L’importanza del gioco

La madre è la prima e la migliore maestra del bebè e ne stimpola lo sviluppo emotivo mediante il linguaggio segreto che condivide con il figlio. Ciascuna parola, ciascuna carezza, ciascuno sguardo è in grado di insegnare qualcosa di fondamentale al bambino. Noi esperti raccomandiamo di trascorrere 10-15 minuti una, due volte al giorno per costruire la relazione con i genitori ma anche per iniziare a comprendere i legami esistenti tra stimolo e risposta, nonchè le diverse emozioni che animano lo sguardo meraviglioso dei piccoli nei diversi contesti.

Scegliete un momento della giornata in cui voi e il bambino siete vigili e pronti a giocare. Fatelo sedere dritto in modo che il suo volto sia bene in vista e i suoi occhi siano allo stesso livello dei vostri. Il neonato deve essere in grado di vedere le vostre mani , le vostre braccia e la parte superiore del vostro corpo.

Ora iniziate. Parlate, cantate una canzone, battete le mani,fate una smorfia,mostrategli un giocattolo, baciatelo e fategli il solletico. Divertitevi e vostro figlio si divertirà e imparerà. I giochi più comuni sono anche i più utili per il loro sviluppo emotivo. Vostro figlio vi indicherà con esattezza cosa vuole che facciate, sorridendo, scalciando, agitando le braccia e le gambe e dimostrando vari gradi di entusiasmo. Per capire come strutturare le sessioni di gioco con vostro figlio, date un’occhiata a Joy e a come gioca con Rachel, la sua bambina di tre mesi . Guardandole giocare, vedremo i diversi livelli di comunicazione emotiva e sociale del linguaggio segreto. Forse noterete che ciascun periodo di dieci o quindici minuti si compone di fasi ben precise.: la preparazione, l’annuncio , l’interazione, e il disimpegno.  Questa struttura è fondamentale per illustrare al bimbo come funzionano le interazoni umane, poichè impone un ritmo e un ordine alla comunicazione tra voi e lui, ritmo e ordine che diventeranno la base della comunicazione emotiva.

LA PREPARAZIONE: Joy infila Rachel in un seggiolino sul pavimento e le sparpaglia davanti alcuni giocattoli. Rachel la osserva, quindi sorride con gioia quando Joy alza la testa per cominciare. Che cosa si comunica: I neonati amano le abitudini e riconoscono i rituali familiari. Sparpagliando i giocattoli Joy dice: “è ora di giocare”. Quando la mamma alza la testa, Rachel la guarda e stabilisce subito un contatto. Questo è il modo per rispondere: ” Sono pronta per giocare”. Si conclude così la fase di orientamento, in cui madre e figlia concordano tacitamente l’attività cui dedicarsi.

L’ANNUNCIO: “Sei pronta per giocare, Rachel?” chiede Joy con “la vocina” melodica che ci viene spontaneo usare quando ci rivolgiamo direttamente al bebè. Rachel reagisce agitando le braccia e le gambe e sfoderando un largo sorriso. CHE COSA SI COMUNICA: Questa si chiama fase dell’annuncio, perchè Joy invita Rachel a svolgere l’attività scelta. Anche  a tre mesi i bimbi cominciano a riconoscere il proprio nome e sanno che, quando lo sentono, sta per accadere qualcosa di speciale. La “vocina” acuta e melodica utilizzata da Joy è comune a tutte le culture, perciò dobbiamo dedurre di avere la predisposizione a parlare in modo che risulti gradevole all’orecchio del lattante. I movimenti delle braccia e delle gambe sono come lo scodinzolio di un cane. Sono un segno inconfondibile che stiamo facendo la cosa giusta.

L’INTERAZIONE:”Oggi giochiamo ai rumori, Ok?chiede Joy. “Prendo un giocattolo e faccio un rumore, e vediamo quale ti piace di più. ” Rachel fissa la madre con interesse. Joy prende un sonaglio  e glielo agita davanti. Aspettando una reazione, domanda:” Ti piace questo rumore? Ti piace questo sonaglio?”. Rachel tende la mano verso il giocattolo. Joy esclama:” Bravissima! Adesso puoi agitarlo da sola”. CHE COSA SI COMUNICA: Naturalmente, Rachel non capisce davvero le parole della madre, ma assimila informazioni sul linguaggio. Ben presto si renderà conto che quando formuliamo una domanda, alziamo la voce alla fine della frase e ci aspettiamo una reazione. Quando Rachel  allunga la mano verso il sonaglio, Joy reagisce. Ormai sono sincronizzate nella danza della comunicazione.

