Una favola per Natale: “Il violino arancione”

Questa è la prima favola che scrivo, ovviamente è fortemente autobiografica; per chi lo conosce (e forse ora anche voi dopo tutto quello che ho scritto su di lui), rispecchia fortemente il mio piccolo Apo.

Dedico questa breve storia a tutti i bimbi sensibili che ogni giorno ci sorprendono con le loro osservazioni e le loro scoperte, che non riescono a vivere le cose con leggerezza perchè pesano ogni parola e ogni gesto, che adorano i rapporti leali e sinceri, e che se solo superassero la loro timidezza e insicurezza si trasformerebbero in cigni meravigliosi ammirati da tutti.

Il violino arancione

C‘era una volta un bambino,
si chiamava Martino.
Aveva i capelli neri e ricciolini
e due occhioni blu cristallini.

Amava i grandi insetti pericolosi,
meglio ancora se velenosi.
Dipingeva i pianeti e del sole i raggi,
ma soprattutto preferiva costruzioni e ingranaggi.

A scuola era timido e si offendeva,
per questo spesso piangeva.
Ai suoi amici era legato,
ma non a chi a “prendere in giro” era abituato.

Non voleva tagliarsi capelli,
nè mangiare verdura tranne i piselli.
E se la lezione di musica non gli piaceva,
girava la sedia e in lunghi pensieri si perdeva.

Quante domande nelle sua testolina,
sempre più segni di un’intelligenza fina.
Ma poi ad ogni critica o rifiuto
sembrava sprofondare in un imbuto.

Una sera la mamma gli fece notare:
“Cerca di non farti influenzare
da giudizi, opinioni, certezze.
Sensibilità e curiosità sono le tue ricchezze.

Ognuno nel mondo ha il suo talento.
Bisogna solo coltivarlo in modo attento,
convincersi di essere speciale
e vivere nel modo a sè più congeniale.”

Martino si addormentò,
e in un vulcano incantato si ritrovò.
Sassi e lava erano rossi ma non scottavano
e al calduccio gli animali pascolavano.

Si avvicinò il gufo Adamo:
“Io sono brutto e dormo su un ramo,
ma la notte, nel buio profondo,
la mia vista è la più acuta del mondo”.

Poi gli si rivolse la cavalletta Sitarna:
“Io sono tutta verde, magra e scarna
ma riguardo ai miei salti una cosa è chiara:
posso vincere qualsiasi gara!”

Una formica si accostò poi al suo piede:
“Ciao, sono quaggiù, mi chiamo Diomede.
Sì, lo so, siamo piccole ma non è importante,
in gruppo la nostra forza è eclatante.

Alla fine del sentiero Martino vide un violino.
Aveva sempre desiderato un simile gioiellino.
Una dolce melodia iniziò a suonare
e poco dopo tutti gli animali eran lì ad ascoltare.

Di tutto ciò lui non si accorse,
ma alla fine un brivido lo percorse.
Alzò gli occhi e vide tutti alzati
in un fragoroso applauso abbandonati.

Nella lava la sua immagine rispecchiata
aveva scarpe nuove e chioma tagliata.
Il suo violino era arancione,
tra tutti i colori, la sua passione!

Il sogno finì,
e Martino gli occhi aprì.
La sua mamma gli disse: “Buongiorno tesoro è pronta la colazione”.
“Mamma, per Natale vorrei un violino arancione”.

“Ok, piccolo, sai che adoro la musica e tutti gli strumenti sono belli”
“Ah dimenticavo mamma, mi sento pronto, mi taglio i capelli!”
“Bene! ma ora veloce, se arriviamo tardi lo sai la maestra cosa dice!
Martino abbracciò la sua mamma e si sentì profondamente felice.

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