Sono babette ed eccomi qua

Eccomi di nuovo qua tra voi amiche mamme. Dopo tante mie lamentazioni, sono felice di dirvi che l’intervento, nonostante sia stato duro e lungo (4 ore di sala operatoria), si è risolto brillantemente e sono stata mandata a casa con notevole anticipo sul calendario previsto. Ho una nuova anca, ho guadagnato ben due centimetri, la mia schiena è tornata quasi dritta e anche la mia mandibola a scatto sembra non saltellare più. In questi giorni ho rifiutato qualsiasi contatto con il mondo esterno, a parte la mia famiglia e qualche sporadica visita di conoscenti. Non ho avuto né connessione internet, né televisione; ho praticamente vissuto in una sorta di “bolla”, completamente fuori dal mondo. Mi ha fatto bene questo periodo d’isolamento: ho potuto riflettere su molte cose che mi sfuggivano nella foga della quotidianità e che i miei dolori avevano soffocato. I primi pensieri erano sempre per i miei figli, ho riflettuto sui loro comportamenti, sui loro non volermi parlare al telefono e sul loro atteggiamento nei miei confronti e in quelli del papà. Quando si sta continuamente con loro, non si apprezzano a fondo, quando non li si vede per tanti giorni si capiscono i loro modi e ci si spiega tante cose che nel momento in cui accadono non si comprendono. Ad esempio: mio figlio è un fifone, però ha affrontato una sua grande paura come quella delle lame e ha usato il coltello a pranzo! Per lui è stata una grande vittoria, tanto che mi ha detto di averlo raccontato anche alla psicologa che ora lo segue, anche se il papà non gli ha dato troppo peso perché pensava fosse una cosa naturale. Mia figlia di 4 anni e mezzo, venendomi a trovare un giorno in ospedale mi ha detto queste testuali parole: mamma, non ti riconoscio (riconosco). Mi ha fatto male, ma dopo poco si è messa il ditino in bocca e mi si è accoccolata vicino. Ecco, ho conservato l’immagine di mio figlio che affronta con determinazione il coltello e quella di mia figlia che mi accarezza i capelli. E non mi vergogno di dire che ho pianto molto durante le mie notti di distacco dalla famiglia. Quando sono tornata a casa, ho creduto che fosse passato un’orda di barbari tanto era il disastro! Ora, con calma, sto tentando di rimettere in ordine, anche se i miei movimenti per i prossimi mesi saranno limitatissimi. Ma questa è una cosa secondaria. In questi giorni mi sono guardata intorno e ho visto che nei luoghi di dolore conta l’essenziale e le sovrastrutture non servono a niente. Parlavamo tra noi ricoverati, ci lamentavamo e ci sostenevamo, tutti nella stessa situazione, senza fare sfoggio di competenze o ricchezza, ma mettendoci a nudo e cercando di consolarci l’uno con l’altro. Questa è stata la vera rivelazione, ho scoperto delle persone magnifiche, ho imparato a prendere il meglio e cercare di dare ciò che ho e questo lo voglio inculcare anche ai miei figli. Ho riflettuto sulla mia vita e ho concluso che non ho mai fatto scelte libere ma sempre obbligate, pertanto appena potrò mi iscriverò ad un corso di modellista che è sempre stata la mia aspirazione inconfessabile. La parte dolente è stata quella delle vere amicizie: non so in quante conoscenti si erano proferite di portare i bimbi con loro dopo la scuola per liberare un po’ mio marito e farli stare in compagnia. Io non avevo detto di no a nessuna di quelle che si era presentate, ma solo in 2 hanno messo in pratica tutto questo, le altre, mi sono poi resa conto, che l’hanno fatto solo ed esclusivamente con la speranza che gli dicessi: non fa niente, ce la caveremo. Va bene così, almeno ora posso valutare meglio le persone, anche se mi ha fatto male. Mio marito, in compenso ce l’ha messa veramente tutta, dai menù ricercati che ha tentato miseramente di proferire ai figli con scarsi risultati, all’acquistare un libro di Tata Lucia e, credetemi, non è proprio il tipo da fare una cosa del genere! Mi ha veramente commossa. Quindi credo proprio che questo intervento ci abbia smosso un po’ a tutti, ci ha aiutato a guardarci dentro e capire i nostri limiti e soprattutto le nostre capacità. Il risultato finale è stato quello di capire quanto io ami la mia famiglia.