Interviste: domande sulla dislessia alla logopedista rossella grenci

è tanto che avevo in mente di approfondire questo tema, un po’ per le vostre domande qui su whymum, un po’ per le preoccupazione di amiche e conoscenti. Sembra che la dislessia si stia diffondendo molto o forse viene semplicemente diagnosticata meglio.

Rossella Grenci è un’esperta in materia, in quanto è una logopedista professionista che se ne occupa e anche perchè l’ha vissuta direttamente in casa.

Ecco a voi le sue risposte:

 

Buongiorno dott.ssa, lei ha tante anime, blogger, scrittrice, logopedista, mamma di due ragazzi dislessici. Ci racconta brevemente di lei e delle sue attività?

I ruoli “fissi” mi sono sempre andati stretti. Mi piace creare, scoprire cose nuove, mi piace scrivere per entrate in contatto con altre persone, per cui da scrivere libri a scrivere per un blog il passo è stato facile.

 

Oggi si parla di più di dislessia, ma forse ancora non abbastanza. Innanzitutto ci spiega cos’è?

Si parla di più di dislessia da  quando esiste una legge, cioè da ottobre del 2010. La dislessia è un disturbo molto comune, non una malattia, e riguarda più persone di quanto si creda. Un disturbo che compromette la lettura, a volte anche la scrittura e la matematica. I bambini con tale disturbo fanno molta fatica ad imparare a leggere e scrivere, eppure la loro intelligenza è nella norma o, addirittura, superiore alla norma. La dislessia è dovuta ad una diversa funzionalità cerebrale delle aree deputate alla lettura e alla scrittura.

 

Da quanti anni in Italia si fa concretamente qualcosa per riconoscere questo disturbo?

In Italia c’è l’Associazione Italiana Dislessia che opera dal 1997, ma è da qualche anno che si fa di più, visto che il MIUR ha deciso, in collaborazione con l’AID, di formare il personale docente. Infatti, il punto dolente è ancora la scuola che non è in grado di intervenire correttamente per la segnalazione e la didattica dei ragazzi dislessici.

 

Qual è la figura che più deve essere all’erta per riconoscere questo disturbo: la maestra, il genitore, o chi?

Sicuramente è l’insegnante che deve capire se il bambino mostra dei segnali che potrebbero essere sintomo di dislessia, quindi dovrebbe parlarne con i genitori che, a loro volta, dovrebbero cominciare un percorso per comprendere di cosa si tratta.

 

Se la diagnosi si può fare solo alla fine della seconda elementare, come si possono gestire i primi due anni in cui un bambino presenta dei problemi scolastici?

Il bambino deve essere comunque valutato e, se manifesta già dei problemi, può cominciare la terapia logopedica.

 

è giusto o controproducente bocciare un bambino in prima elementare perchè fa più fatica di altri?

I bambini in difficoltà si aiutano, la bocciatura non ha senso per i dislessici perchè non è una questione di maturazione, ma di automatismi. Il loro percorso è diverso, non automatizzano subito la corrispondenza tra suono e simbolo grafico, ma questo non significa che fagli ripetere un anno a scuola li aiuti. è invece giusti aiutarli con la logopedia e cercare di comprendere com’è il modo in cui apprende un bambino dislessico.

 

I bambini che fanno fatica a scuola diventano aggressivi con i genitori per esempio durante lo svolgimento dei compiti, può essere utile un aiuto esterno? O quale comportamento deve tenere il genitore in questi casi?

Il genitore è la persona meno adatta per seguire un bambino che ha difficoltà scolastiche. Il bambino ha bisogno di sentirsi “bravo” e competente e, dover mostrare le sue difficoltà al genitore, è un peso per la sua autostima. I compiti diventano spesso un vero e proprio campo di battaglia ed è duro per un genitore dover affrontare un figlio recalcitrante a fare i compiti o in difficoltà in cose che sembrano semplici come leggere e scrivere. Per questo, quando ciò è possibile, è meglio chiedere aiuto ad un estraneo che segua questi ragazzi per i compiti a casa.

 

Un ritardo del linguaggio rilevato già durante la scuola materna può essere premonitore di un disturbo di dislessia? Può una logopedia precoce aiutare e in caso prevenire futuri problemi? Viceversa può un bambino dislessico non aver mai avuto problemi di linguaggio in età prescolare?

Un disturbo specifico di linguaggio è un segnale di rischio per una futura dislessia in un’alta percentuale di casi. Per questo è importante la presa in carico da parte di un logopedista di questi bambini nella prima infanzia. Questo non significa evitare la comparsa della dislessia, ma dare maggior strumenti al bambino per entrare nel mondo del parole scritte, non solo di quelle parlate. Inoltre la manifestazione della dislessia potrebbe essere meno importante se un bambino è stato già seguito in età prescolare. D’altra parte, ci sono tanti bambini dislessici che non hanno mai avuto un disturbo di linguaggio.

 

Com’è la vita di un ragazzo dislessico? Può fare gli stessi percorsi di studio di altri? Fino a quando avrà bisogno di un sostegno scolastico? è un automatismo che non regredisce del tutto o sbaglio?

La dislessia è un disturbo neurobiologico, come ho già detto, per cui è una neurodiversità. Con gli anni e se il dislessico ha fatto un percorso riabilitativo adeguato il cervello dei dislessici compensa in buona parte. Ciononostante persiste lo sforzo e la fatica di imparare utilizzando la pagina scritta.Questo non significa che un dislessico non può andare all’università, ma è chiaro che, a seconda anche del grado di severità delle sue difficoltà, dovrà essere aiutato nello studio, soprattutto con quelli che vengono definiti gli strumenti compensativi e dispensativi, come previsto anche dalla legge 170. Tali strumenti possono essere il PC, l’uso delle mappe mentali, la calcolatrice, i libri digitali.