Teach your children well, scritto da Madeline Levine

“Teach your children well” (ovvero “Insegna a tuo figlio nel modo giusto”)- Parenting for authentic success, di Madeline Levine

In questa zona della California ci sono spesso conferenze molto interessanti sull’educazione e sul sistema scolastico. Complici forse anche le vicine prestigiose università di Stanford e Cambridge, speaker illustri e autori influenti vengono a raccontare ai genitori i risultati delle loro ricerche e attività cliniche.

Madeline Levine è uno di questi autori molto noti in America, è una psicologa che lavora e vive nell’area di San Francisco ma si muove in tutto il paese per tenere corsi e conferenze. Alcuni dei suoi libri sono veri e propri bestsellers.

“Teach your children well” è il primo che ho letto, mi ispirava molto il titolo.

Seppur riferendosi molto alla realtà americana, ho trovato le sue riflessioni utilissime per noi genitori in generale. Poi si sa che di solito l’America è un po’ pioniera per noi Europei (e forse in particolari Italiani) su molti aspetti, anche quelli negativi purtroppo.

La mia recensione tenta di dare solo un assaggio dei vari spunti interessanti trovati nel libro, e seppur alle volte certe considerazioni o suggerimenti possono sembrare banali soprattutto a genitori informati, secondo me sono sempre un modo per fissare meglio le idee. I libri non devono inibire l’istinto genitoriale ma possono essere di supporto nei momenti di difficoltà.

LA REALTÀ AMERICANA

La Dott. Levine racconta come l’America stia vivendo un momento di revisione critica del suo sistema scolastico ultimamente diventato estremamente competitivo e molto incentrato sui test soprattutto nella parte finale del percorso: il liceo. Come molti forse sanno il liceo americano è diversissimo dal nostro. I ragazzi devono scegliere le materie da seguire e cambiano spesso classe e compagni durante la giornata. Inoltre, possono seguire dei corsi avanzati (che loro definiscono di livello universitario) e la buona riuscita nelle varie materie combinata con il risultato di un test chiamato SAT (che si può ripetere tutte le volte che si vuole fino alla presentazione delle domande al College) pone le basi per l’accettazione o meno nei prestigiosi College americani. La corsa appunto al College più prestigioso sembra diventata un’ossessione per studenti e genitori americani e la conseguenza è che gli studi degli psicologi sono sempre più affollati di adolescenti depressi o drogati senza le risorse per gestire una tale pressione. Qui poi il liceo dura 4 anni quindi i ragazzi vanno al College (spesso a 6 ore di aereo di distanza) anche piuttosto giovani (anche se spesso iniziano la scuola un po’ più tardi di noi). In questo post, se vi interessa, trovate più info sul sistema scolastico americano.

Oggi pare che la scuola sia la maggiore fonte di stress per i bambini/ragazzi.

Studi governativi riportano che 1 su 5 bambini/adolescenti americani mostrano sintomi di disordini mentali e 1 su 10 soffre di malattie mentali gravi.

LE REGOLE BASE DELL’APPROCCIO ALLA SCUOLA

Il successo a scuola non deve essere l’unico fattore. Per noi genitori deve essere ancora più importante che i nostri figli facciano bene nella vita in generale. Il che non vuol dire semplicemente che siano felici. Vogliamo coltivare in loro l’ottimismo e la resistenza alle difficoltà nonchè la passione per quello che fanno. Tutto questo si ottiene con la crescita del “sense of self”, la consapevolezza di se stessi che con grande fatica si costruisce negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza per riuscire a dare il meglio di se stessi come parte di una comunità (non isolati altrimenti si rischia un pericoloso narcisismo).

Tutto questo non significa che non dobbiamo tenere alta la barra delle aspettative per i nostri figli, ma dobbiamo farlo in modo coerente con le loro capacità. E inoltre dobbiamo concentrarci sull’impegno e i miglioramenti più che sulla “performance”. Così se per un ragazzo Princeton sarà un’ ottima soluzione come università, per un altro magari l’università locale più piccola e meno competitiva sarà una migliore scelta. I test standardizzati non aiutano a capire le reali necessità di un ragazzo o le sue vere inclinazioni. Inoltre non è una misura della creatività, una delle doti, per esempio, maggiormente riconosciuta ai CEO delle più famose società.

Certo i voti sono importanti, ma non tutti i ragazzi intelligenti hanno buoni voti, alle volte hanno più successo poi sul lavoro ragazzi con grande consapevolezza di sè, qualità interpersonali, autostima.

