L’ansia nei bambini e adolescenti
Il liceo del mio primogenito ha offerto la visione di un documentario creato apposta per le comunità, le scuole, i teatri di tutto il mondo che si chiama Angst. Mi spiace davvero che non sia visibile a tutti online ma solo per iscrizione e forse a pagamento (non mi è chiaro però dal sito) perchè l’ho trovato molto interessante e utile. Non è il primo che guardo su questo tema, me ne ricordo uno in particolare, The edge of success, girato proprio nella Silicon Valley che era incentrato sui liceali e la pressione che sentono per il futuro. In Angst questa cosa è appena accennata ma credo sia davvero chiave per gli adolescenti. Il liceo americano è molto diverso da quello italiano, e non voglio dire che uno sia migliore l’altro peggiore perchè secondo me ci sono cose positive e negative in entrambi. Spesso dico che in un liceo americano io sarei stata felice perchè ero una ragazza che amava lo sport e le performing arts (musica e teatro) e qui mi sarei potuta esprimere al massimo perchè queste materie fanno parte del percorso scolastico non come da noi dove non vengono valorizzate anzi alle volte sono osteggiate perchè tolgono tempo allo studio. Qui lo sport è fondamentale, addirittura apre le porte del college, scelta criticabile ma anche interessante. In fondo la bravura negli sport fa parte delle tante intelligenze che abbiamo, è una competenza e passione importante come altre. Oltre all’aspetto accademico quindi si riconoscono qui i vari talenti di una persona mettendoli un po’ di più sullo stesso piano senza dividerli in quelli di serie A e di serie B. Un aspetto però che accomuna i ragazzi di tutto il mondo è la peer pressure ora anche estrememtante aumentata grazie all’uso smodato dei social che mostrano tutto quello che succede alle altre persone e per il 90% dei casi sono (in superficie) sempre cose fighissime. Ma una caratteristica oggettivamente diversa dei due sistemi italiano e americano è la pressione sulla scelta del college. Si inizia presto qui, i voti contano fin dalla prima liceo, le applications si iniziano a fare dalla terza liceo ed è un processo stressante e lungo. A inizio quarta liceo i giochi sono fatti, e pensare che in Italia gli anni di liceo sono 5 e si ha tutto il tempo per capire e cambiare idea. Inoltre da noi se non si è bravi al liceo vuol dire in fondo poco. Certo ci sono università con test all’ingresso ma non si basa tutto sul tuo passato scolastico. In America per accedere al college bisogna fare un test per cui molte famiglie investono tanti soldi in tutoring per aumentare lo score. Perchè è così che funziona, se fai tutoring specifico sul test puoi migliorare molto. É un test un po’ discusso per questo motivo, e le università stanno iniziando forse a considerarlo di meno per l’ammissione (quest’anno di Covid non verrà richiesto per esempio). Tutto questo porta stress, l’adolescente inizia a definirsi, a conoscersi, i genitori stessi devono confrontarsi con una nuova persona, un figlio che si trasforma. Aggiungere a tutto ciò l’incredibile pressione di dover andare nel college più importante, essere l’atleta più bravo o il performer più apprezzato, oltre a fare volontariato, dimostrare di essere un leader, etc. non aiuta. I modelli di riferimento, qui in America, sono molto legati al denaro e al successo. Apprezzo tantissimo il valore del lavorare sodo e del credere nei propri sogni. Per me questo conta molto: riuscire a capire come trasformare la propria passione più grande in un lavoro. Ma deve essere una spinta interna non esterna. L’ho vissuta sulla mia pelle la pressione sociale del lavoro fisso, della carriera in azienda, della casa di proprietà (erano altri tempi). Non ho scelto quello che amavo ma quello che mi avrebbe dato più possibilità di lavoro. Non bisogna trascurare questo aspetto, ovviamente, ma se ci si trova ingabbiati in un vestito che non ci piace non c’è carriera che tenga. Saremo sempre infelici. D’altra parte qui in America c’è più contatto con il mondo lavorativo e questo permette un po’ prima di capire qual è la propria chiamata, perchè un conto è lo studio, un conto è il lavoro che ne consegue. Il counseling sulle scelte future durante il liceo lo trovo una cosa bellissima. Alla fine, quindi, come mai questi ragazzi nel pieno della loro giovinezza sono così ansiosi? Secondo me anche perchè non tutti sono pronti a sopportare queste aspettative, ad andare via di casa a 17/18 anni e spesso non in una città vicina ma a svariate ore di aereo. Fa paura la solitudine, l’essere giudicati, l’essere esclusi. È proprio come si vede nei telefilm americani. Ci sono i ragazzi fighi, il campione di football, la ragazza bionda e bella (stereotipo ma piuttosto veritiero), ci sono continue classifiche (rankings), awards e cose varie che mettono i ragazzi in competizione e confronto continuo. Non deve spaventare