Videogames: incubo o opportunità?

Nel 2011 scrivevo questo articolo su Whymum in cui esprimevo la mia difficoltà con i videogiochi e a quel tempo avevo due figli maschi, ma uno molto piccolo, ora ne ho tre! Anche allora riconoscevo il fatto che i videogiochi hanno tanti lati positivi ma anche tanti negativi e quindi era proprio compito del genitore dare dei limiti e far capire ai bambini a cosa vanno incontro. Nel 2012 mi trasferivo in California e assistevo a una conferenza molto importante sul tema che potete rileggere QUI. Ne ero uscita rincuorata, venivano messi in evidenza anche gli aspetti positivi dei videogiochi, le opportunità per i bambini di sviluppare competenze interessanti e utili, uscire da situazioni di disagio, rimanere connessi con amici lontani. A diversi anni di distanza e appunto ben 3 figli maschi continuo a sentirmi divisa tra queste due parole: incubo e opportunità.

Ho un marito che sviluppa videogiochi quindi non ho molto scampo. Lui ha sempre sostenuto che i bambini dovevano scoprirli e imparare e gestirli come si gestisce qualsiasi cosa che appassiona molto e può diventare “addictive“. E in effetti sono d’accordo. Meglio impararlo da piccoli che scoprirli da grandi e non riuscire più a smettere come fanno alcuni ragazzi che addirittura non escono più di casa da anni a causa di questo. Tra l’altro su questo argomento credo farò un altro post perchè il gamer problematico è al centro di numerosi studi ora da cui traspare che sia semplicemente un terreno fertile per isolamento e addiction e quindi di nuovo non è il vidoegioco da solo a farlo isolare ma la sua indole o il suo disagio a far sì che si rifugi nel mondo virtuale. Comunque alcuni aspetti mi spaventano comunque molto e quindi continuo ad informarmi e a leggere gli studi aggiornati su questo argomento. Come al solito sono sempre piuttosto contrastanti. Prima escono studi che rappresentano i videogiochi come mostri che cambiano la personalità dei bambini e degli adolescenti, poi ne escono altri in cui si smentisce tutto. In particolare sono i giochi a sfondo violento ad essere discussi. Quelli in cui ci si spara per intendersi. In Fortnite però, per esempio, é stato tolto il sangue. Quindi i principali effetti dibattuti sono:

  • possibile aumento della violenza dei bambini
  • perdita di attenzione nelle materie scolastiche
  • possibile addiction

Questo studio del 2011 confermava quanto ipotizzato in studi precedenti e cioè che la correlazione tra giochi violenti e aggressività era positiva. Elemento fondamentale era il controllo dei genitori nel miglioramento degli effetti negativi. Un intero paragrafo dello studio è però dedicato alle limitazioni dello studio stesso, campione piccolo, bias dei genitori intervistati, difficile correlazione tra le performance a scuola e l’utilizzo dei videogiochi. Mi ha lasciato perplessa. Nell’Ottobre 2018 uno studio dell’universita’ di Dermouth esamina 24 studi dal 2010 al 2017 includendo 17000 partecipanti dai 9 ai 19 anni. Viene confermata la relazione tra atteggiamenti violenti in ragazzini che giocano a videogiochi violenti. Questo studio del 2017 analizza 116 articoli sulle conseguenze cognitive del giocare, anche questo paper sottolinea la difficoltà a dare risultati affidabili, per la difficoltà intrinseca di questo tipo di ricerca. Questo studio del 2011 confermava quanto ipotizzato in studi precedenti e cioè che la correlazione tra giochi violenti e aggressività era positiva. Elemento fondamentale era il controllo dei genitori nel miglioramento degli effetti negativi. Un intero paragrafo dello studio è però dedicato alle limitazioni dello studio stesso, campione piccolo, bias dei genitori intervistati, difficile correlazione tra le performance a scuola e l’utilizzo dei videogiochi. Mi ha lasciato perplessa. Nell’Ottobre 2018 uno studio dell’universita’ di Dermouth esamina 24 studi dal 2010 al 2017 includendo 17000 partecipanti dai 9 ai 19 anni. Viene confermata la relazione tra atteggiamenti violenti in ragazzini che giocano a videogiochi violenti. Questo studio del 2017 analizza 116 articoli sulle conseguenze cognitive del giocare, anche questo paper sottolinea la difficoltà a dare risultati affidabili, per la difficoltà intrinseca di questo tipo di ricerca. Dal 2005 ad oggi gli studi sui videogames sono aumentati del 20% all’anno, il che dimostra l’interesse per capire in modo scientifico gli effetti sui bambini, ragazzi ed adulti. Molti esperti forniscono le loro opinioni ma avere degli studi controllati è un’altra cosa. Secondo gli studiosi di questo articolo i videogiochi sono così etereogenei che è difficile trovare risposte univoche, le viarabili in gioco sono tante, il tipo di gioco, la durata, le caratteristiche del singolo giocatore. Numerosi studi sembrano confermare la possibile desensitivizzazione alla violenza per chi gioca a giochi violenti e la possibile addiction, ma dal punto di vista della risposta neuronale si sono iniziati a rilevare numerosi effetti positivi quali: l’aumento dell’attenzione, della capacita’ visivo-spaziale, del controllo del carico cognitivo, l’acquisizione di nuove skills. Anche questo studio si focalizza sui possibili aspetti positivi del giocare ai videogiochi.