 Joy prende un cucchiaio di legno e colpisce un tamburo di plastica, imitandone il suono: ” Bum, bum”. Scorge tuttavia un’espressione nervosa sul viso di Rachel. “Questo rumore ti spaventa?” chiede. “Va bene, per ora lasciamo stare”. CHE COSA SI COMUNICA: Questo è l’inizio dell’apprendimento emotivo. I neonati provano quattro emozioni fondamentali: il disgusto, la tristezza, la felicità e la paura. Partendo da questa base, sviluppano un numero infinito di sentimenti.

IL DISIMPEGNO: Dopo dieci minuti Rachel comincia ad apparire annoiata. Distoglie lo sguardo mentre la madre continua a giocare. “Sei stanca di questo gioco?” domanda Joy. “Mettiamo via questi giocattoli e prepariamoci per uscire”. CHE COSA SI COMUNICA: Questa è la fase del disimpegno. I bambini ci segnalano che ne hanno abbastanza distogliendo lo sguardo. Joy capisce che questo non è un rifiuto, bensì il segnale che è ora di passare a qualcos’altro. 

Probabilmente avrete notato che, quando parlate e giocate con vostro figlio, vi comportate in modo molto particolare. I movimenti del corpo sono rallentati ed esagerati. Parlate con lentezza e attenzione ripetendo parole ed espressioni. Smettete quando il bimbo distoglie lo sguardo, dandogli l’opportunità di “riflettere” su quanto sta accadendo e organizzare quanto appena visto.

PROVATE ANCHE VOI

IO E TE

CHE COSA FARE: prendete uno specchio e guardatelo con il bambino. Indicate il vostro riflesso, poi il suo. Fate delle smorfie e osservate come reagisce il piccolo. Guardate se limita o se allunga anche lui la mano verso lo specchio. IL MESSAGGIO: “Io e te siamo legati. Guarda quanto ci divertiamo insieme”.

L’OROLOGIO FA TIC TAC

CHE COSA FARE: prendete il piccolo per le ascelle e fatelo oscillare avanti e indietro con delicatezza come il pendolo di un orologio. IL MESSAGGIO: “Viviamo un’avventura insieme!” Non ti farò cadere. Puoi contare sul fatto che mi prenderò cura di te”.

DOVE SONO?

CHE COSA FARE: Camminate intorno al seggiolino del bimbo, talvolta scomparendo dalla sua vista; chiedetegli: “Dove sono?” e aspettate che si volti per cercarvi. IL MESSAGGIO: “Sai riconoscere la mia voce e trovarmi quando hai bisogno di me”.

BAUSETTE

CHE COSA FARE: nascondete il viso dietro un oggetto, poi scopritelo. IL MESSAGGIO: “Anche quando andrò via e non riuscirai a vedermi, tornerò sempre!”.

CALCIA LA TEGLIA

CHE COSA FARE: tenete una teglia per dolci a qualche centimetro dai piedi del bambino dopo averlo messo in posizione supina. Usatela come bersaglio per i suoi calci. Fate un verso e una smorfia ogni volta che la colpisce. IL MESSAGGIO: “Quando tu agisci, io reagisco. Mi piace quando ti concentri e ce la metti tutta.”

TI PRENDO

CHE COSA FARE: quando il bimbo comincia a gattonare, ditegli:” Ti prendo” con entusiasmo. Permettetegli di allontanarsi di qualche metro, quindi afferratelo e strofinategli il naso contro il viso (prima con delicatezza, poi con più vigore se vedete che lo gradisce). IL MESSAGGIO: “Questo gioco fa un po’ paura, ma sai controllare i tuoi timori. Sai gestire cose diverse nello stesso momento”.

FACCIAMO QUALCOSA INSIEME

CHE COSA FARE: tra i dieci e i dodici mesi il bebè inizia a imitare le vostre azioni quotidiane. Dategli un cucchiaio e una scodella per mescolare, una scopa giocattolo per spazzare il pavimento o un martello di plastica per colpire una superficie.  IL MESSAGGIO: “Mi piace quando fai quello che faccio io. è bellissimo insegnarti le cose”.

( L.E. Shapiro, psicologo dell’infanzia e della famiglia)