Età a confronto

Da un pò ha quell’aria disincantata di chi di cose ne ha già capite un bel pò. I “no” di noi genitori diventano occasioni di negoziazione fine e acuta durante le quali dimostra un’abilità strategica che quasi ci confonde, ci fa cedere. Per esempio, quasi mi convince quando reagisce a una nuova regola di casa dicendo “la nostra vita era così perfetta prima che tu decidessi questa cosa, mamma. Io non avevo “agreed” su questa regola così come l’ho capita adesso e quindi non puoi metterla in atto”. Coglie ogni nostra frase intuendo tutto il contesto (questo un pò l’ha sempre fatto) e così ogni scambio tra noi genitori di fronte a lui va ponderato con attenzione. Dopo un confronto forte corre in camera sbattendo la porta, ci sta per un bel pò e poi ne esce quasi soddisfatto per aver resistito nella solitudine della rabbia a combattere la sua battaglia di pre-adolescente. E poi sorride allo stesso modo del suo papà di fronte alle mie sbadatezze e ai miei errori, per poi però dirmi nel buio della sera, prima della buonanotte, che sono una mamma molto carina e brava, anche troppo brava e che gli spiace quando mi vede stanca. Lui è Apo e ha 9 anni e mi sembra ieri quando ne aveva cinque, come il suo fratello di mezzo, ciuffetto biondo.

A 5 anni lui, il secondo di casa, è l’esplosione della curiosità, dell’energia, della voglia di imparare e di comunicare. Tutto è una nuova conquista: la scuola è un luogo magico dove trovare tutte le risposte; lettere e numeri iniziano ad avere un senso profondo, importante; i nuovi amici riempiono la vita come un grande amore; la luce avvolge tutto e le risate riempiono le giornate; la mamma e il papà sono il luogo sicuro in cui rifugiarsi; correre e giocare sono le uniche cose che contano veramente; le opinioni iniziano a formarsi forti; richieste e affermazioni di sè ancora si esprimono con pianti e urla; la comprensione del mondo procede a passo spedito. E mi sembra ieri quando anche lui aveva quasi 2 anni come il fratellino più piccolo.

Il terzo arrivato, Baby Luca, è un piccolo terremoto, forse anche più degli altri. Perchè a quasi due anni il mondo deve essere come dice lui, ogni imprevisto diventa inaccettabile, e allora piangere, urlare e rotolarsi per terra diventa l’unica via d’uscita. Rabbia e frustrazione regnano sovrane nella sua lenta ma costante conquista del mondo. Perchè dormire se il mondo è così bello, perchè camminare quando correre è più divertente, perchè tenere i piedi a terra quando arrampicandosi si arriva là dove i grandi fanno cose così interessanti, perchè trattenere il pianto quando scopri che così tutti vengono in tuo soccorso, perchè mangiare quando capisci che col cibo nel piatto e l’acqua nel bicchiere si possono fare giochi meravigliosi che durano ore. Da ogni sua avventura torna con un bernoccolo o una ferita ma nulla lo può fermare dallo spingersi oltre i limiti. E ogni volto o luogo nuovo è da scrutare, osservare, perchè la fiducia di un bambino in fondo va conquistata e ci vuole tempo. E poi basta una musica a donare il sorriso, a far muovere il corpo con un’innata armoniosità. E a due anni si ride anche per un nonnulla così fragorosamente che il contagio è immediato anche per i cinquenni, i novenni pre-adolescenti e gli adulti.

Così tutto torna, il cerchio si chiude, le età si uniformano.

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