l’ambizione o la competizione in sè ma il modo in cui viene alimentata, non possiamo sempre essere inquadrati in una classifica. Non avete idea di quanti premi danno, perfino alle elementari, una continua segnalazione per il bambino più bravo per una tal cosa, quello che ha fatto il test migliore, perfino lo studente del mese….poi il ragazzo non capisce più nulla secondo me, viene premiato per tutto e poi non sa se è davvero valido quello che fa. I voti poi parlano da soli, ma parla anche la personalità, spesso dimenticata in questo sistema che guarda solo alle performance. Bambini che devono sempre eccellere ed essere super impegnati. È vero che nella vita bisogna sempre dare il meglio, ma non tutti possono arrivare all’eccellenza, non è realistico e il bambino sensibile che se ne accorge soffre, si chiude, inizia a sentire il disagio nel suo corpo, sente che perde il controllo e lo cerca in altre cose non sane come le dipendenze o l’alimentazione. L’ansia sociale si fa insopportabile, ma i genitori minimizzano, sei un bambino timido, dicono. No, spesso ha l’ansia, quella paralizzante, che ti fa evitare le situazioni in cui non ti senti a tuo agio, ti fa isolare e sentire inadeguato e diverso, ti fa vedere tutto nero anche quando hai solo 15 anni. Mi piace questo film e dovrebbero vederlo tutti i ragazzi perchè insegna anche la compassione verso chi non è appunto popular, non riesce a navigare con forza e sicurezza nelle difficoltà della vita, e anche il gesto di un amico può cambiare il colore alla giornata e perfino salvare vite. E noi genitori spesso siamo troppo distratti, non abbiamo voglia di accettare che nostro figlio abbia un problema, spesso ci irritiamo per ripetute timidezze o resistenze (io per prima). Questo è un ragionamento fatto da tanti ragazzi nel film. Invece dobbiamo fermarci ad ascoltare, non dare etichette e parlare sempre di ansia ma riconoscere questo disagio, non minimizzarlo ma incoraggiare delle conversazioni per far aprire nostro figlio/a il più possibile. Parlare rende il problema più piccolo, lo dice anche un ragazzo nel film. E aiuta anche riconoscere che anche noi abbiamo sofferto e soffriamo di ansia, che li capiamo, che siamo pronti a tendere una mano e ad accompagnarli in questo percorso. Perchè il cervello può riprogrammarsi, è scientificamente provato. E ci sono delle tecniche per gestire l’ansia. Si impara insieme, e ne se esce insieme. Quando si sentono incoraggiati e amati sono più pronti a lavorare su se stessi. Secondo me noi genitori siamo fondamentali perchè siamo in fondo le persone che più li amano. Poi, ovviamente, l’aiuto di un professionista può essere molto utile ed è spesso necessario se scelto bene. Il mio bambino ha dieci anni e ha già sofferto di ansia, peggiorata con la pandemia. Ho spesso fatto fatica ad accettare la sua timidezza (tutti i miei bimbi sono timidi in realtà), non ha dormito bene per tanti anni, non riusciva ad addormentarsi, il buio gli portava attacchi d’ansia. La cosa bella di lui è che si esprime e racconta le sue sensazioni, non le capisce oviamente ma le esplicita (cosa che gli altri due non fanno). Ho sempre avuto difficoltà anche con le sue resistenze dovute alla paura dei cambiamenti. Eppure di cambiamenti ne ha vissuti tanti, cambio di continente, di città e di 6 scuole in 9 anni. Non sempre questo aiuta, c’è chi si rafforza subito e chi lo fa con calma e supporto. Quest’estate una mia amica mi ha indicato un programma digitale creato da due papà psicologi del North Carolina e così mi sono detta perchè no, proviamo….di solito sono molto restia ad andare dagli psicologi per varie esperienze negative in passato. È un programma bellissimo, concepito in 10 audio avventure ognuna delle quali affronta un argomento legato all’ansia. Dopo aver ascoltato la storia ci sono degli esercizi da fare su un libro guidato da loro fornito. Ci sono anche tanti audio a supporto del genitore e anche qualche traccia con meditazioni per bambini da fare prima di dormire. La meditazione serve tantissimo ai bambini. Mio figlio a tratti è stato ribelle e in opposizione ma alla fine del percorso l’ho visto cambiare tantissimo. Si è anche tranquilizzato con l’inizio della nuova scuola, nonostante il covid, anche grazie ad un maestro illuminato che capisce profondamente i bambini e lo ha aiutato ad integrarsi in quinta elementare, con compagni che si conoscevano dall’asilo, rispettando la sua timidezza e dandogli il tempo di sentirsi a suo agio. Spesso anche rimuovere il bambino da situazioni esterne malsane aiuta molto. È vero che si cresce anche con le difficoltà ma c’è tempo per tutto e durante l’infanzia il bambino va schermato il più possibile da esempi negativi o addirittura traumatizzanti. Spero di non avervi annoiato o angosciato troppo, se avete voglia di condividere le vostre storie fatelo pure, può aiutare confrontarsi con altri genitori.