Diario di bordo: sos bisogni

Qui i giardini sono scintillanti, perfetti, curati. Ogni due o tre vie si apre alla vista un parco con l’erba verdissima, gli alberi giganti e una zona giochi molto grande fatta o di sabbia o di quel pavimento che c’è anche da noi rimbalzante. Ma qui, per la solita legge americana “se facciamo una cosa la facciamo bene”, quel pavimento è mille volte più morbido. 

E gli scivoli sono alti e di tutti i tipi, un paio sono sempre con il tubo e poi ci sono quelli normali di varie altezze. Sono però tutto tranne che a norma di “mamma italiana timorosa delle cadute”. 

Ciuffetto biondo ovviamente è impazzito alla vista di quel parco e voleva fare tutte le cose che faceva suo fratello se non di più. E mentre bimbetti del luogo di due anni e mezzo col ciuccio in bocca salivano in qualche modo le lunghe scale per raggiungere la cima dello scivolo a tubo più ardito e poi scomparivano all’interno, con le loro mamme che senza batter ciglio li aspettavano in basso, io mi sono fatta mille volte su e giù quella scala con ciuffetto biondo per mano (ad ogni piano c’era uno splendido buco nel parapetto) e alla fine l’ho convinto a ripiegare su uno scivolo più alla sua portata (che ho dovuto fare insieme a lui una trentina di volte).

Poi è arrivato il tanto temuto momento “Mamma mi scappa la cacca!”. Apo, uscito dal suo primo giorno di scuola stranamente sereno nonostante sia stato muto tutto il giorno e non abbia mangiato la pasta che gli ho dato nel termos perchè non aveva capito quale fosse il momento della merenda e quello del pranzo, ha pronunciato la fatidica frase da me tanto temuta. Questi parchetti sono normalmente nel mezzo di vie residenziali dove non c’è uno straccio di bar (che qui trovi solo nei centri commerciali o nelle vie centrali). Per mia grande fortuna un residence lì vicino ci ha fatto andare in bagno. C’è chi si porta vasini dietro, o sacchetti vari. Dovrò attrezzarmi. Da quel che ho capito la “pipì libera” su alberi o prati non è apprezzata nemmeno per i bambini. Ma lo stimolo dei bambini non apprezza l’attesa, per cui alla fine è un gran casino, soprattutto per il piccolo che era spannolinato e ora è in fase di stallo.

Comunque, pochi giorni fa siamo stati in un parco aperto solo ai residenti della città che sembrava un paradiso, così selvaggio anche se vicinissimo alla città. Ci sono aree attrezzate in cui si possono fare barbeque nel we e verso sera arrivano i cervi a correre sui prati.

C’è tanta natura qui intorno e questo mi piace molto. Abbiamo visto l’oceano, i leoni marini e la tipica località turistica americana che si vede nei film, Santa Cruz, con il classico lunapark a ridosso della lunghissima spiaggia.

Poi c’è stato il primo giorno di scuola elementare. Ho accompagnato Apo in classe con il suo lunch box in mano e ho conosciuto i suoi maestri, un’insegnante Montessoriana musicista non giovanissima e con il sorriso accogliente, e un ragazzo un po’ alternativo biondo che sa lo spagnolo e che mi raccontava di progetti in cui catturavano gli insetti per studiarli meglio (Apo si è subito illuminato). Nella sua classe c’è un geco in un terrario, e in quella a fianco un’iguana e una tarantola. Ad Apo basta questo. 

Ciuffetto biondo ha compiuto i suoi due anni qui in America. L’ho trascurato nei miei post. Mentre Apo mi ispira protezione e parole languide, ciuffetto biondo mi inonda con la sua energia, strafottenza, ironia. Così piccolo e così determinato, così solare e così permaloso mi regala sorrisi, risate, rabbia. Disobbedisce, picchia il fratello e si oppone, ma poi quando lo vedo abbracciare il suo Apo, ballare e cantare per attirare l’attenzione, salutare tutti per strada e mandare baci, ridere a crepapelle quando mi giro a guardarlo in macchina, parlare ore al telefono senza che si capisca una parola di quel che dice, mi rendo conto che ha solo due anni e che è già cresciuto tanto.