Il legame perfetto

Ognuno di noi lo ricerca, alcuni hanno la fortuna di viverlo, altri non lo incontreranno mai. Il legame perfetto, appagante, straordinario e meravigliosamente libero da qualsivoglia regola, previsione, “mappatura”. Vivere il legame perfetto vuol dire adorare il proprio modo di essere quando si è con l’altro, assaporare la piacevolezza dell’imprevedibilità, specchiarsi negli occhi del proprio interlocutore emotivo e godere dell’accogliente abbraccio del suo sguardo. Il legame perfetto è quello che permette di essere complici senza parlare, di viaggiare insieme lungo gli argini del tempo, un tempo che non ha fretta, magico, da sempre esistito. Nulla occorre per alimentarlo, vive per conto proprio, non ha bisogno di luoghi comuni, è in grado di “farci vivere la nostra vera vita, come abbiamo sempre bramato di viverla pur imbrogliandola ad ogni occasione, la nostra vita finalmente trasposta nella giusta tonalità, raccontata nel giusto tempo verbale, in una lingua che ci parla ed è giusta per noi e solo per noi, la nostra vita divenuta finalmente reale e luminosa perché rivelata, non con la nostra voce ma con quella di altri, afferrata da altre mani, colta sul viso di qualcuno che pensiamo possa essere uno sconosciuto, ma, essendolo, regge il nostro sguardo con occhi che dicono Stasera sono il volto che hai dato alla tua vita e a come la vivi. Stasera sono i tuoi occhi sul mondo che ti restituisce lo sguardo” (A. Aciman, Notti Bianche). Il legame perfetto nutre chi lo vive di libertà e spontaneità, giunge d’improvviso, per caso, ed è come se lo vivessimo da sempre. Siate accorti, non lasciatelo se vi incontra, non permettete ai luoghi comuni di distruggerlo, sappiate andare oltre il manifesto, non vi aspettate mai nulla in cambio. Il legame perfetto non è amicizia, non è amore, non è affetto…è un legame perfetto, semplicemente perfetto. Come si riconosce? Come afferma Andrè Aciman, scrittore che ha stimolato in me queste brevi riflessioni, è come “una ventata di fiori d’aprile nel cuore di un mese invernale”. (Dr.ssa Marcella Ciapetti, Pedagogista clinico)