguenze.