La mente divaga, il cervello si affina: una nuova ricerca sui bambini direttamente dagli states

Oggi mi sono imbattuta in un articolo sul Telegraph che racconta i risultati di una recente ricerca dell’Università del Wisconsin (riportati anche su diversi giornali italiani) sulla maggiore capacità intellettiva dei bambini che si distraggono facilmente, che hanno la testa tra le nuvole (vedi foto) o che, come dice la parola originale in inglese, “vagano con la mente”.

Ho preferito leggere i vari articoli in inglese per capire il più possibile. Purtroppo non ho trovato il documento originale. E come al solito, leggendo ciò che riportano i giornalisti, non si capisce mai bene se si assiste a una vera scoperta o se si leggono conclusioni che non ci dicono niente di nuovo.La ricerca è stata condotta dallo psicologo Daniel Levinson dell’University of Wisconsin-Madison negli Stati Uniti.Il suo studio ha permesso di capire che un bambino con la tendenza a vagare con la mente altrove ha una memoria operativa maggiore degli altri.Ma cos’è questa memoria operativa? Dovrebbe essere quella che permette di avere molti pensieri contemporanei. Una sorta di multitasking del cervello che agisce mentre si stanno facendo lavori non troppo complessi. E in più è anche collegata con la capacità intellettiva: si parla di stretta relazione con un’alta comprensione alla lettura e un alto quoziente di intelligenza. (Anche se sappiamo tutti che l’intelligenza è fatta di tante sfaccettature!)

Comunque, leggendolo così mi sembra che manchi qualcosa. Se da un lato mi consola, dall’altro mi suscita ulteriori domande e riflessioni insoddisfatte.

Proprio in questo momento vivo un bambino non lontano dai 6 anni con il tipico atteggiamento di uno della sua età, cioè: distratto; incapace di concentrarsi troppo su una cosa soprattutto quando non gli interessa; costantememente ribelle e in cerca di un mondo in cui fare tutto quello che vuole. E oggi posso pensare: ecco, quando la sua mente divaga in realtà sta sviluppando la sua memoria operativa e quindi sarà più bravo e più veloce nei pensieri.

E poi però mi chiedo: ma se si distrae anche quando il lavoro è difficile e richiede impegno, riuscirà comunque ad arrivare al risultato? O il risultato non deve interessargli? L’intelligenza non è messa in dubbio ma il controllo dell’attenzione sì, anche se io apprezzo molto le sue domande assurde duranti le fasi di “sogno ad occhi aperti”.

Certo non si può pretendere molto da un bambino comunque ancora piccolo, e alle volte a me sembra che le maestre della scuola materna vivano un’ansia da prestazione nei confronti delle loro colleghe della scuola elementare pretendendo da bambini all’ultimo anno di asilo che abbiano già l’atteggiamento che dovranno avere 6 mesi dopo.

D’altra parte anche io, pur fautrice di una scuola più attenta all’individuo, alla sua crescita emotiva e creativa, credo si debba imparare a concentrarsi anche quando costa tanto in termini di fatica, o non piace poi così tanto, o si ha voglia di pensare ad altro. Altrimenti si cresce infelici, sempre alla ricerca di qualcosa che non si ha, sempre inadeguati rispetto a ciò che ci viene chiesto. Sono contraria sì alle aspettative esagerate, alla presentazione della scuola primaria come un luogo di compiti, voti, giudizi, tempo scandito per fare i lavori. Insomma efficienza, velocità, disciplina. E cos’è, una prigione?

Forse è la via di mezzo come al solito la giusta soluzione: un buon bilanciamento tra attenzione durante i classici “task” e un tempo opportuno per la creatività (di cui parlerò in un prossimo post).

E voi come ve la cavate con le distrazioni dei vostri figli? datemi qualche dritta mamme soprattutto con figli già alle elementari!