Mentre cercavo di finire questo articolo perdendomi un po’ tra tutto questi studi un po’ contradditori mi sono apparsi due articoli su Corriere proprio su questo argomento. Uno è un’intervista a una psicologa che ha collaborato alla creazione di Fortnite, leggetelo se avete voglia. L’altro è relativo all’effetto benefico dei videogiochi durante la pandemia. L’OMS sostiene che il videogioco ha un potente effetto terapeutico per gli utenti dopo che un anno fa aveva dichiarato la dipendenza da videogiochi una malattia. E questo si ricollega un po’ a quella famosa conferenza citata all’inizio in cui veniva dimostrato questo effetto per i bambini in ospedale.

Quello che penso io è che hanno ragione un po’ tutti e che si va a leggere in profondità ogni studio o articolo appaiono sempre le frasi magiche: “il controllo dei genitori, i limiti di tempo, il balance con altre attività”. Non credo che gli psicologici che lavorano in Epic Games lo facciano con intenti particolarmente etici come si voleva trasmettere nell’articolo, la User Experience fa parte del marketing e per chi conosce Fortnite è un marketing spietato proprio perchè agisce sui dei bambini. E non lo condivido per nulla. Due dei nostri figli ci giocano perchè è un gioco molto diffuso e abbiamo dovuto cedere qualche mese fa, per permettere loro di mantenere la loro vita sociale soprattutto in questo difficile periodo, ma parliamo spesso con loro delle dinamiche che ci sono dietro per fare soldi, come per esempio invogliarli a comprare delle inutili “skin” che non sono altro che dei vestiti messi ai personaggi. Inoltre è concepito per voler far sempre la partita successiva dato che sei spesso vicinissimo alla vittoria. Insomma ci sono giochi che apprezziamo di più di questo. Ma come genitori attenti siamo anche convinti che fin da piccoli debbano capire da chi difendersi e stare alla larga, specialmente nel mondo delle addiction, che sono ormai tantissime. Pensiamo anche solo a noi adulti con il cellulare. Vietare i videogiochi ci sembra una scorciatoia poco utile perchè tanto prima o poi con le addiction dovranno avere a che fare. In generale il videogioco è un gioco e ai bambini piace giocare, competere, vincere. Attrae in generale più i maschi ma anche tante bambine ora si appassionano. Io da piccola adoravo giocare con le primissime consolle esistenti sul mercato e ho 46 anni! Il videogioco come evidenziato da tantissimi studi sviluppa delle capacità interessanti di velocità di azione, pensiero, cooperazione, competitività, socialità e anche capacità di usare i mezzi informatici. Durante la pandemia ha salvato la socialità di molti bambini, soprattutto quelli più timidi o attivi che non sanno stare su zoom mezz’ora a “chiacchierare” con gli amici, ma hanno bisogno di condividere con loro delle azioni. Spesso è evidenziata anche l’utilità per i dislessici o per chi ha disturbi depressivi. Però ci sono anche tanti rischi e lati negativi. Quindi le cose importanti per me da considerare sono (opinione personalissima e quindi non condivisibile necessariamente da tutti):

  • limitare il tempo dei videogiochi giornaliero a non più di un’ora e mezza/due ore (nella vita normale non pandemica ovviamente si riduce già da solo anche di più essendoci tante attività scolastiche e sportive)
  • prediligere i giochi con contatto sociale cioè in cui gli amici giochino online insieme adattando anche orari e giorni a questa necessità.
  • non cedere alle richieste di skin o altri accessori a pagamento (ci sono anche in Roblox) se non per eventi speciali.
  • spiegare bene ai bambini il concetto di addiction e far notare le reazioni spia di questo come il capriccio quando il timer finisce, le richieste di giocare fuori dal tempo permesso, il rifiuto di fare altre attività.
  • tenere un buon balance tra tutte le esperienze dei bambini, aria aperta, sport, compiti, incontri con gli amici di persona, lettura, etc. Il videogioco è un’attività ludica ed educativa come le altre se appunto ridotta nel tempo e armonizzata con il resto.
  • giocare insieme a loro, per capire come funziona il videogioco al quale si appassionano ma anche per condividere una loro passione, cosa sempre molto apprezzata dai bimbi.
  • farli giocare ai videogiochi su un computer, non su Ipad o telefono (a meno che non giochino alla Switch o altre consolle collegate alla TV), è molto meglio dal punto di vista posturale ma anche imparano ad usare con facilità il computer, competenza sempre utile.
  • stimolarli a voler creare con il computer e non solo “usufruire”, questo potrebbe portarli a interessarsi al coding ed attività creative con il computer.
  • consiglio appunto di non vietare completamente i videogiochi per i motivi spiegati prima, si tratterebbe solo di rimandare il momento per imparare una bella lezione di vita: come non esagerare sulle cose che ci piacciono tantissimo ma che non fanno così bene se non usate con moderazione.

E voi che ne pensate?