Settimana 40 + 3: il racconto del parto

Credo che raccontare il parto o addirittura scriverne la storia sia molto importante e infatti lo fanno fare spesso anche nei consultori per aiutare le mamme a liberarsi dal peso del dolore sofferto e ad esprimere le sensazioni provate senza metterle semplicemente da parte.

Su whymum molte di voi l’hanno fatto ed è stato bellissimo leggere tutti i vostri racconti. Non bisogna però farsi influenzare troppo leggendo l’esperienza di altre nè in senso positivo nè in senso negativo, ogni parto è a sè e per questo degno di essere raccontato come esperienza unica nella vita.

Voglio appunto concludere la storia della mia gravidanza con il racconto del parto.

Giunta ormai alla quarantesima settimana ogni giorno era buono. Agosto stava finendo, il caldo ancora imperversava, tutti stavano tornando dalle vacanze e la mia attesa era più lunga di quello che avevo immaginato. Vi descrivo quello che è successo perchè può servire soprattutto a chi deve partorire per la seconda volta. Occhio ai tempi, io temevo l’organizzazione di sistemare il primo figlio e di arrivare all’ospedale in tempo e infatti avevo ragione.

Sabato mattina, 28 Agosto: primo monitoraggio fuori termine. Tutto normale, contrazioni ridotte all’osso (giusto qualcuna la sera), liquido ok. Il we passa inosservato.

Martedì 31 agosto: mattina- secondo monitoraggio fuori termine, nessun cambiamento, attesa interminabile per il controllo del liquido amniotico. ore 14,00: mi faccio una bella dormita dopo pranzo (apo è con la babysitter) per la stanchezza della mattina passata in ospedale (al san raffaele fai chilometri a piedi), poi una bella doccia.

ore 17,30: contrazione dolorosa.
ore 18,00: contrazioni dolorose ogni 10 minuti. Arriva mia suocera a casa
ore 18,15: contrazioni sempre più dolorose e più ravvicinate, scrivo via skype a mio marito dicendo di tornare a casa (lavora a mezz’ora di distanza). Lui mi dice “alla prossima contrazione esco”.
ore 18,20: contrazione molto dolorosa. Scrivo al marito “vola”. Lui si fionda in macchina per tornare.
ore 18,40: preparo la borsa di apo e decido di farlo andare a dormire dalla nonna.
ore 19,00: arriva mio marito a casa, salutiamo apo e la nonna
ore 19,05: usciamo di casa. Lele dice “ah, la tangenziale è bloccata, che si fa?”
ore 19,30: arriviamo all’ospedale grazie alla corsia di emergenza; mi ricoverano nonostante la dilatazione non sia cambiata (2cm da 1 mese ormai), ma vedevano che le contrazioni erano forti.
ore 20,00: con sorpresa di tutti, dilatazione quasi completa.
ore 20,10: inizio le spinte
ore 20,30: nasce Davide!!

Un parto velocissimo, vissuto con lucidità. Questa volta ho accolto il dolore, senza oppormi o temerlo, e così è stato sopportabile (certo due ore di dolore non sono niente rispetto alle 12 del primo parto, la durata indubbiamente fa la differenza). Immensa è stata la gioia di ricevere Davide sulla pancia appena nato e ancora tutto sporco, e di sentire il suo pianto smettere immediatamente una volta ristabilito il contatto con me. Forte è stata la sensazione di liberazione per non avere più la pancia.Questo secondo parto è stato bellissimo e io continuavo a ripeterlo alla fantastica ostetrica che ho incontrato. Poi sono iniziati i morsi uterini, fortissimi, durati per diversi giorni, e il latte è arrivato quasi subito grazie al mio bambino affamato che dopo una prima notte senza mai svegliarsi ha iniziato ad attaccarsi ogni ora e mezza. La prima notte, trascorsa senza di lui e senza camera, non ho chiuso occhio un po’ per i travagli e i parti di altre donne vicine, un po’ perchè continuavo a pensare ad ogni momento del parto. Voglio ricordarlo per sempre in ogni suo particolare, perchè è stata un’esperienza meravigliosa per cui varrebbe la pena fare un terzo figlio. Il parto è imprevedibile e a me questa volta faceva una gran paura anche per tutte le notizie lette sul giornale proprio nell’ultimo mese. Il cesareo ti evita il dolore e l’incertezza della nascita, ma l’esperienza del parto naturale è così speciale che vale tutta la sofferenza sia durante che dopo. Inoltre il destino è incontrollabile e comunque la paura non serve a cambiarlo per cui tanto vale godersi quello che arriva.

Erano passati 4 anni dal primo parto, per cui è stato impagabile rivivere l’emozione di sentire il pianto di Davide dopo l’ultima spinta. Anche con un parto così veloce comunque 40 giorni sono necessari per riprendersi del tutto, fra punti, dolori all’utero che deve tornare come prima, schiena che deve riabituarsi alla postura di prima del pancione.Mi sono chiesta cosa fosse cambiato rispetto al primo parto, e credo che fosse soprattutto il mio atteggiamento. Pur più consapevole di quello che mi aspettava e più impaurita, ero molto più pronta e serena e soprattutto sicura delle mie capacità nel momento in cui bisognava dare il massimo. Se dovessi dispensare dei consigli a chi si sta preparando al parto, direi semplicemente di rimanere concentrate su quello che bisogna fare sia durante le contrazioni che durante la spinta, in questo modo la paura non prende il sopravvento. Controllare il respiro, usare la voce per contrastare il dolore, appoggiarsi al proprio compagno per esempio stringendogli la mano, serve tantissimo. Se non si accetta il dolore, questo diventa insopportabile e allora l’epidurale diventa l’unica soluzione.