Nella corsa al College rivestono anche un posto importante le attività fuori curriculum scolastico. Secondo l’autrice queste però non contribuiscono necessariamente allo sviluppo emozionale sano del bambino, che riceve più beneficio dall’essere amato e stimato più che dai suoi successi scolastici o sportivi e soprattutto da giornate senza un minuto libero.

Alcuni ricercatori, inoltre, hanno rilevato che alla lunga non ci sono differenze significative tra studenti che hanno frequentato Yale e studenti che sono andati in università meno prestigiose, a parità di impegno e bravura sul lavoro. Certo università famose portano un certo vantaggio in termini di networking anche perchè frequentate da famiglie affluenti e ricche di contatti, ma è anche una questione caratteriale saperne approfittare.

Questa ansia del futuro dei genitori tende a sacrificare lo sviluppo sano del bambino quando è piccolo.

Nel corso degli anni ‘70 l’idea americana di “successo” ha subito un grosso cambiamento: trofei per tutti i bambini così nessuno si sente perdente, inviti di compleanno estesi a tutta la classe per non escludere nessuno, complimenti per ogni piccolo risultato. Tutto questo ha reso più difficile lo sviluppo di una vera autostima. Ha piuttosto costruito il narcisismo fine a se stesso. L’autostima è alimentata da successi veri e significativi ottenuti grazie a competenze, lavoro duro, perseveranza e collaborazione.

Oggi molti genitori puntano ad avere figli “speciali”, immergendoli in un clima molto competitivo e sottoponendoli a un controllo eccessivo dei risultati. E questo succede anche per nutrire il narcisismo dei genitori stessi. Qui è pieno di macchine che espongono sul baule targhe del tipo: “ìm a proud parent of an Honor Student”.

Nel 1983, Reagan iniziò uno studio di due anni sull’educazione americana giungendo alla conclusione che era piuttosto debole e che necessitava di una riforma. Da qui più compiti a casa al liceo, più test standardizzati, e ancora oggi si continuano a penalizzare le scuole che hanno più bisogno di risorse. E i risultati degli studenti americani sono ancora più vicini ai peggiori quando comparati con quelli di altri paesi. E tutto questo va nella direzione contraria rispetto a uno sviluppo sano del bambino, con un vero entusiasmo per l’imparare.

Il vero successo arriva quando è il bambino a decidere in quali interessi e talenti mettere tutte le sue energie.

IMPORTANTE: Non proiettare sul bambino le proprie speranze; osservare e scoprire le sue peculiarità; offrire opportunità; lasciare che si sviluppi in modo unico e naturale; non anticipare troppo le sue specializzazioni; non dare etichette; difendere le sue ore di sonno; alimentare la sua indipendenza.

LE VARIE FASI DELLA CRESCITA

GLI ANNI DELLE ELEMENTARI (5-11)

Intorno ai 7 anni il bambino vive una vera e propria rivoluzione con nuove capacità di pensare in modo logico, realistico e strategico. Spesso si disinnamorano dell’imparare perchè non è più così divertente come prima, iniziano a confrontarsi con gli altri studenti (alla materna sapevano fare tutto loro), soffrono dei continui test.

è una fase importante in cui imparano a fare nuove amicizie e ad essere buoni amici. Sviluppano l’intelligenza emotiva, così importante per il loro futuro e le competenze sociali. è bene non sottostimare le difficoltà sociali a cui vanno incontro a questa età. Sono esperienze nuove e forti per un bambino.

Devono imparare a interiorizzare l’esperienza dell’imparare, cogliendone il piacere e non l’ansia da risultato. Per questo il genitore deve incoraggiare le domande, la curiosità, portare il bambino nella natura (con la quale a questa età ha una particolare affinità), aiutarlo a sviluppare un atteggiamento empatico nei confronti degli altri, e infine farlo giocare tanto e in modo non strutturato.

GLI ANNI DELLE MEDIE (11-14)

è un passaggio difficile quello alle medie e il sistema americano, secondo l’autrice, è un vero disastro per questa fascia d’età ignorando completamente i bisogni di sonno, studio flessibile, tranquillità di questi piccoli pre-adolescenti. La loro irritabilità è un modo per costruire il senso di sè e la confidenza in se stessi. Bisogna tenere le distanze e osservare senza andare in crisi noi stessi, genitori. Le ragazzine vivono il problema del peso e uno svilluppo precoce può creare loro dei problemi. I maschi che si sviluppano prima sembrano ottenere un beneficio a breve termine ma in realtà sono più esposti al rischio di delinquenza successivamente.

