Notizie: un benvenuto alla nuova esperta federica braga!

In questi giorni abbiamo delle new entry tra i nostri esperti, inizio a parlarvi della prima, Federica Braga (trovate QUI il suo profilo).

Per presentarla ho pensato di farle un’intervista. Se vi va leggetela qui sotto, è molto interessante.

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Che studi hai fatto?

Sono diplomata in Pianoforte presso il Conservatorio G.Verdi di Milano e laureata in Lettere Moderne a indirizzo Pedagogico presso l’Università Statale di Milano.

Cosa vuol dire essere un’insegnante DIDATTA AIGAM?

Un insegnante Didatta AIGAM ( Associazione Italiana Gordon per l’Apprendimento Musicale) è una persona con una formazione musicale di ottimo livello che prima di tutto ha svolto il percorso di formazione per musicisti nel CORSO NAZIONALE AIGAM DI FORMAZIONE PER MUSICISTI, che si svolge annualmente a Roma e quest’anno anche a Torino. A seguito del Corso Nazionale, previo superamento di un esame, si diventa Insegnanti Associati AIGAM accedendo così a un percorso di supervisione e formazione continuativo che accompagna il docente nel suo percorso professionale. Dopo tre anni come Insegnanti Associati si può accedere al percorso per diventare Insegnante Didatta e cioè formatore di educatori e musicisti.

Cosa rende il metodo di Gordon così speciale?

Ciò che è conosciuto come Metodo Gordon, in realtà è un Teoria scientifica, la Teoria dell’Apprendimento Musicale che il Prof Edwin Gordon ha studiato negli ultimi cinquanta anni attraverso un approfondito lavoro di ricerca. La Teoria che per brevità chiamiamo MLT ( Music Learning Theory ) spiega come avviene l’apprendimento musicale nell’essere umano. Ciò che avviene nelle classi del cosiddetto Metodo Gordon è la possibilità per i bambini di vivere in un ambiente creato ad hoc affinchè il loro apprendimento del linguaggio musicale sia facilitato. Dal momento che il “Metodo Gordon” non è un metodo, potremmo parlare di questa esperienza usando il termine musicainfasce® AIGAM, i corsi, cioè in cui la Teoria dell’Apprendimento Musicale di Gordon trova un ottimo contesto per prendere vita. Ricordo che AIGAM oltre ad essere riconosciuta come ente formatore dal Ministero della Pubblica Istruzione è anche l’unica associazione accreditata da Gordon in Italia per la diffusione del suo pensiero.

A quali fasce di età di rivolge?

Con il nome di musicainfasce® AIGAM ci si riferisce a tutti i nostri corsi che nello specifico sono: musicainfasce® per bambini da 0 a 3 anni, sviluppo della musicalità® per bambini da 3 a 6 anni, alfabeto della musica® per bambini da 6 a 8 anni.Ci fai un esempio di una lezione AIGAM per un bambino sotto l’anno, per uno da uno a due anni, e per uno più grandino di 5?

In realtà ciò che noi consideriamo nei nostri incontri non è tanto l’età anagrafica dei bambini quanto quella musicale. Un bambino di un anno e uno di 5 anni, musicalmente parlando potrebbero avere la stessa età: il bambino di 5 anni, infatti, potrebbe aver iniziato il suo approccio alla musica da poco, da un anno, appunto. Come un bambino di un anno che avesse potuto vivere nella musica fin dalla nascita. La più grande differenza tra i corsi di musicainfasce® e quelli di sviluppo della musicalità® è che fino ai 3 anni i bambini sono accompagnati in classe da un adulto di riferimento. In tutti gruppi di età prescolare con i bambini e chi li accompagna, usiamo solo la voce e il corpo in movimento guidandoli informalmente all’assimilazione della sintassi musicale. Lavoriamo con la musica come se fosse la lingua materna: una mamma non insegna l’italiano al suo bambino ma parla con lui, con tutto ciò che questo comporta (emozione, sguardo, tatto, silenzio) . Noi “parliamo” musica con i bambini in un modo molto prossimo alla normale comunicazione verbale tra un adulto e un bambino. Cantiamo canti senza parole (45 minuti di musica pura, quindi) che il bambino inizialmente assorbe senza alcuno stress, specializzando in seguito le sue risposte all’ambiente musicale: come le prime parole, anche durante i nostri incontri i bambini arrivano a imitare gli stimoli sintattici che ascoltano in classe e poi a mettere insieme le parole a formare frasi e veri e proprio discorsi, vale a dire che imparano a improvvisare musicalmente, ad essere intonati e ritmici. In conclusione, più musicali.

 

Quando inizia il vero insegnamento musicale con lo strumento? Nella fascia sopra i 6 anni?

