Interviste: intervista a ilaria, la nostra esperta ostetrica

Ciao Ilaria,  come si diventa ostetriche?

Si diventa ostetriche dopo un corso di studi di laurea della durata di tre anni. Non è indispensabile aver frequentato un liceo scientifico o psicopedagogico ma certamente il percorso di studi  facilita lo studio di certe materie.

In che ospedale lavori?

Mi sono laureata nella primavera del 2005 e ho iniziato a lavorare in ospedale nel dicembre dello stesso anno nel reparto di maternità dell’ospedale San Paolo di Milano; nell’aprile del 2007 mi sono trasferita in quel di Magenta dove lavoro tutt’ora.

Una curiosità: dopo quanto tempo un’ostetrica gestisce da sola un parto?

In teoria fin da subito: durante la scuola si entra in sala parto dal primo anno ma si assiste veramente al parto dall’anno successivo cominciando ad avere a poco a poco una propria autonomia e sicurezza. Si è sempre affiancate da una tutor, da un’ostetrica con più esperienza. Anche quando si è laureate e abilitate ad esercitare la propria professione la sicurezza a volte tentenna: si ha bisogno di una collega per poter affrontare un travaglio e un parto.  A volte basta solo la sua presenza, sapere che c’è una persona non coinvolta emotivamente in quel travaglio che ti da il sostegno adatto ad essere lucida e ferma per portare quella coppia fino alla fine.

Ci sono delle volte in cui ti senti in difficoltà durante un parto?

E come no!! Non  è facile! O almeno non sempre. Le difficoltà non sono materiali: i bambini sanno nascere da soli (meno male che ci sono loro!!), hanno i loro tempi più o meno lunghi ma l’istinto li porta fino alla fine.

Le difficoltà stanno nel gestire le emozioni della coppia, ad affrontare il dolore del parto, a portare una donna ad abbandonarsi e a fidarsi di se stessa,  del suo corpo e del suo bambino. I papà o/e gli accompagnatori che si hanno in sala parto non sono sempre pronti ad affrontare certe situazioni, proprio perché ci si trasforma: il dolore trasforma la donna a volte la rende insofferente e indisposta a tutto e a tutti. Bisogna essere presenti, forti e decise a riconoscere che quella coppia e quel bambino ce la possono fare, che non c’è alcuna difficoltà per poter andare avanti. La difficoltà è proprio questa!

Hai vissuto esperienze negative? Se sì come le hai affrontate e superate?

Si ce ne sono state…poche per fortuna fino ad ora, ma so che potrebbero ancora capitare e non sarà facile affrontarle anche perché non c’è la soluzione per tutto e tutti. Si affrontano a testa alta, con la massima professionalità e competenza, con un sostegno emotivo delle colleghe e della famiglia. Bisogna riconoscere che non siamo dei super eroi: siamo esseri umani! Dobbiamo essere corretti con la coppia e con noi stessi, non dover per forza arrivare a risolvere anche l’impossibile. La Natura è misteriosa e non sempre ci permette di intervenire: può essere riduttiva la mia considerazione ma la scienza non ha ancora potuto conoscere tutti i misteri della vita e della morte.

Che tipo di donne incontri?

Tante…di ogni cultura ed estrazione sociale ma durante il parto siamo tutte uguali.

Anche se siamo nel 2010 il travaglio e il parto fanno parte della nostra natura più istintiva. Le difficoltà di molte donne, soprattutto di noi occidentali, sono quelle di non lasciarsi andare, di controllare gli eventi e gli ambienti, di non sapersi ascoltare dentro.  Si è sempre abituate a delegare alla tecnologia e al sapere medico ciò che è naturale e fisiologico nella vita di una donna.

Molte donne dicono “ma perché bisogna soffrire così tanto? Siamo nel 2000 e ancora bisogna soffrire come gli animali!” ma che valore si da oggi al dolore? Che percorso si ha fatto durante la gravidanza e ancor prima durante la vita?