è fondamentale iniziare presto a parlare del cambiamento del corpo e cercare di instaurare una comunicazione senza imbarazzo, e assicurare che dormano almeno 9 ore a notte (per questo meglio vietare ogni dispositivo elettronico in camera durante la notte).

è anche un periodo in cui si sviluppa l’idea di gruppo di amici e la lista delle persone di riferimento si allarga ai semplici genitori (spesso può diventare confidente un insegnante, un allenatore, un parente).

Durante questa fase il ruolo di genitore dovrebbe trasformarsi da autorità a consulente autorevole. Entrare in una relazione più collaborativa può essere molto utile.

GLI ANNI DEL LICEO (14-18)

Questo è il periodo degli errori, delle ribellioni, dell’acquisizione dell’indipendenza. Gli adolescenti devono imparare l’auto-controllo e devono sviluppare la loro identità, e non possono farlo senza sbagliare. Non ci vedono più come genitori ma come persone. Sviluppano il meta-pensiero, approcciano il sesso.

I genitori dovrebbero affrontare questo periodo senza ansia, avendo ben in mente la personalità dei loro figli e apprezzarli per quello che sono, pur non rinunciando a dar loro dei limiti e ad essere consistenti con il proprio ruolo in casa. Non bisogna nemmeno essere troppo intrusivi con affermazioni del tipo: “Non essere triste, non ne vale la pena”; “Ti sentirai meglio domani”; “Non considerare quello che ti dicono, sono dei perdenti”. I sentimenti di un adolescente non vanno sminuiti e devono imparare a gestirli autonomamente. Si possono offrire suggerimenti, certo, ma ciò di cui hanno veramente bisogno è la discreta ma continua presenza genitoriale.

Non bisogna nemmeno insistere che il figlio ce la metta tutta in tutto, nessuno di noi è bravo in tutto (tranne rare eccezioni). Un altro valore da imparare è la capacità di aspettare. Questo si insegna fin da piccolissimi non piombando in camera del neonato appena piange. La gestione della frustrazione si impara negli anni. E l’autocontrollo è un’abilità che si insegna. Il genitore deve mostrare al figlio come spostare l’attenzione, come gestire la sofferenza.

L’IMPORTANZA DELL’AUTOSTIMA

L’autostima si guadagna, per questo bisogna incoraggiare il bambino a porsi degli obiettivi ragionevoli e poi a lavorare sodo per ottenerli. L’autostima è il risultato di competenza e sicurezza interiore.

IL PIANO DI AZIONE DEI GENITORI

Verso la fine del libro l’autrice propone un interessante esercizio. Invita i genitori a scrivere i valori che ritengono chiave scelti tra un’ampia lista (per es. popolarità, soldi, avere una famiglia, indipendenza, autocontrollo, salute fisica, etc.). Poi propone di sceglierne 3 o 4 tra questi e di creare una frase che li rappresenti. Questo esercizio può essere fatto anche insieme ai figli se hanno più di 8 anni. Poi consiglia di limitare ulteriormente la selezione a un solo valore, quello essenziale e da questo partire per elaborare dei principi guida utili a conseguire quel valore. Ultimo passaggio trasformare i principi guida in azioni.

Esempio: se il valore è “Avere interessi profondi”, i principi guida possono essere: “far fare al bambino tante esperienze, permettere al bambino di cambiare attività se non abbastanza appassionato, seguire le sue inclinazioni nelle scelte delle attività”. E le azioni diventano: “una volta al mese fare una gita in un nuovo posto”, “due volte a settimana concentrarsi insieme su un’attività di interesse per il bambino”, “una volta a settimana a cena permettere al bambino di insegnare ciò che gli piace”.

Ogni ragazzo ha un talento in cui può eccellere, l’unico modo è essere abbastanza aperti da trovarlo (vi consiglio anche di leggere un libro bellissimo “Il codice dell’anima” di Hillman).

I genitori devono essere empatici, devono sapersi mettere in sintonia con le esperienze emozionali dei loro figli.

L’attuale versione di successo è sbagliata.

Un autentico e sano successo si raggiunge solo se i bambini si sentono amati, se capiscono che possono ritardare una gratificazione, se vivono la vita come divertente e ricca di significato.