Diario di bordo: storia di uno spannolinamento complesso
“Mi scappa la cacca!”, una frase normale per tante mamme, una frase densa di significato per alcune che come me hanno trascorso un intero anno a sperare di chiudere la pagina delle cacche addosso.Era tanto che aspettavo di scrivere questo post, che vuol essere un racconto di condivisione della mia esperienza forse comune a molte altre mamme.Quanti errori, quanta frustrazione, quanti momenti di sfiducia. Non sempre le nostre aspettative vengono realizzate e anche un passaggio come lo spannolinamento, delicato ma nella maggior parte dei casi indolore e breve, diventa una lotta e una fatica.Le abbiamo provate tutte: spiegazioni, dolcezza, nuovi vasini, durezza, confronti, ma niente. Il rifiuto era categorico. Inneggiava alla cacca addosso e non sembrava rimanerci troppo male quando la faceva anche in giro o all’asilo. Le poche volte che riuscivamo a fargliela fare sul vasino era una festa, e lo raccontava a tutti facendo pure vedere le foto, ma puntualmente poi ricominciava a farla addosso.Dopo quasi un anno di cacca addosso e quasi 4 anni di vita del nostro piccolo, ci siamo decisi ad andare a parlare con una psicologa/pedagogista. Ricorderò sempre la sua prima frase: “ma perchè vi interessa così tanto questo fatto della cacca addosso?perchè è un problema così grosso per voi?”. La frase era ovviamente provocatoria, aveva perfettamente capito il nostro disagio, soprattutto mio, ma voleva farci vedere le cose da una prospettiva diversa. Questo comportamento andava non solo ignorato ma addirittura TOLLERATO, e il bambino doveva percepire questo nuovo atteggiamento come sincero. Ci ha spostato il problema. Non dovevamo concentrarci sulla cacca addosso ma sul suo voler decidere su tutto, sul suo rifiuto delle novità, sul suo bisogno di trovare dei punti fermi in noi genitori troppo spesso disposti a farlo scegliere. Voleva decidere lui quando far uscire la sua cacca nel modo corretto e fin dall’inizio l’imposizione di tempi e modalità l’aveva infastidito. Per la pipì ci sono voluti due mesi, per la cacca 12.
Dopo l’incontro con la dottoressa, abbiamo tollerato, ignorato ed eliminato qualunque discorso (fra cui spiegazioni intellettuali sulla cacca e sul ciclo della natura del tutto inutili che ci erano stati consigliati), abbiamo superato con fatica 10 giorni di diarrea continua dovuta a salmonella, siamo andati al mare in vacanza finalmente insieme tutti e tre dopo tanto tempo e miracolosamente lui ha finalmente accettato di provare a sedersi sul water. Da lì tutto è evoluto in modo del tutto naturale fino ad arrivare alla tanto attesa frase “mi scappa la cacca”, nonchè alla sua affermazione “mamma, adesso sono diventato grande”. Da un momento all’altro ha deposto le armi, anche se non è detto che il problema poi non si sposti su un altro versante. L’importante è che il filo conduttore che abbiamo finalmente individuato noi genitori riguardo alla gestione dei suoi comportamenti oppositivi rimanga saldo in tutte le occasioni. Non ho parole per esprimere il senso di sollievo e di emozione quando mi chiama per andare in bagno. è una liberazione per me e in un soffio tutto questo ultimo anno è stato messo da parte. Il papà ha dato un contributo fondamentale. Forse anceh il cambio di mano è servito, al mare lo cambiava sempre lui dato che io ho il pancione grosso e facevo un po’ fatica. Poi un giorno gli ha chiesto se voleva sedersi sul water e farla prima di uscire dato che al mare e in piscina poi perdevamo tempo ed era complicato e lui ha accettato. Forse anche l’idea di perdere 10 minuti di piscina ha aiutato a convincerlo.Abbiamo imparato molte cose da questa esperienza su cui sarebbe bello confrontarsi:
bambini come il nostro hanno bisogno dei loro tempi per accettare le novità che a priori non li ispirano: un cibo, una nuova medicina, una scarpa nuova, uno sport, una festa, un cambio di stagione.. (alle volte però ti sorprendono, per esempio con il passaggio dal lettino al letto grande, con il cambio di casa, etc. Infatti è tutto molto semplice quando sono loro a decidere e devono fare cose su cui hanno una chiara idea positiva)
bambini sensibili e abituati a scegliere desiderano avere il controllo delle situazioni e non vogliono lasciar decidere gli altri, tanto meno i loro genitori.