Il dolore del parto ha un significato: è quello del distacco dal proprio bambino, di accompagnarlo fuori per renderlo autonomo. Bisogna saperlo affrontare con la testa e con il corpo. Essere consapevoli di quello che sta succedendo, non delegare tutto agli altri ma sentirsi padrone  e consapevoli di ciò che accade.

Quanto è legato l’andamento del parto allo stato d’animo della donna?

Tantissimo

Consigli per una donna che deve partorire?

Essere serena, fiduciosa, libera di essere, di non controllarsi. Essere affiancata da persone positive e forti.

è importante avere il proprio ginecologo presente? 

Non è indispensabile. Durante un parto fisiologico non ha necessità di esserci. Basta l’ostetrica

Quanto è importante il contatto col bambino subito dopo il parto?

Importantissimo! Si ha l’incontro e la conoscenza reale tra mamma, papà e bambino. È da questo momento che inizia il boondig e l’imprintig soprattutto batteriologico. Il bambino riconosce la sua mamma attivando tutte le sue capacità olfattive, visive e tattili. Inizia l’innamoramento e basta solo uno sguardo per legare mamma e papà a quel bambino speciale per sempre.

Il ruolo dell’ostetrica finisce in sala parto?

Al contrario: è riduttivo. Il nostro profilo professionale ci dice che “l’ostetrica è l’operatore sanitario che, in possesso della laurea abilitante e dell’iscrizione all’Albo Professionale, assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto ed il puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici con propria responsabilità e presta assistenza al neonato.

Inoltre l’ostetrica per quanto di sua competenza partecipa:

-ad interventi di educazione sanitaria e sessuale sia nell’ambito familiare che nella comunità;

-ai corsi di accompagnamento alla nascita;

-alla preparazione e all’assistenza ad interventi ginecologici;

-alla prevenzione ed accertamento dei tumori della sfera sessuale femminile;

-ai programmi di assistenza materna e neonatale.”

Come deve essere secondo te un corso pre-parto ideale?

Svolto da persone capaci e motivate. Non deve essere solo una lezione teorica di quello che accade e accadrà ma deve dare la possibilità alle mamme e ai papà di esprimere liberamente i propri sentimenti ed emozioni. La possibilità di sapersi ascoltare, di essere consapevoli delle capacità di partorire e di assistere una donna in quanto tale e, di entrare fin da subito nei loro ruoli di padre e di madre.

La parola “ostetrica” deriva dal latino Obstetrica -stare davanti alla donna (quindi osservare ciò che il suo corpo e quel bambino sanno fare).

La relazione tra l’ostetrica e la donna è un rapporto molto importante per tale arte.

Socrate, filosofo dell’Antica Greci che i maestri devono usare l’arte della maieutica, cioè far emergere ciò che è dentro di noi. Forse non tutti lo sanno che la mamma di Socrate era una levatrice e lui fondò tale filosofia osservando il suo lavoro; non solo aiutava le donne a partorire ma le rendeva grintose e sicure di vivere questo momento e di diventare pronte a essere madre.

Sono sempre stata legata a questa descrizione dell’ostetrica e ritengo sia la più veritiera; è quella che mi corrisponde di più e che cerco nella mia vita lavorativa di seguire.

Cosa manca oggi nella sanità, secondo te, per favorire un parto sereno?

La tranquillità e il rispetto per i tempi di un parto fisiologico

Di che sostegno ha bisogno la donna dopo?

Il giusto per quella nuova famiglia. Osservare e intervenire solo se è necessario. La famiglia deve saper crescere da sola.

Da 1 a 10 quanto è duro il tuo lavoro e perchè?

10 perché ci si scontra con emozioni e realtà sempre diverse; lo rende un lavoro non monotono e sempre in evoluzione; è imprevedibile e sempre nuovo. Anche se siamo in ospedale il reparto di matenità è quello in cui il dolore è relativo… alla fine esplode sempre la gioia sui volti dei genitori, e la sofferenza svanisce. è per questo che mi piace: punteggio 10+!

Grazie Ilaria anche per la tua partecipazione a WhyMum.it e buon lavoro!