Dalla silicon valley: nuova routine.

 

è un po’ che non scrivo sul blog, le settimane sono passate in fretta e ci abbiamo messo un po’ a smaltire il jet-lag e il nuovo cambiamento. I bambini questa volta però hanno fatto presto a risentirsi a casa. Nessun lamento per andare a scuola, nessun pianto senza senso per vecchi amici insetti, morti o abbandonati.

 

Anzi, mi sembra che Apo si tornato dalla vacanza in Italia più forte e tranquillo. Tutte le mie preoccupazioni erano infondate. Trovare i suoi vecchi amici lì ad aspettarlo con ansia per sentire racconti e confrontarsi credo che gli abbia proprio infuso coraggio e gli abbia fatto capire che le amicizie non spariscono così facilmente. E poi anche qui i compagni lo attendevano e hanno iniziato ad invitarlo a qualche “playdate”. 

 

Il primo invito che ha ricevuto era questo: un venerdì’ sera pizza a casa di un suo amico, C.,  più film in TV, il tutto in pigiama. 

Con grande divertimento l’ho accompagnato sull’uscio di casa già in pigiama e con in mano lo spazzolino da denti. Un’abitudine molto americana che mi sembra carinissima. Loro sono una famiglia di Boston da poco trasferitisi qui con tre figli piccoli biondi e con gli occhi blu. C. è il primogenito come Apo, e ogni volta che lo incontro spalanca un sorriso mostrando le stesse voragini di mio figlio nella dentatura. è esile e con la pelle bianchissima e anche lui è molto sensibile ed emotivo.

 

In realtà Apo ultimamente ha perso ogni sua timidezza e sembra affrontare anche le grandi domande con un po’ più di distacco. Alle volte pure troppo. L’altro giorno gli ho chiesto dove fosse finita la sua maestra che non avevo visto per una settimana, e lui mi ha risposto: “Mamma, non lo so, forse è morta”, e gli ho detto: “Ma cosa dici? Poverina, sarà’ in vacanza o malata”, e lui: “Bè mamma mi sa che è morta, era vecchia”. 

 

Poi una volta ha invitato lui un altro suo amico, E., a giocare un sabato mattina. A tratti però il gioco non carburava. E. è meno esuberante (in realtà volevo dire casinista) di Apo, e forse un po’ meno comunicativo. Niente a che vedere con le giornate di otto ore a giocare con il suo amico P. di Milano, ma del resto non si conoscono ancora bene e poi la lingua è ancora un ostacolo. Ho chiesto ad E. se fosse nato qui, dato che ha la mamma spagnola, e lui mi ha risposto: “Sì, infatti per questo posso diventare Presidente”. Un perfetto esempio di “latte e patriottismo” che noi ci sogniamo, come ha acutamente commentato una mia amica. 

 

E ciuffetto biondo, un angioletto con un bel caratterino, ha deciso di iniziare a parlare. Solo che ha scelto di farlo in inglese. Per cui “più latte” è “more ta”, la sua parola preferita “mio” è diventata “mine” e “my”, le bolle sono “bubbles”. Acqua però è “acqua”, almeno. Lo so che è normale, perchè sta tutto il giorno immerso nell’inglese ma io farò di tutto perchè non parli poi in italiano come Don Lurio o Dan Peterson (che con mio grande stupore qui nessuno conosce). Molti bimbi italiani cresciuti qui hanno quell’accento americano che senti ancora ai veri Americani che vivono in Italia da trent’anni. Nooo!

 

Mi piace conoscere famiglie americane, è più facile farlo ovviamente con chi è appena arrivato come noi, comunque mi sembrano molto gentili ed è bello il fatto che i bambini vengano invitati da soli, spesso anche a dormire. Sono sempre passi importanti verso l’autonomia. 

 

Io, invece, ogni tanto perdo il carburante psicologico. Ho capito che non mi devo fare domande, e non mi devo mettere a ricordare. Tornando, a tratti ho sentito la fatica del “ricostruire”. Ora è passata l’euforia, siamo già nella fase dell’adattamento e ogni tanto sento il peso del nuovo soprattutto nelle amicizie. Poi però vedo che qui è facile conoscere e la maggior parte delle persone che ho incontrato mi sono piaciute, si tratta solo di vivere con leggerezza, togliere ogni timidezza ed essere se stessi. 

 

Sono sorpresa da quanti italiani ci siano in questo posto. Da quando io e una mia amica (Giulietta) abbiamo creato la pagina facebook Vivere In Silicon Valley si sono unite molte persone che sono già qui o che vorrebbero venire. Non che si debba frequentare solo italiani, questo no, però fa piacere scovare belle persone che parlano la stessa lingua e che molto spesso non lavorano perchè hanno seguito i mariti in espatrio. è un punto fermo che fa bene e aiuta qui dall’altra parte del mondo.

 

Se vi va leggete anche la mia intervista sul sito Voglio Vivere Così, un bel portale di riferimento per gli italiani all’estero. è stata una bella opportunità venir intervistata da loro per poter raccontare i primi mesi della mia esperienza, io novellina dell’espatrio e dell’America.