se si innesta il rifiuto di fare la cacca nel vasino o nel water, bisogna tollerare all’infinito finchè il bambino non è pronto a lasciarsi andare. Piuttosto è bene lavorare su altri versanti, cioè sugli atteggiamenti più espliciti di opposizione, facendogli capire chi comanda sulle cose importanti (per esempio la cura con le medicine) e facendolo scegliere su quelle meno fondamentali (tipo un colore di una maglietta..), dato che anche la facoltà di scegliere deve essere concessa loro e fa parte della crescita della loro autostima
istruire anche tutte le persone che stanno molto con il bambino sull’atteggiamento comune da tenere.
quando finalmente il bambino fa la cacca nel vasino o nel water, fargli i complimenti ma senza esagerare. Deve percepire che è un passaggio normale della crescita e non un evento straordinario per cui deve avere ansia da prestazione la volta successiva.
evitare di raccontare a tutti in sua presenza le sue vicissitudini con la cacca.
non sgridarlo mai, nè umiliarlo. L’arma del confronto con gli altri bambini, per esempio, deve essere tenuta come ultima spiaggia: spesso può essere dannosa. Solo quando lui vorrà sentirsi grande deciderà che è il momento giusto.
provare a coinvolgerlo nella pulizia delle mutande quando la fa addosso senza temere che non sia capace e che si sporchi.
non esitare a chiedere aiuto a un “tecnico” per un puro fatto di orgoglio. Non dobbiamo darci delle colpe o prenderla troppo sul personale di fronte a questo problema. Non è una questione di mancanza di fiducia del bambino in noi; come spiegato prima, certi meccanismi hanno radici complesse e alimentare inutilmente il nostro già iper sviluppato senso di colpa è solo controproducente. Parlare con un esperto estraneo è molto utile, soprattutto se fatto insieme al papà. L’allineamento e la coerenza dei due genitori è fondamentale per non confondere ulteriormente il bambino.
il bambino dallo spannolimento difficile molto probabilmente sarà selettivo anche sul cibo. Questo potrebbe diventare un problema per lui, e quindi in questo caso è bene essere ancor più tolleranti continuando a stimolarlo ad assaggiare cose nuove pur senza forzarlo o puntando sull’utilità di alcuni cibi per diventare più forte e poter fare più cose che gli piacciono (mentre non ci sono bambini che si fanno la cacca addosso fino a 18 anni, è pieno di bambini e ragazzi che soffrono di disturbi alimentari, per cui è importante essere noi all’erta fin da quando sono piccoli).
dare un senso ad ogni cosa che il bambino vede come problematica e continuare a farlo pur ripetendo molte volte le stesse cose per molto tempo.
non cedere su ciò che il bambino non è in grado di decidere, rafforzando l’immagine di autorità indiscussa del genitore in alcuni ambiti fondamentali.
pur di fronte a un bambino molto intelligente non dimenticare mai che anche se è in grado di capire certi discorsi, il suo pensiero non è ancora ben strutturato e la parte emotiva è inevitabilmente prevalente. In molti casi è bene che prevalga la frase ” si fa così, decido io, non si discute” e solo dopo si dica “poi ti spiego perchè”.
non farsi spaventare dagli scontri. I bambini e ancor di più gli adolescenti cercano qualcuno con cui scontrarsi e questo serve molto alla loro crescita. Se noi li assecondiamo e basta senza distinguerci, loro non troveranno mai la sicurezza di cui hanno bisogno. Appoggio e ascolto sono fondamentali così come una chiara distanza generazionale e di ruolo fra genitori e figli.