Quando i bambini parlano da soli

Da quando frequento il corso di laurea in pedagogia qui in America, leggo spunti teorici interessantissimi che mi piace collegare a quello che osservo tutti i giorni in casa con i miei figli e vedendo altri bambini.

Per esempio avete mai notato che il vostro bimbo quattrenne spesso parla da solo a voce alta mentre gioca? Secondo gli studiosi dello sviluppo del bambino questa cosa si chiama “private speech”, “parlato privato”.

Ebbene, se per le teorie pedagogiche dello psicologo svizzero Jean Piaget (1896 – 1980) questo è un segno dell’immaturità del bambino che ancora vede la realtà in modo egocentrico, per lo psicologo russo Lev Vygotsky (1896-1934) è un importante strumento di pensiero per lo sviluppo della comunicazione sociale.

A un certo punto, dopo questa fase di “self-talk”,  il bambino in qualche momento dai 3 ai 7 anni internalizza quei pensieri che prima esprimeva a voce alta facendoli diventare pensieri interiori. Ma, secondo alcuni studiosi appunto, passare dalla fase del “parlare da solo a voce alta” aiuta molto lo sviluppo cognitivo del bambino. Molti ricercatori sostengono infatti che più il bambino usa il pensiero a voce alta per guidare i suoi giochi (soprattutto durante le fasi più difficili dell’attività) più otterrà miglior risultati successivamente e svilupperà meglio la sua socialità.

Il mio secondogenito, per esempio, parla tantissimo mentre gioca da solo (lo faceva meno il mio primogenito) e suo fratello più grande sistematicamente gli dice di stare zitto perchè gli dà fastidio. Cerco sempre di negoziare ma è difficile. Ora che ho capito quanto è importante questa cosa cercherò di difendere i momenti di “private speech” del mio quattrenne nonostante le resistenze del fratello che essendo in una fase completamente diversa (otto anni e mezzo) non sopporta intrusioni invece nel suo mondo interiore quando legge silenzioso o semplicemente medita.