Credo che la vera domanda dovrebbe essere: in un percorso di crescita musicale la scelta di suonare uno strumento è obbligata? Se rileggo la domanda che mi poni – il vero insegnamento musicale –  tra le righe scorgo quello che in realtà è il pensiero più diffuso: se non c’è lo strumento, non è musica! La lingua materna non ha sempre bisogno della penna, dello strumento, per essere espressa: e comunque prima di imparare a scrivere è necessario saper parlare e pensare molto bene una lingua. Per la musica vale lo stesso: per essere musicali non è necessario suonare uno strumento, non è obbligatorio. E in ogni caso noi siamo forniti – spesso senza saperlo – di quello che forse è il più bello strumento che la natura potesse inventare: la voce. Prima di avvicinarsi a un oboe o a un’arpa è necessario saper parlare e pensare la musica, essere intonati e ritmici e questo non avviene quasi certamente prima dei 6 anni (sempre musicali) del bambino. Ovviamente ci sono eccezioni ma per l’esperienza che ho come insegnante di musica sono convinta del fatto che avvicinare troppo presto un bambino allo strumento senza un’educazione musicale compensatoria precedente, rischi di allontanarlo dalla musica presto o tardi che sia laddove un percorso più lento e rispettoso dei tempi di apprendimento porti a un risultato più appagante anche se a lungo termine.

 

Quali sono i benefici di un corso come il tuo per un bambino? Non credi che i bambini di oggi siano già troppo stimolati fin da molto piccoli?

Spesso i bambini sono troppo stimolati, è vero, nel senso che a volte hanno una vita da manager già a due anni, non sanno cosa sia il tempo libero, il silenzio, la concentrazione, la capacità di giocare da soli senza essere continuamente intrattenuti. Quello che dovrebbe preoccupare, a mio avviso, non è tanto la quantità ma piuttosto la qualità di stimoli cui un bambino è sottoposto. Per rimanere in tema penso alla musica: i bambini piccoli ascoltano tantissima musica. Ma siamo sicuri che ciò che facciamo ascoltare loro sia adatto a loro? Penso a tanti “giochi musicali”, per esempio: la qualità di ciò che i bambini ascoltano è spesso davvero scadente, brutti suoni elettronici per riprodurre magari Mozart o Brahms che se ascoltati in versione originale sarebbero certamente più graditi a tutti, bambini e adulti. I bambini adorano la complessità, anche la complessità musicale: possono ascoltare tanta buona musica se si sta attenti a proporre l’ascolto in modo non disturbante (per esempio brani brevi e non un’intera sinfonia).Come riconoscere il “talento” musicale in un bambino e stimolarlo senza fargli troppe pressioni (errore così comune da parte di noi genitori)?

In generale per conoscere l’attitudine musicale di una persona occorrerebbe fare un test oggettivo e questo non è possibile prima dei 3 anni. In ogni caso l’attitudine musicale oscilla fino ai 9 anni, momento in cui invece si stabilizza e dopo cui quasi certamente non è possibile fare niente per recuperare (ma la ricerca sta approfondendo questi aspetti ). L’attitudine musicale di una persona, che ha il suo picco massimo alla nascita, incontra poi l’ambiente: se l’ambiente è molto musicale e una persona ha un’alta attitudine musicale, se le sue caratteristiche psicolgiche sono adeguate, se gli incontri che farà sono fortunati, ecce cc…. probabilmente avremo a che fare con un talento. Gordon con i suoi studi ci dice che l’1% della popolazione ha una attitudine musicale altissima, è il Mozart della situazione. Questa percentuale è altissima! Dove sono tutti questi Mozart? Noi crediamo che più che cercare i talenti sia necessario lavorare sull’ambiente affinchè sia un ambiente migliore, anche per quanto riguarda la proposta musicale da proporre ai bambini. Faccio un esempio: la maggioranza di mamme che vengono ai nostri corsi, al primo contatto con noi ci dicono che porteranno il loro bambino ai nostri corsi con entusiasmo ma che non se la sentono di cantare perché si reputano stonate. Ora, come si spiega che poi queste mamme quando vengono agli incontri cantino spesso molto molto meglio di quello che si aspettavano di poter fare? Il loro senso di inadeguatezza prende vita in un ambiente, per l’appunto, sfavorevole all’apprendimento musicale. Gli afro americani non hanno la musica nel sangue! Semplicemente l’ambiente in cui vivono è più musicale del nostro.

 

Come è stata la tua esperienza al Conservatorio? La rifaresti?

è stata un’esperienza dura ed emozionante, viverla da ragazzina non è stata una passeggiata. è stata un’esperienza che ha coinvolto tutta la mia famiglia e le persone che sono state per me punto di riferimento, che mi hanno dovuto e voluto sostenere nei lunghi 10 anni di percorso. è stata, proprio per queste ragioni – ma lo posso dire con il senno di poi – un’esperienza estremamente formativa, che, musica a parte, mi ha dato i mezzi per affrontare la vita con tenacia e impegno, imparando a non pretendere il risultato immediato ma imparando ad aspettare. Non so dire se è un’esperienza che rifarei. Quello che è certo è che – anche questo scoperto dopo – non è una scelta obbligata, il percorso musicale di una persona non deve necessariamente sfociare in Conservatorio per essere completo. A vent’anni io sapevo suonare un buon Bach…. ma di samba non ne avevo mai ascoltata! Cerco sempre di dire ai genitori dei miei bambini grandi che un percorso musicale va seguito con calma e attenzione, bisogna anche ascoltare i bambini e le loro esigenze, bisogna chiedere consigli ai professionisti e non scegliere percorsi “obbligati” del tipo: suonerà il pianoforte perché dai nonni ci suona sempre. Cos’è per te la musica?

Emozione, movimento, impegno.Qual è la piu grande soddisfazione che hai provato durante i tuoi anni di insegnamento?

Veder crescere bambini e genitori più consapevoli di un percorso, quello dell’apprendimento musicale, che se vissuto con cura può  cambiare una vita.